«Un Legislativo più snello guadagnerebbe in efficacia»

Maggior concretezza, dinamicità ed efficacia. Le potrebbe avere il Consiglio comunale di Minusio se il numero dei suoi membri venisse ridotto di dieci unità, dalle attuali 40 alle future 30. Ne sono convinti Luca Venturi (PLR) e Simone Ghisla (Uniti x Minusio) i quali hanno depositato una mozione elaborata che propone, appunto, una cura dimagrante per il Legislativo comunale così da renderne i lavori più attinenti alle aspettative delle cittadine e dei cittadini che li hanno scelti quali loro rappresentanti in seno alle istituzioni. Ma non solo: la loro mozione postula anche la riduzione da 9 a 7 del numero dei membri delle commissioni permanenti del Consiglio comunale - ovvero Gestione, petizioni ed edilizia - così come di quelle speciali che dovessero essere nominate per l’esame di determinati oggetti.
Maggior proattività
Con delle commissioni più snelle «si responsabilizzano ulteriormente i consiglieri comunali garantendo una maggior presenza alle riunioni commissionali e una loro maggior proattività nella stesura dei rapporti», argomentano i due firmatari della mozione, secondo i quali una riduzione del numero di consiglieri comunali e delle commissioni consentirebbe anche un risparmio dei costi della politica che «non può essere che visto positivamente. In questo senso non è un caso, aggiungono Venturi e Ghisla, che la loro mozione elaborata venga depositata in contemporanea con la stesura del rapporto favorevole della maggioranza della Commissione della gestione e finanze alla mozione di Daniele Bianchetti (PLR) e cofirmatari che propone il finanziamento pubblico dei gruppi politici rappresentanti in seno al Legislativo (vedi articolo a fianco).
Modifica consentita dalla legge
Detto delle motivazioni prettamente politiche che stanno alla base delle proposte contenute nella loro mozione, i due firmatari affrontano il tema dal punto di vista legislativo, segnatamente citando la Legge organica comunale (LOC) che dà facoltà al Legislativo di Minusio di ridurre il numero dei propri membri. In particolare l’articolo 42 della LOC, al primo capoverso recita che «i Comuni con più di 5.000 abitanti (è il caso di Minusio, ndr.) devono avere almeno 30 consiglieri comunali». Quest’ultimo è proprio il numero al quale propongono di scendere Venturi e Ghisla. Ora la mozione seguirà l’abituale percorso con i preavvisi del Municipio e delle Commissioni alle quali ne sarà demandato l’esame. L’ultima parola spetterà poi al plenum del Consiglio comunale.
Sì al contributi pubblico per i partiti
Il preavviso, favorevole, della maggioranza della Gestione è nel frattempo già giunto alla mozione di Daniele Bianchetti (Uniti x Minusio) che propone un contributo annuale di 3.000 franchi ad ogni partito facente gruppo in Consiglio comunale, così come a quello di 200 franchi per ogni singolo membro del Legislativo. «Non si tratta certo di un unicum, ma di una realtà già ben consolidata in buona parte dei Comuni ticinesi», annota la maggioranza commissionale (relatore Simone Ghisla, PLR), aggiungendo che «l’importo di 17.000 franchi annui si situa in linea con la forza finanziaria ed il peso del Comune». A maggior ragione se dovesse essere accolta la mozione che propone la riduzione del numero dei membri del Legislativo e delle sue commissioni (vedi articolo principale).
Democrazia e pluralismo
Il finanziamento pubblico dei partiti, rileva la maggioranza della Gestione, garantisce democrazia e pluralismo promuovendo la trasparenza. Evita infatti «il ricorso a fondi opachi o privati che possono generare o sfociare in conflitti di interesse o clientelismo», si legge nel rapporto commissionale. Ma non solo: i gruppi politici possono infatti utilizzare le proprie risorse per incontri pubblici, comunicazioni istituzionali, informazioni ai cittadini e promozione di iniziative partecipative. La proposta avanzata da Daniele Bianchetti e cofirmatari, inoltre, consentirebbe di equilibrare le forze politiche in campo. «In assenza di finanziamenti, i gruppi con maggior accesso a fondi esterni o strutture di partito sarebbero avvantaggiati, creando un disequilibrio democratico», sottolinea anche la maggioranza della Gestione invitando ad approvare la mozione e ad introdurre il finanziamento pubblico dei partiti dal 2026.