Processo

Una «truffa COVID» per giocare in borsa

Un imprenditore e un dentista alla sbarra perché accusati a vario titolo di aver ottenuto illecitamente 1,5 milioni di franchi in prestiti per la pandemia
© CdT/Chiara Zocchetti
Federico Storni
15.06.2021 11:29

Sono un imprenditore di 60 e un medico dentista di 46 anni, cittadini italiani residenti nel Mendrisiotto e nel Luganese, i due uomini alla sbarra oggi alle Assise criminali perché accusati a vario titolo di avere ottenuto illecitamente circa 1,5 milioni di franchi in prestiti COVID-19 nel 2020.

Stando all’atto d’accusa stilato dal procuratore pubblico Daniele Galliano, il sessantenne, difeso dall’avvocato Costantino Castelli, voleva riconvertire la sua società – che si occupava di compravendita di traffico telefonico – tramite un progetto di desolforazione del petrolio in Oman. Per farlo aveva chiesto a fine 2019 una linea di credito a una banca, che gli era stata rifiutata. A marzo 2020, apprendendo dell’esistenza dei prestiti COVID della Confederazione, che erano da usare esclusivamente per le esigenze di liquidità, ha fatto carte false indicando nel formulario di richiesta un fatturato «gonfiato» di 5,9 milioni di franchi, ottenendo così mezzo milione di prestiti. Soldi poi usati per spese personali e per la questione del petrolio.

Il sessantenne, a mente di Galliano, resosi conto di quanto fosse facile ottenere questi crediti, ne ha poi parlato ad aprile con il dentista, che conosceva tramite la moglie, proponendogli di gonfiare la cifra d’affari della sua ditta individuale per ottenere un prestito COVID maggiorato, ricevendo così 80.000 franchi (nel frattempo rimborsati).

Il dentista nel frattempo aveva acquistato una società da un fiduciario luganese (considerato in parte correo dei due e per cui si procederà separatamente) con l’intenzione di fatturare attraverso essa la sua attività di consulenza nel settore medico. Fra aprile giugno l’imprenditore e il dentista, su suggerimento del primo, decidono di finanziarie a titolo personale l’ingresso nella borsa americana di due società, ma non hanno la disponibilità finanziaria. Decidono quindi di usare la nuova società del dentista per ottenere nuovi prestiti COVID. L’imprenditore, secondo Galliano, crea dati contabili fittizi tramite un programma excel che «generava dati a caso» per giustificare la cifra d’affari desiderata, vale a dire 5,7 milioni. Il dentista poi firma il formulario della richiesta di prestito COVID e i due ottengono 500.000 franchi, il massimo consentito. A luglio 2020, infine, desiderando investire ulteriore denaro, i due acquistano una nuova società dal fiduciario e con le stesse modalità ottengono un altro mezzo milione di franchi in prestiti.

L’imprenditore sostanzialmente riconosce quanto a lui imputato singolarmente, mentre per le imputazioni in correità i due tendono generalmente a ridimensionare il loro ruolo, scaricando la colpa sull’altro. Il dentista afferma di essere estraneo all’ultimo mezzo milione e che negli altri casi l’imprenditore l’avesse consigliato per amicizia, oltre l’aver scoperto solo dopo che quei soldi sarebbe stati utilizzati per operazioni finanziarie. L’imprenditore afferma invece che era il dentista a insistere per entrare nei suoi affari e che il bilancio «generato a caso» sia stato allestito dal dentista e dal fiduciario, senza il suo intervento.

Le manette per i due sono scattate a inizio 2021 e sono in carcere da allora. Il dentista è anche accusato di aver provato a ottenere un permesso B fornendo dati falsi (senza riuscirci) e di aver cominciato a operare da dentista quasi due anni prima di aver ottenuto l’autorizzazione in Svizzera. Sul caso si esprimerà la Corte delle assise criminale, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Al momento è in corso l’interrogatorio degli imputati.