Un postribolo che si ribella per non restare tagliato fuori

In dicembre il Consiglio comunale di Chiasso aveva dato il via libera alla variante di Piano regolatore che intendeva regolare la zona a luci rosse, mettendo nero su bianco - e permettendo così anche la regolarizzazione a lungo termine dei postriboli già oggi presenti in quell’area - i mappali della cittadina sui quali la prostituzione è consentita.
Sulla decisione pende però un ricorso, presentato nelle scorse settimane dai proprietari dell’immobile del Maxim. Come mai? Il Municipio di Chiasso aveva presentato la variante con l’intento di «isolare» le luci rosse in una determinata area del comune compresa tra via Brogeda (dove sorge il Pompeii) e via Gerolamo Porta (dove sorge appunto il Maxim).
In totale erano stati individuati 7 terreni - iscritti a Piano regolatore in una zona chiamata «amministrativa commerciale intensiva a 7 piani (AC7)» - su cui già oggi sorgono tre locali erotici. L’obiettivo era quello di contenere il fenomeno, scongiurando così anche l’esercizio della prostituzione in appartamenti in altre aree cittadine. Il Consiglio comunale però - approvando una proposta presentata da Claudio Schneeberger (Lega) - aveva deciso di modificare la variante di Piano regolatore escludendo dalla zona a luci rosse tre mappali (il numero 59, il 65 e il 2320) su cui appunto sorge proprio il Maxim, che tra i postriboli di Chiasso è il più grande.
Le insidie giuridiche
Modifica della variante di Piano regolatore che non piace, appunto, ai gestori del postribolo e ai proprietari dell’immobile che lo ospita visto che, a differenza dei locali a luci rosse inclusi nel «red light district» chiassese, il Maxim rischia, perlomeno a lungo termine, di vedersi negata la licenza.
La proposta presentata durante il Consiglio comunale non chiedeva l’eliminazione tout court dell’attività in corso su quei mappali, ma semplicemente - era stato spiegato - di toglierli dalla pianificazione delle zone moleste, «tollerando l’attività, previa autorizzazione del Municipio, fino a quando dovesse subentrare un nuovo proprietario».
Un quartiere da tutelare
Ma perché il Legislativo, tra l’altro con una modifica presentata quasi all’ultimo, aveva deciso di cambiare l’assetto pianificatorio ideato dal Municipio? «I tre mappali - aveva spiegato Schneeberger durante la seduta - si trovano a stretto contatto con spazi abitativi del quartiere Odescalchi. Un quartiere che grazie a una forte volontà politica ed un milionario intervento da parte di investitori privati ha ritrovato la sua dignità, cambiando completamente nella forma e rendendo più vivibile una zona di Chiasso da tempo sacrificata e martoriata da eventi e personaggi a dir poco distruttivi». Via Odescalchi insomma, da simbolo del degrado di Chiasso, è stata in poco tempo rivalorizzata, tornando ad avere dignità e - perché no - anche un certo interesse residenziale. «Oggi la popolazione del quartiere - aveva sottolineato il consigliere comunale - e chi ha investito in questi anni chiedono che non vengano inseriti nelle zone moleste i mappali presenti nel pieno del quartiere. Non possiamo che dar seguito a tali richieste, soprattutto in ottica di una completa valorizzazione della zona che in questi anni ha visto sorgere nuovi complessi residenziali (Tertianum ) e a breve lo spazio ex Fernet».
Opposizioni e acquisti mancati
Gli avvocati del Maxim tenteranno dunque di far revocare la decisione del Legislativo. Alcuni mesi fa si erano invece opposti alla domanda di costruzione presentata dal vicino Saidara Club, che prevedeva il cambio di destinazione dell’immobile. Una procedura formale, ci aveva spiegato il proprietario dello stabile, avviata in risposta all’entrata in vigore della nuova Legge sulla prostituzione, che obbliga i locali a luci rosse a disporre di una licenza in base alla quale l’edificio può essere destinato all’esercizio del sesso a pagamento. Fino a poche settimane prima il gruppo che gestisce il Maxim era in trattativa per acquistare proprio il Saidara. L’idea, poi naufragata nonostante una licenza edilizia approvata, era quella di realizzare un postribolo di lusso.