Pregassona

Un passo verso il parco Viarno, ma ne mancano ancora tanti

Respinto il ricorso contro la demolizione di uno degli edifici e approvata la variante pianificatoria – Probabilmente si andrà al Tribunale cantonale amministrativo – E la priorità del progetto resta bassa causa risparmi
© CdT/ Chiara Zocchetti

Chi vorrebbe godersi al più presto il nuovo parco Viarno può gioire, ma non troppo. Un po’ perché i ricorrenti, molto probabilmente, si appelleranno al Tribunale cantonale amministrativo, un po’ perché le ristrettezze finanziarie della Città non si sono nel frattempo allargate e il progetto, che nel complesso costerebbe 26 milioni, resta nella parte bassa della classifica delle priorità di Palazzo civico. Sta di fatto che il Consiglio di Stato, come si può leggere sul Foglio ufficiale, ha approvato la variante pianificatoria che getta le basi per la valorizzazione della generosa area verde di Pregassona, con al centro i suoi edifici storici. Sull’opportunità di una loro tutela si è basato il ricorso firmato da due cittadini con il sostegno della Società ticinese arte e natura e respinto dall’autorità cantonale. «Non siamo contro il parco Viarno né di principio contro questa variante – ci avevano spiegato a suo tempo gli opponenti – e non vogliamo ritardare l’iter per la realizzazione del progetto: semplicemente, chiediamo venga mantenuta integralmente l’antica villa e non abbattuta per metà». Secondo i ricorrenti, gli architetti vincitori del concorso hanno confuso la parte antica e la parte più recente della villa, favorendo la decisione della Città di demolire quella più antica. Per il Consiglio di Stato, tuttavia, «l’imprecisione circa la cronologia dei due edifici non ha compromesso la correttezza o la logicità della valutazione complessiva eseguita dal Comune, che è invece fondata su elementi oggettivi e su una corretta ponderazione degli interessi in gioco». A mente del Governo, inoltre, i due stabili non possono essere considerati un’unità indivisibile. «Si tratta di costruzioni autonome, chiaramente distinguibili per forma e dimensione». Detta in altre parole: sui loro destini si potevano prendere decisioni distinte, come è stato.

Divisibile è anche la concretizzazione del progetto: il Municipio aveva deciso di realizzare l’opera a tappe diluendo l’investimento su un arco di sette anni, dal 2024 al 2030, ma i ricorsi e la nuova stagione di risparmi potrebbero allungare ancora di più l’attesa. «La Città è sicuramente lieta della decisione del Consiglio di Stato» commenta il municipale Filippo Lombardi; «peccato che la ‘‘ricorsite’’ finisca spesso per ritardare le opere, facendole poi scontrare con la situazione finanziaria». Il prossimo passo, ora, sarà provare ad acquistare un terreno di proprietà privata usando una parte del credito concesso, pari a 2,7 milioni. «Se saranno date le condizioni, questo avverrà il prima possibile - conclude Lombardi -. Poi, a dipendenza della rapidità con cui verrà evaso un eventuale, altro ricorso, si potrà reintrodurre il progetto, che non figura tra i più ‘urgenti’, nella pianificazione finanziaria».

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