Un «rosso» più tenue per la Città, ma all’orizzonte c'è un’altra manovra

La buona notizia è che gli interventi sulla gestione corrente hanno dato i loro frutti: d’altronde, il Preventivo 2026 di Lugano ipotizza un disavanzo di esercizio di «soli» 4,2 milioni di franchi. Un risultato che fa ben sperare, soprattutto se si considera che le previsioni dell’anno precedente stimavano un rosso di ben 24 milioni (cifra che non sarà confermata a Consuntivo 2025, ma questa è musica del futuro).
La notizia meno bella è invece che la Città si trova confrontata con un debito pubblico importante, destinato a crescere visto che bisogna ancora riscattare l’Arena sportiva e il Palazzetto. E senza misure di rientro, potrebbe passare da 1,23 miliardi del 2026 a oltre un miliardo e mezzo. E per evitare che vada per così dire fuori controllo, si dovrà inevitabilmente agire sia sulla spesa corrente – tramite una seconda manovra da 22,9 milioni di franchi, che segue quella da 13,8 presentata lo scorso maggio e che sarà attuata tra il 2028 e il 2030 per far fronte agli effetti delle decisioni popolari dello scorso 28 settembre – sia sul debito vero e proprio, riducendolo attraverso le cosiddette «dismissioni», ossia la vendita di proprietà comunali oppure di quote di società partecipate. A questo proposito, il Municipio ha presentato una lista di 22 possibili dismissioni che dovrebbero fruttare, come anticipato la scorsa settimana, 306 milioni di franchi: si va dai pezzi da novanta, ossia il palazzo in via della Posta (che attualmente ospita l’amministrazione comunale e che potrebbe fruttare una cinquantina di milioni), il Castagneto di Castagnola (incasso stimato: 14 milioni) o il terreno dell’USI, fino a una serie di proprietà più piccole come l’ex scuola di Sonvico.
Quota cinquanta
Insomma, la Città ha deciso quale sarà la sua strategia, messa neri su bianco in un Piano finanziario 2026-2033. Come ribadito dal capodicastero Finanze Marco Chiesa, la Città non vuole smettere di investire (nel 2026 lo farà per 263 milioni di franchi: 114,5 per l’Arena sportiva, 80 per il Palazzetto e 16,5 per la nuova sede del DSU quelli principali). «Un detto popolare ticinese dice che ‘I debiti fanno le gambe corte’. Noi vogliamo continuare a correre». Il piano degli investimenti si stabilizzerà poi a quota 50 milioni all’anno a partire dal 2028. Con la strategia del Municipio, il debito pubblico avrà un picco di 1,35 miliardi per poi tornare a quota 1,1 nel 2033. «L’obiettivo è fare meglio», ha detto Chiesa. Quanto alla manovra da 23 milioni per far fronte all’impatto delle due iniziative sulla cassa malati e all’abolizione del valore locativo, il Municipio prevede di iniziare nel 2028 con un intervento da 7,6 milioni, che aumenterà a 15,2 l’anno successivo per attestarsi a 22,9 a partire dal 2030. Ancora non si sa se e in che misura la manovra riguarderà le entrate o le uscite. Come rimarcato da Chiesa e dal direttore della Divisione finanze, Giacomo Orlandi, questo è l’obiettivo promesso. «Noi ci mettiamo la faccia». In ogni caso, vanno considerati anche fattori che non dipendono dalla Città.
Le spese di trasferimento
Tra questi ci sono i contributi al Cantone, una «ferita» sempre aperta per Lugano. Il prossimo anno aumenteranno di 5,6 milioni di franchi. E il sindaco, Michele Foletti, non le ha mandate a dire. «Il 2 ottobre il Cantone ci ha inviato senza alcun preavviso una lettera dove annunciava le misure che toccheranno i Comuni». A preventivo, il Governo prevede maggiori entrate grazie all’aumento del 15% dei valori di stima e a un’imposta minima per le persone giuridiche. «Eravamo convinti che questo aumento di gettito riguardasse anche i Comuni. Invece ci è stata comunicata una maggior partecipazione alle spese del Cantone». Per Foletti, la misura è colma: «Non possono continuare a rapinarci sul gettito fiscale. Ci sentiamo presi in giro, a nostra dignità è stata calpestata da un Consiglio di Stato probabilmente in difficoltà. Non ho mai visto una cosa del genere, si sta rompendo qualcosa a livello istituzionale». A pesare, anche l’incertezza sull’entrata in vigore delle due iniziative sulla cassa malati. «La comunicazione con il Cantone non sta funzionando», gli ha fatto eco Chiesa.
Le sopravvenienze fiscali
Tornando al Preventivo 2026, a influire sul risultato sono state anche le sopravvenienze fiscali, pari a 8 milioni di franchi. Queste ultime dovute principalmente al settore del trading, che – come evidenziato dal direttore della Divisione finanze, Giacomo Orlandi – sta performando molto bene. Come noto, il moltiplicatore per le persone fisiche e quelle giuridiche verrà aumentato di tre punti percentuali, ma l’intenzione del Municipio è di non ritoccarlo ulteriormente.
Le bordate interne
Ora la palla passa nel campo del Consiglio comunale. Le misure proposte dal Municipio faranno inevitabilmente nascere un animato dibattito politico. Manco a dirlo, a poco più di un’ora dal termine della conferenza stampa ecco il primo «colpo di scena». Il municipale Raoul Ghisletta ha infatti sfoderato l’artiglieria pesante e indirizzato una bordata all’Esecutivo. Il Piano finanziario? «Ingiusto, inaccettabile ed ingannevole». Questo perché «impone misure di risanamento per 23 milioni franchi annui (pari al 10% della spesa gestibile da parte della Città), che in gran parte ricadranno sulla cittadinanza». Ma anche «inaccettabile per la qualità di vita nei quartieri, perché porta ad un declino della progettualità del Comune ed impone una rinuncia a tanti investimenti utili alla popolazione, dei quali si parla da anni». E infine «ingannevole, sia per la sua impostazione ideologica, sia per l’uso scorretto che fa della parola “rivalorizzazione per denominare il piano di vendita di beni della Città. La maggioranza politica a Lugano non ha mai voluto trovare un accordo sulle finanze con la sinistra e prosegue anche oggi imperterrita sulla sua strada.
In attesa del rating Moody’s
Un primo riscontro sulla strategia dell’Esecutivo lo avremo domani, quando l’agenzia Moody’s pubblicherà la valutazione di merito di credito della Città. Negli ultimi anni è sempre stata Aa3. Un peggioramento, lo ricordiamo, implicherebbe una maggiore difficoltà nell’accesso al mercato dei capitali.

