Una cassa malati ticinese: la Lega ci riprova

La cassa malati unica è stata un cavallo di battaglia di Giuliano Bignasca. Il «Nano» era infatti riuscito a depositare nel 2001 un’iniziativa popolare generica per la costituzione di una cassa cantonale aperta a tutti i cittadini e volta a garantire le spese ospedaliere nonché ad attuare le norme di controllo contro gli abusi. Quell’esperienza, tuttavia, non vide mai la luce per cause politiche e giuridiche. Ora, a distanza di quasi 25 anni e a un solo mese dal sì popolare alla sua iniziativa per la deducibilità integrale dei premi, la Lega ci riprova. Il movimento ha depositato un’iniziativa parlamentare per realizzare un progetto pilota intitolato «Cassa malati ticinese», con l’obiettivo di contenere la crescita dei premi LAMal.
«Un concetto semplice»
Per essere chiari, l’iniziativa di Bignasca e quella appena proposta non sono paragonabili, anche se lo «spirito» di fondo rimane. Più nel dettaglio, la proposta odierna vuole creare in Ticino, citiamo, «un modello assicurativo unico e vincolante, per garantire cure semplici, adeguate ed economiche a tutti gli assicurati beneficiari del sussidio cantonale tramite un mandato di prestazione attribuito dal Governo ticinese ad uno o più assicuratori malattie già autorizzati, selezionati tramite un concorso pubblico». L’iniziativa, dunque, si concentra solamente su chi percepisce un aiuto dello Stato per pagare i premi. Riassume il coordinatore leghista Daniele Piccaluga: «Ti do il sussidio, allora ti affidi a quella cassa. Se non vuoi affidarti a quella cassa, allora non prendi il sussidio». Un concetto, ribadisce ancora Piccaluga, «che fa risparmiare tutti».
L’attuale proposta leghista, in verità, non è nuova. In agosto, infatti, il movimento aveva preannunciato l’intenzione di lanciare un’iniziativa popolare dello stesso tenore. «Abbiamo scelto di percorrere in prima battuta la via dell’iniziativa parlamentare. Se l’idea avrà successo, infatti, non ci sarà bisogno di raccogliere le firme, facendo risparmiare soldi allo Stato», spiega a questo proposito Alessandro Mazzoleni.
Più controllo della spesa
«Oggi in Ticino oltre 110 mila cittadini beneficiano di un sussidio per la cassa malati», riprende ancora Mazzoleni. «E il loro numero è destinato a crescere quando verrà implementa l’iniziativa socialista per il 10%». Lo Stato, ricorda il testo dell’iniziativa, per finanziare i sussidi di cassa malati investe circa 400 milioni di franchi ogni anno. «Il Cantone, tuttavia, non esercita alcun controllo sul modello assicurativo o sull’assicuratore scelto dagli aventi diritto, con il risultato di una spesa pubblica elevata e scarsamente monitorata». La proposta leghista intende quindi «creare un interlocutore unico, in modo da ottimizzare le risorse», sottolinea Mazzoleni. In questo modo ci sarebbe una riduzione di costi amministrativi. «La cassa malati unica per tutti i beneficiari di sussidi permetterebbe importanti risparmi», aggiunge. Anche perché permetterebbe al Cantone di ottenere offerte più vantaggiose da parte delle casse malati. E questo, come spiega il testo dell’iniziativa, senza costi aggiuntivi per lo Stato: «Il Cantone promuoverà una procedura di concorso tra assicuratori riconosciuti dalla LAMal attivi sul territorio per l’attribuzione del mandato, che potrà essere conferito anche a consorzi tra assicuratori». Il Ticino, secondo i promotori, diventerebbe attrattivo per un assicuratore malattia perché potrebbe offrire un bacino di oltre 100 mila persone. E avrebbe tutto l’interesse, dunque, a proporre offerte o modelli vantaggiosi. Ecco che allora, come viene evidenziato nell’iniziativa, «saranno premiate offerte che prevedano premi contenuti, franchigie appropriate, modelli assicurativi finanziariamente sostenibili e strumenti di prevenzione e gestione efficiente della spesa sanitaria».
Valutare gli effetti
Un altro aspetto significativo dell’iniziativa parlamentare riguarda le informazioni. «La cassa malati unica è un bacino di informazioni indispensabili per lo Stato», che avrebbe accesso – al contrario di oggi – alle fatture che l’assicurazione emette e a tutta una serie di contatti con i fornitori di prestazioni. «In questo modo», sottolinea il deputato «è possibile valutare gli effetti delle proposte che vengono fatte in ambito di pianificazione ospedaliera o di politica sanitaria. Oggi non sappiamo quali impatti diretti hanno sui costi i provvedimenti presi dal Dipartimento o dal Governo. Il DSS ha detto più volte di aver fatto tutto il possibile per ottimizzare la situazione, secondo noi non è così».
«Con la legge tutto in regola»
Il testo parla di «un modello assicurativo unico e vincolante». E allora sorge la domanda: ciò è conciliabile con il principio di libera scelta dell’assicuratore? Sì, secondo i promotori. Nell’iniziativa si legge infatti di una «partecipazione volontaria e subordinata al diritto al sussidio: l’adesione al modello assicurativo vincolato sarà obbligatoria per tutti coloro che desiderano beneficiare del sussidio cantonale». Inoltre, «resta salva la libertà di scelta dell’assicuratore per chi rinuncia volontariamente al sussidio». «La legge», spiega in conclusione Mazzoleni, «dice che, se approvato dall’Ufficio federale delle assicurazioni, il progetto pilota può concedere delle deroghe. Il Cantone potrà limitare la libera scelta dei beneficiari del sussidio ma perché in cambio, appunto, ricevono un aiuto dallo Stato. Fermo restando che ogni cittadino può, se non è d’accordo con la rinuncia della libera scelta dell’assicuratore, rinunciare al sussidio».
Da notare, infine, che anche Ginevra - su proposta del consigliere di Stato Pierre Maudet - sta tentando la via di un progetto pilota di cassa pubblica associata a una rete di cure integrate, come concesso dalla LAMal.
