Processo

Una banda criminale dietro al furto in pizzeria

Condannato a tre anni parzialmente sospesi un 52.enne residente nel Luganese autore anche di truffe legate ai leasing di auto e agli stipendi - In sei mesi ha causato danni per oltre 400.000 franchi
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Federico Storni
07.12.2021 19:21

Un lavoro specializzato in banca, ma poco spendibile dopo l’ultima serie di tagli. Mettersi quindi in proprio, ma puntare sui cavalli sbagliati ed erodere il patrimonio, con moglie e figli a carico e senza riuscire a trovare altri lavori. Come uscirne? Un 52.enne italiano residente nel Luganese ha scelto il crimine. O, piuttosto, il crimine ha scelto lui. Comunque sia, la sua parabola discendente è approdata mercoledì fronte alla Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Siro Quadri, che l’ha condannato a 3 anni di carcere, di cui sei mesi da scontare, per furto, truffa ripetuta, falsità in documenti e violazione di domicilio.

Scelto dal crimine, dicevamo. Sì perché l’uomo in questo giro ci è finito quasi per caso. Mettendo in vendita una sua società sul sito tutti.ch. «Metaforicamente ha detto al mondo che aveva bisogno di soldi», ha detto il suo avvocato difensore, Luca Loser. Peccato che a rispondergli non sia stata un’anima buona che gli ha teso una mano, bensì quella che sembra essere in realtà un’organizzata banda criminale dedita all’acquisto di società inattive da adoperare per compiere svariate truffe.

Anche la Procura in tutto ciò è caduta un po’ per caso. Perché l’italiano era stato arrestato per tutt’altro motivo: il furto di una cassaforte contenente oltre 35.000 franchi al ristorante Mary di Lugano nella notte del 22 aprile 2019. Furto in cui l’uomo aveva accompagnato in auto l’autore materiale, un italiano identificato ma non ancora fermato. La refurtiva non è ancora stata recuperata.

Ebbene, è poi risultato che anche quel furto era stato architettato dall’organizzazione criminale, le cui ramificazioni sono in parte emerse dall’analisi forense del cellulare dell’imputato.

L’imputato, che si è presentato in aula reo confesso, oltre al furto si è macchiato anche di tre tipologie di truffe, interconnesse. Perno del tutto è stata la cosiddetta truffa del payroll. Tramite la sua società, l’uomo ha dato mandato a tre diverse società che si occupano di gestire le buste paga delle aziende, anticipando i salari, di offrire questo servizi anche alla sua. A tal proposito, con la complicità della banda, ha creato falsa documentazione per far sembrare attiva l’azienda e ha incassato stipendi per persone che in realtà non lavoravano (chi si è prestato è già stato raggiunto da decreto d’accusa). Scucendo così 125.000 franchi.

I falsi bilanci e i falsi stipendi (il suo si situava oltre i 10.000 franchi mensili), gli hanno poi permesso di attivare per la sua società e poi a nome suo sette leasing per altrettante auto a un garage di Bironico. Auto che poi erano consegnate ad altri membri della banda, portate fuori dalla Svizzera e rivendute (ne sono state recuperate solo due, una in Finlandia). Qui il danno è stato stimato in 275.000 franchi. Inoltre, sempre a nome della ditta, si era fatto dare quattro cellulari da Swisscom, pure questi spariti.

L’imputato ha però riferito di aver potuto tenere per sè solo 18.000 franchi da tutte queste operazioni.

La procuratrice Margherita Lanzillo, titolare dell’inchiesta, è ora al lavoro per provare a disarticolare la banda criminale. Un suo sospetto esponente è già in carcere da alcuni mesi.