Un magico viaggio enogastronomico con vista lago

Si è tenuta a Villa Principe Leopoldo una serata durante la quale i vini di Silvio Werner Denz e la cucina di Dario Ranza hanno offerto un'indimenticabile esperienza sensoriale
Dario Ranza, chef del Villa Principe Leopoldo a Lugano.
Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
27.10.2017 15:51

LUGANO - I vini di Silvio Werner Denz e la cucina di Dario Ranza: cronaca di un incontro che si trasforma in uno straordinario viaggio enogastronomico, capace di sollecitare i nostri gusti per trasformarsi un'indimenticabile esperienza sensoriale.

Succede a Villa Principe Leopoldo, l'hotel a cinque stelle che offre una splendida vista sul Lago di Lugano e coccola i suoi clienti, non da ultimo proponendo loro serate come questa, tenutasi recentemente e orgogliosamente presentata dalla sua direttrice Barbara Gibellini e dal Director of Sales & Marketing di Ticino Hotels Group Roberto Porini, appoggiati dall'esperto sommelier Gabriele Speziale.

Silvio Denz è un nome noto agli appassionati di vino: di origini italiane, dopo l'apprendistato in banca assume le redini della piccola azienda di famiglia che a Basilea vende profumi. Dai sei impiegati che si ritrova inizialmente a gestire, quando nel 2000 vende Alrodo a Marionnaud ne conta 120. Una rivista che fa i conti in tasca agli imprenditori svela che la transazione porta nelle tasche di Denz 300 milioni di franchi e con questa somma il collezionista di vini può regalarsi una delle aziende più importanti del bordolese, Château Lafaurie-Peyraguey, primo Grand Cru Classé Sauternes, e due crus classés a Saint-Emilion, Faugères e Château Péby Faugères. Oggi Denz non è solo un grande produttore, ma anche uno dei collezionisti più importanti al mondo, con 35 mila bottiglie di gran pregio che lo mettono tra i primi dieci collezionisti di vino al mondo.

Purtroppo Silvio Denz non ha potuto presentare i suoi nettari nel corso della serata e ha incaricato del compito due suoi giovani collaboratori. Non c'era però bisogno di molti commenti per apprezzare la qualità eccelsa dei migliori vini delle sue tenute, esaltati dai piatti studiati per l'occasione da Dario Ranza, che davvero tirato fuori il meglio di se stesso e della sua brigata di cucina, al punto da indurre non solo il vostro cronista, ma anche altri "suiveur" della gastronomia presenti all'evento, come mai questo chef non sia ancora stato onorato di una stella Michelin.Il decollo della serata avviene sulle ali di un potente ed elegante Champagne Barnaut à Bouzy Grand Cru 2006: si tratta di una piccola azienda, che nel 2000 imbottiglia il primo millesimato e segue la nouvelle vague dei piccoli produttori che si convertono a diventare tali dopo aver consegnato per decenni le proprie uve alle grandi case (Louis Roderer nella circostanza).La variazione di crostacei che arriva in tavola è un piacere per gli occhi prima ancora che per il palato e su questa meraviglia viene servito uno Château Faugères bianco del 2015 che esalta le caratteristiche del Sauvignon il vitigno da cui prende origine. Piccola nota: Château Faugères ha un legame piuttosto stretto col Ticino, dato che proprio lì Mario Botta ha creato uno degli edifici più belli e imponenti di tutto il Bordolese, una vera cattedrale del vino.Sulla sogliola di Dover ricomposta ed esaltata dal brodetto di cannellini e olive profumato al basilico, arriva dal Sauternes uno Château Lafaurie- Peyraguey: non pensate al dolce, qui Semillon e Sauvignon rigorosamente ripartiti in 50 e 50 percento sposano il secco, seppur in una versione morbida e fruttata, persistente al palato.Ma adesso coi rossi arriva il bello: Dario Ranza sforna gnocchi di patate con fonduta e salsiccia che mandano in estasi e qui lo Château Faugères Grand Cru Classé del 2009 è un vero portento, non da ultimo perché l'annata è reputata tra le grandi per il terroir della zona di Saint-Emilion. Siamo di fronte ad un assemblaggio (85% Merlot, 10% Cabernet Franc, 5% Cabernet Sauvignon) che pare sia stato servito al matrimonio dei principi della Corona britannica Kate e William.

Ad accompagnare la lombatina di cervo, rosa al punto giusto, succosa e morbidissima, arriva un Merlot in purezza, un autentico fuoriclasse da 96 punti su 100 per la guida di Robert Parker. Caldo, avvolgente, fruttato, potente ed elegante, questo Château Péby-Faugères del 2000 è maturo al punto giusto per essere gustato in un trionfo di sensazioni inebrianti.Finale in bellezza prima del dolce, con un altro Merlot in purezza dello stesso cru, ma più giovane di sette anni, che esalta due delizie casearie, un bleu zurighese per il quale bisognerebbe dare a Ranza la medaglia d'oro per la scoperta, e il nostro Sorescia, sempre sublime.

Da ultimo poteva mancare un Sauternes 1er Grand Cru classé di Château Laufaurie-Peyraguey? Qui si sente la mano dell'uomo, non solo l'azione della Botrytis cinerea. Un vino dolce, ma che mantiene una sua acidità pronunciata, tale da non permettere alla componente zuccherina di diventare invadente nel momento dell'assaggio, come purtroppo capita ad un numero eccessivo di Sauternes.