Un tappeto di fiori in piazza del Sole?

Lo si chiede oggi, ma forse pochi ricordano che in passato già c’era. Piazza del Sole a Bellinzona fino agli Settanta-Ottanta era un po’ più verde. Non tantissimo, a dire il vero. Tuttavia qualche pianta dava una parvenza di vivibilità a quello che un tempo era peraltro un posteggio con ai lati degli edifici che accoglievano negozi e ristoranti. Il CdT, che ha rilanciato il dibattito pubblico con l’articolo uscito il 16 gennaio, ha fatto un salto a ritroso con l’aiuto di testimonianze e fotografie d’epoca per capire come si presentava l’opera che oggi spacca la Città in due, fra “puristi” e “rivoluzionari”. Ed è emerso che nel 1979 una classe di quinta del Ginnasio cantonale della Turrita aveva presentato una proposta di sistemazione dell’agorà nell’ambito dei corsi per l’ottenimento dell’abilitazione nella scuola media. Consigliati dal professor Guido Bruni, gli allievi avevano prefigurato uno spazio con tantissimi alberi e persino un laghetto, come testimonia l’immagine a corredo della relazione tecnica contenuta nel numero 82 del periodico “Scuola ticinese” dell’aprile 1980.
Quasi parallelamente a quanto partorito dalla mente degli alunni dell’istituto scolastico cittadino, il compianto architetto Livio Vacchini svelò il primo progetto per la rivalorizzazione di piazza del Sole. Che prevedeva la posa di una “serie di alberi” in vasi di granito e due grandi specchi d’acqua nonché altrettante lunghe panchine in gneiss. Tutto ciò rimase però solo sulla carta in quanto nel 1997 il gruppo PPD in Consiglio comunale inoltrò una mozione, approvata dal Legislativo, che in pratica eliminò l’arredo urbano. E due anni dopo nacque l’opera come la conosciamo oggi: un quadrato di 60 metri di lato con quattro corpi emergenti in cemento armato e i gradini. La richiesta della politica di indire un concorso d’idee dapprima nel 2008 (mozione di Matteo Bianchi e Tiziano Zanetti) e poi rilanciata pochi giorni fa del consigliere comunale Alessandro Lucchini di abbellire con degli elementi verdi la piazza non è quindi nuova. Se ne parlava già quarant’anni fa; persino gli allievi del Ginnasio l’avevano indicata come la soluzione ideale.
Il Municipio di Bellinzona ora che farà? Dopodomani o, al più tardi, in occasione della seduta successiva, l’Esecutivo discuterà del destino della struttura, come abbiamo riferito sabato. Plaza de Mayo a Buenos Aires è ricca di angoli verdi, ad esempio. Idem per Plaça de Catalunya a Barcellona, per Maria-Theresien-Platz a Vienna e per piazza del Municipio ad Oslo, ricca di panchine. Per non parlare della Grand place a Bruxelles che dal 1971, ogni due anni, viene ricoperta da un tappeto di fiori attirando turisti da ogni angolo del mondo. O di Alexanderplatz a Berlino, arricchita dall’Orologio mondiale e dalla fontana di Nettuno. È ipotizzabile un intervento simile nella Turrita? Magari posando un’opera del compianto artista Nag Arnoldi (così come fatto nella corte del Municipio) o un’installazione artistica dei castelli su almeno tre dei quattro lati? A Firenze, per non andare troppo distanti da noi, un mese fa le associazioni di quartiere ed altri partner pubblici e privati hanno presentato sette progetti per rivitalizzare gli spazi verdi della città. L’obiettivo è quello di rafforzare i legami sociali e lo spirito d’aggregazione. Piazza del Sole potrebbe prestarsi?