Un nodo intermodale ancora tutto da sciogliere

«Per la Città di Lugano, il campus SUPSI sul nodo intermodale in stazione è un progetto estremamente importante e strategico e vorremmo evitare di sprecare tempo e soldi dei cittadini». Non usa giri di parole, la capodicastero Sicurezza e spazi urbani di Lugano, Karin Valenzano Rossi. D’altronde, i tempi sono sempre più stretti affinché quello che a tutti gli effetti è un gioco a incastri possa andare a buon fine. Il rischio, concreto, è dover spendere tanti milioni (almeno sei e mezzo) per qualcosa di provvisorio.
Il contributo cantonale
Parliamo, lo avrete intuito, del progetto per ridisegnare la viabilità del comparto della Stazione FFS di Lugano, per il quale un mese fa il Consiglio comunale aveva dato luce verde alla quota parte della Città – 20 milioni di franchi –, mentre a inizio anno il Gran Consiglio aveva approvato il relativo contributo cantonale di 35 milioni. Uno dei punti chiave del progetto è il nodo intermodale. E meglio, che cosa ci verrebbe costruito sopra. L’auspicio della Città è evitare di dover posare una copertura provvisoria da 6,5 milioni di franchi. Un’alternativa c’è, ma il tempo stringe: realizzare un edificio di cinque piani destinato alla formazione, con la SUPSI quale unico papabile occupante. Per la Scuola universitaria professionale si apparecchia l’arrivo nell’area della stazione – sull’altro lato, vicino al futuro tunnel Genzana – ormai da tempo: una prima lettera d’intenti con le FFS risale a 15 anni fa.
E qui arriviamo al gioco d’incastri citato poc’anzi. O meglio, a una parte di esso. Semplificando molto, la SUPSI vorrebbe installarsi in stazione con un edificio sopra il nodo intermodale, sottoscrivendo con la Città un diritto di superficie, e con un altro nel comparto ex Latteria (vicino a dove sorgerà il futuro tunnel Genzana), terreno che le verrebbe ceduto o dato in diritto di superficie dalle FFS. Ma c’è un ma: nell’approvare il Piano regolatore del comparto della stazione, un anno e mezzo fa, il Governo aveva apportato alcune correzioni, riducendo per esempio l’altezza delle future costruzioni (una su tutte, l’ex Posta all’incrocio fra il piazzale di Besso e via Basilea) e bocciando alcune proposte di edificazione su via Basilea. Correzioni che toccano anche terreni di proprietà dell’ex Regia federale (la quale non aveva ricorso), vicino al vecchio passaggio a livello. Il timore è dunque che ci possano essere dei ripensamenti da parte delle FFS sui terreni «promessi» alla SUPSI.
Quanto vale quel terreno?
Un’impasse? Per scongiurarla, già a fine aprile, spiega Valenzano Rossi, «si è tenuto un incontro tra tutti gli attori coinvolti. Città, Cantone e SUPSI hanno ribadito quanto questo progetto sia strategico». I tempi, come detto, sono stretti. Sul tavolo ci sono alcuni ricorsi contro le basi pianificatorie del comparto, in particolare il PR StazLu, e la stessa SUPSI dovrà anche passare in Gran Consiglio. «Per questo, insieme al Cantone abbiamo proposto alle FFS di iniziare a negoziare un accordo con la SUPSI in modo da poter partire con un progetto se e quando i ricorsi verranno respinti. Questo entro dei tempi che permetterebbero di evitare la copertura provvisoria». Per cercare di smuovere le acque, la Città ha raccolto le richieste di FFS di avere indicazioni su alcuni parametri, tra cui un eventuale plusvalore dei terreni a sud, quelli vicini al vecchio passaggio a livello e oggetto delle correzioni da parte del Governo. Si tratta, in sostanza, di stime di alcuni parametri correlati all’edificazione sul quel comparto. «Ora ci sono tutti gli elementi per sedersi a un tavolo e arrivare a un accordo. Che ci dicano se vogliono o no concretizzare il progetto. Come Città siamo preoccupati da un eventuale spesa di soldi pubblici non oculata», conclude Valenzano Rossi.