Bellinzona

Un salto nella storia con Artù: «Sono ammaliati dalla città»

Mario De Zorzi è uno degli autisti del trenino che ogni giorno porta indigeni e turisti alla Fortezza: «Cerco di far sentire tutti a loro agio spiegando, nel limite del possibile, l’importanza dei castelli per Bellinzona e il Ticino»
Mario De Zorzi, il Cicerone della capitale. ©Gabriele Putzu
Prisca Dindo
16.07.2023 23:30

Lo incontriamo in piazza Collegiata, vestito con pantaloni e maglia dello stesso colore del suo Artù: un bel rosso semaforo, visibile anche da lontano. Mario De Zorzi è uno degli autisti del trenino turistico che ogni giorno a Bellinzona fa su e giù dai castelli. Pardon, dalla Fortezza, come viene oggi chiamato il gioiello per antonomasia della capitale. Castelgrande, Montebello e Sasso Corbaro appartengono ad un complesso di architettura militare medievale unico nel suo genere. Furono i duchi di Milano a volere lo sbarramento in quella strozzatura naturale: il Borgo turrito era un passaggio obbligato per tutti coloro che intendevano dirigersi verso sud, e i duchi volevano soprattutto bloccare la strada ai confederati.
 Con le loro torri alte e le mura merlate, oggi i manieri attirano sempre più turisti, soprattutto da quando sono finiti sulla prestigiosa lista Unesco del patrimonio mondiale dell’umanità. Ce li invidiano in molti e Mario (che, guarda caso, si chiama come il sindaco Branda) è consapevole della loro importanza.

«Pericoli sempre in agguato»

Quando si mette alla guida di Artù è come se facesse un salto indietro nella storia. Mario De Zorzi si inerpica lungo il percorso che dura un’ora circa con la stessa lentezza dei calessi e delle carrozze medievali. Tuttavia, a differenza degli scalcinati e traballanti mezzi di trasporto di un tempo, i vagoni del suo Artù sono confortevoli e silenziosi: il motore del trenino funziona a batteria. Guidarlo sembra un gioco da ragazzi, «ma i pericoli sono sempre in agguato», puntualizza l’autista ricordando un fatto successo di recente. «Il trenino - racconta - era tutto esaurito e come sempre io, prima di partire, ho dato un’occhiata sotto le carrozze. Ebbene: sotto il motore della locomotrice ho scovato un bambino steso a terra. Nessuno l’aveva visto, incredibile. Quando l’ho fatto uscire, lui mi ha raccontato che si era infilato sotto i vagoni perché voleva imitare suo papà, che di mestiere fa il meccanico. Come vede, bisogna avere non due, ma dieci occhi costantemente aperti».

Il bosco e le sue meraviglie

A questo strano mestiere, Mario, che è italiano, è arrivato per caso: prima guidava grossi bus turistici. Poi, quando scattò l’ora della pensione, si rese conto che gli mancava il contatto con la gente. Perciò quando gli segnalarono questo posto di lavoro, si presentò e venne assunto. La stagione per l’autista del trenino panoramico inizia ad aprile e finisce a novembre, a dipendenza dei capricci del tempo. Cinque volte al giorno sale su fino a Sasso Corbaro e scende dall’altra parte della collina, passando da Montebello. «È bellissimo intercettare le reazioni dei viaggiatori lungo il percorso», racconta Mario. «Soprattutto quando attraversiamo il fitto bosco di castagni e di tigli: dal mio specchietto retrovisore vedo i loro volti distendersi, rapiti dal verde che li circonda», dice orgoglioso il nostro interlocutore.

Una volta a bordo salì un famosissimo regista. Mi ricordo che mi presero in giro: fa attenzione Mario, dicevano, guida con prudenza che questo è davvero importante

Il mondo nella Turrita

Quello di Mario è un osservatorio sul turismo privilegiato e lui racconta che sulle carrozze di Artù sale il mondo. Non solo turisti provenienti dalla Svizzera tedesca e dalla Svizzera francese, ma pure spagnoli, americani, inglesi, francesi e italiani. Si tratta soprattutto di famiglie con figli, ma pure gruppi in trasferta in Ticino: «Cerco di far sentire tutti a loro agio e quando me lo chiedono spiego loro nel limite del possibile la storia della Fortezza». La sua è soltanto una breve «infarinatura» storica: Mario De Zorzi non è certo una guida professionista. Tuttavia la sua gentilezza e i suoi modi affabili conquistano i passeggeri desiderosi di conoscere il passato delle mura medievali.

I manieri delle star

Quando gli chiediamo se tra tutti i suoi passeggeri figurasse qualche volto conosciuto, la loquacità di Mario si interrompe bruscamente. «Certo che ci sono stati», taglia corto, trincerandosi però subito dietro ad un riserbo assoluto. Qualche informazione, insistendo un po’, riusciamo in ogni modo a strappargliela. Senza fare nomi, l’autista ammette di aver accompagnato diversi VIP internazionali tra le mura della Fortezza: giornalisti, attrici e pure un famosissimo regista di Hollywood: «Mi ricordo che quando salì a bordo mi presero in giro: fa attenzione Mario, dicevano, guida con prudenza che questo è davvero importante».

«Ma cosa è successo?»

Secondo l’autista, il flusso di turisti a Bellinzona non è costante. A volte arrivano a frotte il sabato mattina per visitare il tradizionale mercato, una vera e propria attrattiva, a volte in altri giorni della settimana. «Alcuni - aggiunge - sono turisti ‘mordi e fuggi’: visitano la capitale al mattino e alla sera tornano a casa in treno; altri soggiornano negli alberghi per più giorni e spesso mi chiedono dove poter mangiare bene».
Mario ha una risposta pronta per tutti. Salvo la domenica: quando i visitatori gli chiedono spiegazioni di fronte alle strade della capitale inesorabilmente vuote. «Ma cosa è successo, mi chiedono allibiti, è forse accaduto qualcosa di grave? Perché non c’è in giro un’anima viva in questa città fantasma?». Per uscire dall’imbarazzo, Mario racconta che in genere abbassa gli occhi e cambia discorso. «Peccato - ci confida concludendo l’intervista - perché questa gente torna a casa con un cattivo ricordo di Bellinzona».

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