Lugano

Un MUSEC sempre più eclettico grazie a due nuove collezioni

Il Consiglio comunale dovrà decidere se accettare la donazione di 62 kakemono giapponesi e 133 oggetti di arte precolombiana – Il valore complessivo supera il milione di franchi – Badaracco: «Entrambe sono di grande pregio»
© Keystone/Elia Bianchi
Nico Nonella
28.11.2025 06:00

Il patrimonio artistico della Città di Lugano potrebbe presto arricchirsi di due collezioni dal valore complessivo di oltre un milione di franchi. Entrambe sono state donate da privati cittadini e, come previsto dalla legge, spetterà al Consiglio comunale accettare. Si parla in ogni caso di due collezioni di pregio: la prima, ceduta dal signor Claudio Perino, comprende 62 kakemono giapponesi dal valore totale di 366 mila franchi. La seconda, donata dalla signora Frederike Van der Wielen, riguarda invece 133 oggetti di arte precolombiana dal valore di 773 mila franchi.

Dipinti su carta o tessuto

Il kakemono (letteralmente «cosa appesa») è un dipinto giapponese, su carta o tessuto, organizzato a guisa di rotolo e destinato ad essere fissato a parete. Essendo collegato a ricorrenze, specifici periodi dell’anno o a occasioni particolari, è esposto per un breve tempo e poi riposto arrotolato in apposite scatole. I soggetti principali sono paesaggi, fiori, animali o scritte. La raccolta di kakemono del signor Perino, iniziata nei primi anni Duemila, si compone di 62 rotoli dipinti che risalgono ad un periodo compreso tra il XV secolo e il primo quarto del XX secolo e – rileva l’Esecutivo Luganese – è considerata di importante valore storico, artistico e antropologico. È giunta a Lugano in buone condizioni di conservazione considerando anche la tipologia del supporto, sottile e prezioso. Il Museo delle Culture (MUSEC) ha affidato lo studio della collezione a Eleonora Lanza, specialista di arte giapponese e co-curatrice di numerose mostre. Dall’incarico affidatole si è sviluppata l’idea per una grande mostra, presumibilmente nel 2027, la quele seguirebbe quella inaugurata nel 2020 e intitolata «Kakemono», ossia la più estesa esposizione mai dedicata alla pittura giapponese in Svizzera fino a quel momento.

Sono ben conservate

La collezione Van der Wielen si compone invece di 133 oggetti d’arte precolombiana risalenti ad un periodo storico tra il 1.000 a.C e il 1.000 d.C e comprende vasi, bottiglie e statuette in terracotta, tessuti e decorazioni. La collezione, costituita prevalentemente da reperti della Mesoamerica e dell’area peruviana «è considerata di pregio storico, artistico e antropologico». Le opere sono tutte in buono stato di conservazione e richiedono soltanto degli interventi di manutenzione ordinaria (pulitura)». Il MUSEC ha affidato lo studio delle opere al professor Antonio Aimi, americanista e specialista delle culture precolombiane che insegna Civiltà Precolombiane all’Università degli Studi di Milano.

Un patrimonio da ampliare

Su entrambe le donazioni dovrà esprimersi il Consiglio comunale. In caso di approvazione, le collezioni diventeranno di proprietà della Città e tenute in deposito al MUSEC. Per il vicesindaco e capodicastero Cultura, Roberto Badaracco, è un’occasione da non perdere: «Il lavoro di un museo si basa innanzitutto sulla relazione con i collezionisti, che rappresentano un vero e proprio “territorio di attrazione”. Per il MUSEC, tale territorio comprende la Svizzera e l’Italia settentrionale, da cui provengono la maggior parte delle opere delle collezioni», spiega. «In tal senso, i risultati ottenuti da MUSEC dal suo rilancio nel 2005 sono straordinari. La qualità del lavoro svolto in vent’anni gli ha infatti permesso di consolidare la sua visibilità a livello internazionale e di portare le sue collezioni dalle 650 opere della Collezione Brignoni alle oltre 40 mila oggi conservate nei depositi. La crescita delle collezioni permette al MUSEC non solo di sviluppare la sua attività espositive a Lugano, ma anche di realizzare progetti espositivi in altre città, contribuendo così alla crescita del suo autofinanziamento». Sia i kakemono che le opere precolombiane rappresenterebbero un’aggiunta di pregio. Ancora Badaracco: «Partito nell’alveo di un tradizionale museo di etnologia, lo sviluppo disciplinare del MUSEC si è esteso via a via anche alle arti orientali, alle arti applicate, all’arte precolombiana, alla fotografia dell’esotismo – tra l’altro con la più grande collezione esistente al mondo di fotografie dipinte a mano della Scuola di Yokohama (1860-1910), che conta oltre 16 mila opere e 200 album di lacca giapponese – alle arti infantili e al rapporto delle “altre arti” con l’arte moderna e contemporanea, realizzando così l’ambizioso e visionario progetto del fondatore del museo, l’artista primitivista Serge Brignoni». Il progetto di accrescimento delle collezioni – sottolinea Badaracco – è stato sviluppato nel corso degli anni secondo delle precise linee direttrici. «Non si tratta quindi di accettare qualunque cosa, bensì di costruire e consolidare dei precisi ambiti tematici e disciplinari, che oggi costituiscono in fondo l’identità stessa del MUSEC. Tra i principali generi che caratterizzano l’attuale fase di sviluppo vi sono l’arte tradizionale dell’Indonesia e della Nuova Guinea, l’arte del Giappone dei periodi Edo e Meiji, l’arte precolombiana, la fotografia d’arte». Entrambe le collezioni sulle quali dovrà esprimersi il Legislativo comunale «permettono da una parte di accrescere la già grande collezione precolombiana del museo. A tale proposito, vale la pena sottolineare come negli anni 1960-70 la Svizzera sia stata un vero e proprio carrefour del mercato dell’arte dell’America antica, alimentando un notevole interesse collezionistico. Dall’altra, permettono di completare le collezioni del MUSEC nell’ambito della pittura giapponese, un genere che va ad arricchire il patrimonio di cultura visiva del Giappone del museo, che già conta diverse decine di migliaia di opere tra fotografie, stampe xilografiche e dipinti».

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