Sottoceneri

Un fantasioso spacciatore o un trafficante internazionale d'armi?

Fermato un ucraino che afferma di far parte di un gruppo che procura materiale bellico non fornito dall’Europa al proprio Paese – Indagherà il Ministero pubblico della Confederazione, che però non gli crede particolarmente: «Non ci sono riscontri»
Il fermo alla dogana di Brogeda. ©CdT/Gabriele Putzu
Federico Storni
06.06.2023 12:00

Detta papale papale, è andata più o meno così. Ministero pubblico del Canton Ticino: «Carissimi del Ministero pubblico della Confederazione, abbiamo fermato una persona che dice di far parte di un gruppo organizzato che procaccia materiale bellico all’Ucraina, crediamo sia vostra competenza». MPC: «Ci sembra piuttosto un trafficante di droga che si è inventato una storiella: indagate voi». MP-TI: «Insisto». MPC: «No è no». MP-TI: «Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale, dicci a chi spetta il caso». La Corte: «Al Ministero pubblico della Confederazione».

Un rete ucraina d'approvvigionamento bellico

Al netto della questione di chi si occuperà del caso - per cui come visto si è resa necessaria la decisione di un tribunale - la vicenda è interessante, in quanto la «dettagliata deposizione» dell’imputato, un cittadino ucraino fermato lo scorso aprile al confine di Chiasso-Brogeda, getterebbe luce su uno dei sistemi con cui l’Ucraina si rifornisce di materiale bellico. O meglio, come i suoi cittadini facciano rete per recuperare «privatamente» questo materiale. Dichiarazioni, lo premettiamo, tutte da corroborare (a tal proposito in coda vedremo perché il Ministero pubblico della Confederazione nutre dei dubbi al riguardo).

Il gruppo procurava droni

L’imputato - per cui il Giudice dei provvedimenti coercitivi ha confermato il fermo provvisorio - afferma di essere un ex poliziotto ucraino e al momento del fermo stava trasportando oltre 170.000 euro in mazzette imballate sottovuoto. Erano, ha dichiarato, soldi che gli erano stati dati in consegna in Belgio e che avrebbe dovuto consegnare in tre nazioni diverse: Italia, Romania e Grecia. Sarebbero serviti per acquistare materiale per la guerra in Ucraina che l’Europa non fornisce. Nel caso specifico, il gruppo di cui farebbe parte l’imputato si sarebbe dato il compito specifico di trasformare droni civili in droni militari e farli arrivare in Ucraina. Altri gruppi, invece, si procurerebbero altri materiali, quali fucili Beretta e visori notturni. Il compito dell’imputato era proprio trasportare e consegnare il denaro. In quanto ex poliziotto, «ha degli accordi con i doganieri ucraini che gli fanno lasciare il paese». L’uomo ha affermato di fare questi viaggi da 4 mesi, una volta a settimana. Avrebbe quindi trasportato attraverso l’Europa oltre 3 milioni di euro in tutto. Il giorno del fermo si trovava in Ticino, malgrado avesse passato la notte in Italia, perché voleva «visitare e passare del tempo a Lugano in attesa della chiamata per la consegna» del denaro.

«Possibile storia di comodo»

Ora, a mente del Ministero pubblico della Confederazione, a cui obtorto collo è stato dato mandato di indagare, la versione dell’imputato spiccherebbe per «l’assenza di qualsivoglia riscontro concreto o elemento di prova convergente». Anche il GPC, ricorda il MPC, avrebbe parlato di «possibili storie di comodo per tentare di tirarsi fuori dagli stupefacenti». Perché di questo si tratterebbe: «solo» di un membro di un gruppo di trafficanti di droga. Nel suo telefonino non vi sarebbero dunque tracce di questo fantomatico gruppo procacciatore d’armi.

Anche la pista della droga non convince del tutto

Per converso, fa però notare la Corte dei reclami penali, nemmeno emergono indizi a proposito del traffico di droga. Vero, il denaro era «in minima parte contaminato» da cocaina, ma non sono state trovate tracce di sostanza stupefacente sull’imputato o sull’auto. Né sono emersi indizi dal telefonino, se non il coinvolgimento del figlio nella fattispecie, qualsiasi essa sia. E a determinarlo, appunto, sarà il MPC e non il MP-TI, in quanto l’ipotesi di reato di finanziamento al terrorismo è di competenza federale.