Valle della Tresa

Un versante «inquieto»

Uno smottamento (4-5 metri cubi di roccia) ha interrotto la strada fra Luino e Ponte Tresa — Traffico deviato e coda alla dogana di Fornasette — Continua il progetto di monitoraggio avviato dopo la frana del 2002
Andrea LanzaeFabrizio Barabesi
05.12.2022 23:00

Cronaca di un dissesto quotidiano. Le strade e il terreno cedono e le ripercussioni sul traffico sono immediate. Se n’è accorto questa mattina chi, in arrivo dal Luinese, ha dovuto attendere a lungo, in colonna, di poter superare la dogana di Fornasette. Questo perché domenica sera uno smottamento ha fatto schiantare sulla provinciale (la ex sp61) dei massi (4-5 metri cubi di roccia) che hanno invaso la carreggiata nel tratto tra la diga di Creva e lo svincolo per Biviglione. Immediato l’intervento dei pompieri del distaccamento di Luino. E altrettanto immediata la chiusura della strada. Fatto che ha portato all’obbligo, per poter raggiungere il Ticino, di percorrere la cantonale da Fornasette. Ed è proprio là che si sono verificate lunghe code sin dalle prime ore dell’alba in uscita da Luino verso la dogana. La chiusura in entrambi i sensi di marcia ha dunque generato parecchie conseguenze negative. Immediatamente sono scattati, sempre oggi, gli accertamenti dei tecnici dell’Anas, insieme ai vigili del fuoco e alla polizia locale di Luino, per capire l’entità della frana (che fortunatamente non ha causato feriti) e per verificare se si potesse procedere con la riapertura (poi rinviata a domani) o se si dovesse prolungare lo stop al transito in attesa di ulteriori accertamenti. «Purtroppo si è verificato un evento franoso – spiegava Enrico Bianchi, sindaco di Luino, nelle prime ore di questo pomeriggio – e sempre più spesso il territorio è vittima del dissesto idrogeologico. Da parte nostra ci siamo subito attivati per controllare e gestire l’emergenza. Impossible però impedire gli effetti negativi sul traffico. Io stesso ho visto di persona la situazione caotica che si è creata in direzione del valico. Molte le auto in coda, visto che il transito da Fornasette è diventato, in zona, l’unico percorribile». In tarda serata è arrivata la comunicazione negativa, sempre da parte del sindaco di Luino. «La strada rimarrà chiusa almeno fino a domani pomeriggio per ultimare le opere di pulizia. E quasi certamente, dopo la riapertura, si dovrà viaggiare a senso unico alternato». L’invito per chi è diretto a Luino, Cremenaga o al valico e a Lavena Ponte Tresa, è quello di usare la cantonale che collega la dogana di Fornasette a quella di Ponte Tresa.

Lo studio non può finire

Impossibile non tornare con la mente a quanto avvenuto nel 2002 a pochi chilometri dal movimento franoso di ieri, lungo l’arteria che porta da Luino a Lavena Ponte Tresa: il distaccamento di una parte abbondante di strada rovinata nella Tresa. Una frana che aveva isolato la zona costringendo gli abitanti a percorrere la cantonale in Ticino per raggiungere l’Italia da Ponte Tresa. Da allora l’area è stata oggetto di manutenzione e monitoraggio per prevenire il rischio idrogeologico sul versante. Il Progetto Interreg denominato «Fiume Tresa», promosso dall’Agenzia Interregionale per il fiume Po, dall’Ufficio dei corsi d’acqua del Cantone, dalla Comunità Montana del Piambello e dalla Provincia di Varese è stato avviato proprio per la sicurezza di questa zona. Gli studi condotti negli ultimi anni hanno portato a «ipotizzare diversi scenari di rischio a seguito di eventi franosi che coinvolgerebbero, a partire dal versante montano, la strada NSA 599 e il fiume Tresa, sino ai pozzi di captazione ad uso idropotabile su suolo svizzero». Una situazione che, alla luce della recente frana a Biviglione, preoccupa. «Monitoriamo il versante con la nuova strumentazione dal febbraio 2021» ci spiega il geologo Luca Osculati, di Idrogea Servizi, impegnato su questo fronte. «La frana subisce accelerazioni in seguito a precipitazioni, che nel periodo di osservazione sono state piuttosto scarse. Tuttavia i dati confermano un movimento, con velocità maggiori in superficie, dove, nella parte centrale, ha raggiunto quasi i 10 centimetri». In collaborazione con la SUPSI, i tecnici stanno effettuando una «modellizzazione» della frana per aggiornare gli scenari di pericolo e definire le procedure di emergenza. «La conclusione del progetto, al momento è prevista per il febbraio del 2023, anche se si sta valutando la richiesta di una proroga (sarebbe la seconda, ndr) proprio in virtù delle condizioni di siccità in cui finora si è svolto il monitoraggio».

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