Una spada di Damocle da 117 milioni

Qualcuno prima o poi dovrà pagare. Al netto di tutte le discussioni, si può riassumere così il problema dei 117 milioni che la Città deve prelevare dai proprietari d’immobili avvantaggiati da varie opere di canalizzazione. Che deve ma che al momento non può prelevare, perché lunedì il Consiglio comunale ha detto no. Dopo un dibattito serrato - che ha visto leghisti contro leghisti, liberali contro liberali, socialisti e popolari democratici contro leghisti e liberali: sono saltati tutti gli schemi al Palacongressi - la maggioranza del Legislativo ha rimandato la richiesta al mittente e ora il Municipio deve decidere il da farsi. Il capodicastero Michele Foletti è per tornare in Consiglio comunale con lo stesso messaggio, ma bisogna vedere come si esprimeranno i colleghi e non è da escludere qualche aggiustamento. «L’unico parametro modificabile è la percentuale di prelievo» spiega Foletti. «La legge impone di stare fra il sessanta e l’ottanta percento e il Municipio aveva optato per il settanta». Teoricamente si potrebbe scendere, a beneficio dei proprietari, ma secondo il municipale non è per questo che il messaggio è stato bocciato. «E nemmeno perché non era corretto dal punto di vista dei calcoli o della forma». La sua critica al Legislativo - compagni di partito compresi, e non è la prima volta - è quella di aver «sfruttato il momento» per fini elettorali. Chi ha affossato il messaggio, per contro, l’ha giudicato poco chiaro e non abbastanza motivato.
O alcuni o tutti
Le argomentazioni di Foletti si basano su due principi: Lugano è tenuta per legge a prelevare quel denaro e non farlo non significa evitare una stangata finanziaria, ma suddividerla su tutta la collettività. Alcuni lavori infatti sono già stati finanziati tramite le tasse, e lo stesso sarà per quelli futuri. «Diversi dei proprietari coinvolti non sono neanche contribuenti di Lugano» rimarca il municipale, sempre più convinto che le ragioni di questa impasse abbiano poco a che vedere con la logica. «E pensare che in Commissione della gestione si era discusso di non portare il messaggio in Consiglio comunale prima delle elezioni - aggiunge Foletti - poi hanno cambiato idea». La prossima volta, ad esprimersi, sarà il nuovo Legislativo.
La mazzata nella mazzata
Resta da capire se sarà nuovo anche il messaggio o se effettivamente sarà una fotocopia di quello bocciato. Secondo alcuni consiglieri comunali, un elemento che si potrebbe «limare» è quello degli interessi. I proprietari hanno tempo dieci anni per versare il dovuto, ma c’è un interesse del 5% (che è più o meno quello applicato dalle società private che forniscono prestiti, per intenderci). In pratica è un interesse di mora, ma in fondo anche la Città è in ritardo nel richiedere questi soldi, anche se non per colpa sua (tanti lavori sono stati eseguiti negli ex Comuni). Per Foletti non c’è margine di manovra nemmeno su questo aspetto: «Lo stabilisce la legge cantonale».