Una morte tutta da chiarire, la Procura apre un’inchiesta

Arresto cardiaco. Così, almeno all’inizio, era stato etichettato quel decesso. Poi però gli esami tossicologici hanno evidenziato la possibilità di un’intossicazione da sostanze farmacologiche. Hanno cioè mostrato la possibilità che al paziente siano state somministrate sostanze in quantità tale da causarne la morte. È un caso complesso - e anche piuttosto delicato - quello di cui siamo venuti a conoscenza negli scorsi giorni. Il Ministero pubblico (titolare del dossier è la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo) ha aperto un’indagine per omicidio colposo in base all’articolo 117 del Codice penale. Era l’estate dell’anno scorso e un uomo si trovava in cura in una clinica psichiatrica del Sottoceneri a seguito di una crisi. Da tempo soffriva di un disturbo bipolare e, a livello fisico, di una coronariopatia cronica. Quel giorno però, a parte quella malattia psichiatrica che da tempo gli condizionava la vita, fisicamente stava piuttosto bene. Poi, improvvisamente, il decesso mentre si trovava, sedato, in un letto della clinica.
Colpa dei farmaci?
Il Ministero pubblico ora vuole vederci chiaro e proprio in questi giorni ha interrogato i medici e gli infermieri che lo avevano in cura per tentare di ricostruire quanto accaduto. Nel sangue dell’uomo come detto sarebbero state riscontrate - stando a una perizia - concentrazioni potenzialmente tossiche di zuclopentixolo (dovute alla prescrizione del Clopixol, un farmaco antipsicotico) e di olanzapina (sostanza alla base del Lorazepam, spesso somministrata durante episodi di mania acuta), dati al paziente più volte nel corso della notte. Il paziente avrebbe manifestato prima un episodio di desaturazione, poi di tachipnea (respirazione accelerata), una tachicardia e sarebbe infine stato trovato dal personale infermieristico in arresto cardiorespiratorio. L’esame autoptico - che ha poi fatto scattare l’inchiesta penale - sottolinea come i dati siano indicativi di una morte riconducibile a un’intossicazione. I farmaci, in sostanza, avrebbero avuto un’azione deprimente sul sistema nervoso centrale. Possibile dunque che quei medicinali - che vengono metabolizzati a livello epatico - abbiano determinato un aumento del rischio dello sviluppo di effetti collaterali in una persona che, appunto, già soffriva di problemi cardiaci.
In attesa degli interrogatori
La direzione della clinica, da noi contattata per un commento, preferisce al momento non rilasciare dichiarazioni. Questo anche in virtù del segreto istruttorio. Clinica che confida però che, in tempi brevi, i fatti vengano chiariti. L’indagine penale è relativamente agli inizi e, come detto, proprio in questi giorni la Procura ha sentito il personale sanitario che aveva in cura l’uomo. Due medici - nei cui confronti vale il principio d’innocenza - sono indagati per omicidio colposo e il Ministero pubblico (indagando anche nei confronti di «ignoti responsabili» della clinica) si riserva il diritto di allargare le indagini a dipendenza di quanto emergerà dalle prossime udienze e da eventuali nuove perizie richieste per riuscire a ricostruire nel dettaglio l’accaduto. Capire cioè se quella morte poteva essere evitata e, soprattutto, se ci sia stata una correlazione tra l’arresto cardiaco e le sostanze somministrate.