Italianità

Una vetrina per la Svizzera affacciata sulla laguna veneta

Trovata una soluzione per mantenere in mani elvetiche Palazzo Trevisan degli Ulivi – A partire dal 2026 diventerà una piattaforma per l'arte, la cultura, la sostenibilità e l'innovazione – Ignazio Cassis: «Avvenire ambizioso» – Elisabeth Baume-Schneider: «Sarà uno spazio per dialogare»
© CdT/Gabriele Putzu
Luca Faranda
09.05.2025 23:00

Una chiave rossa in vetro, a simboleggiare il vetro di Murano, il “fil rouge” per dare continuità e la chiave per aprire metaforicamente le porte su Venezia, sull’Italia e sul mondo. La Svizzera manterrà la sua presenza a Palazzo Trevisan degli Ulivi. E lo farà, anche e soprattutto, con il sostegno del Canton Ticino. L’allarme era risuonato la scorsa estate: Pro Helvetia, a causa di ristrettezze finanziarie, aveva annunciato di voler ridurre parte delle attività culturali nello storico edificio veneziano già nel 2025 e di cessarle definitivamente nel 2026. Non solo. Erano circolate voci (poi smentite) di una possibile vendita di Palazzo Trevisan, che ospita anche il consolato onorario della Confederazione. L’allarme, da oggi, è ufficialmente rientrato. Il Consiglio federale ha trovato una soluzione.

Si volta pagina

A partire dal 1. gennaio 2026, il piano nobile di Palazzo Trevisan si svilupperà in una piattaforma che sarà chiamata da un lato ad assicurare la promozione della cultura svizzera e dall’altro ad integrare «nuove attività nei settori dell’innovazione, della ricerca e della sostenibilità». Ad annunciare il futuro assetto – che sarà gestito dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) – sono stati Ignazio Cassis ed Elisabeth Baume-Schneider. «Sono rarissime le occasioni in cui due consiglieri federali sono presenti alla stessa cerimonia, a maggior ragione all’estero», ha detto il «ministro» degli Esteri, presentando i cambiamenti ed elogiando la «fruttuosa collaborazione» tra il suo DFAE e il Dipartimento federale dell’interno di Baume-Schneider. Per Cassis, Palazzo Trevisan degli Ulivi diventerà una vetrina di ricerca, innovazione, sostenibilità, arte e cultura. «Sarà una casa della Svizzera a Venezia», ha aggiunto dicendosi convinto che l’avvenire sarà ambizioso e che, forse, si potrebbe anche tenere una seduta “extra-Muros” del Consiglio federale proprio nello storico edificio di Venezia.

L’ostinazione del Ticino

Baume-Schneider, dal canto suo, ha ricordato che Palazzo Trevisan rappresenta un simbolo della Svizzera nella laguna veneta. E auspica che anche in futuro rimanga «un luogo di promozione della cultura elvetica», ma anche uno spazio per dialogare. Baume-Schneider e Cassis, a Venezia, hanno poi firmato una lettera d'intenti. La formalizzazione della collaborazione tra il DFAE e i diversi attori e partner – non solo artistici - sarà portata a termine durante l’anno in corso. La «ministra» della Cultura ha voluto sottolineare l’ostinazione del Ticino nel cercare una soluzione. Il Cantone, infatti, sarà un partner essenziale nel futuro assetto di Palazzo Trevisan (vedi sotto). Lo ha ribadito a più riprese anche l’ambasciatore svizzero a Roma Roberto Balzaretti, secondo cui è anche grazie all’impegno di Cassis, Baume-Schneider e Marina Carobbio che «questo luogo può continuare a vivere», anche contando su un «pieno appoggio politico». Di fronte a vari ospiti (tra cui Daniele Finzi Pasca ed Emanuele Montibeller, ideatore e direttore artistico di Arte Stella) ha preso la parola anche Marina Carobbio Guscetti, ricordando il profondo legame del Ticino con Venezia: il Ponte dei Sospiri, uno dei simboli della Laguna, fu infatti progettato dall’architetto ticinese Antonio Contin, nato a Lugano nel 1566.

Una segreteria

Per coordinare le attività della piattaforma, Il DFAE si avvarrà di una segreteria. Pro Helvetia, dal canto suo, oltre ad organizzare un proprio programma culturale e a gestire il padiglione svizzero durante la Biennale, fornirà consulenza alla segreteria nella definizione delle priorità in ambito culturale. «Per noi è una buona soluzione, il grande aiuto dal lato finanziario ci permetterà di contrarci maggiormente sulla cultura», hanno reso noto i vertici di Pro Helvetia, aggiungendo tuttavia che saranno previsti minori investimenti da parte della Fondazione svizzera per la cultura.

Non solo diplomazia

Ma cosa è e cosa rappresenta, oggi, Palazzo Trevisan degli Ulivi? L’edificio, costruito nel XV secolo dalla Famiglia Trevisan, si trova nel sestiere di Dorsoduro ed è affacciato sul Canale della Giudecca. Nel 1966, gli allora proprietari decisero di vendere il secondo piano (il cosiddetto piano nobile) alla Confederazione, che lo destinò a sede del suo Consolato a Venezia fino al 2000. In seguito, il DFAE lo ha trasformato in un Consolato onorario. Tuttavia, il piano nobile è rimasto accessibile per le attività culturali, tra cui mostre, concerti, letture e incontri. Tra il 2005 e il 2012 Palazzo Trevisan è stato la sede veneziana dell’Istituto Svizzero di Roma, mentre dall’aprile 2012 la gestione è passata nelle mani di Pro Helvetia. Il piano nobile di Palazzo Trevisan, ancora oggi, è e rimane di proprietà della Confederazione e (per il momento) è gestito dall’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica. Da gennaio, però, si volterà pagina. 

Il Canton Ticino sarà uno dei partner più importanti del piano nobile di Palazzo Trevisan degli Ulivi. «Venezia è conosciuta come la città dei ponti. E il Ticino lo sarà per quanto riguarda l’italianità», ha detto ieri a Venezia la responsabile del DECS, Marina Carobbio Guscetti.   

Il Canton Ticino si impegnerà a tenere vivo Palazzo Trevisan degli Ulivi. Come si può interpretare questo segnale?
«È un bel segnale per il Cantone e per tutti coloro che l’anno scorso, quando c’era il rischio di chiusura, si sono mossi per difendere la lingua e la cultura italiana che, come sappiamo, è fondamentale per la Svizzera. Il DECS si è attivato e siamo riusciti a trovare questa soluzione in collaborazione con Pro Helvetia e il Consiglio federale, dunque l’ho portata in Governo. Noi, facendo parte di questa collaborazione, potremo usufruire per alcuni giorni all’anno degli spazi a Palazzo Trevisan. La mia idea è quella di dare spazio ad attività e istituzioni culturali della Svizzera italiana, in particolare del Ticino, ma anche a centri di ricerca e progetti innovativi che possiamo vantare come ad esempio nel settore biomedico o dell’intelligenza artificiale. Ma vogliamo fare in modo che anche università e start-up possano presentarsi a Palazzo Trevisan e costruire delle reti».

Sia a livello federale, sia a livello cantonale si devono fare i conti con i risparmi. È stato promesso un impegno finanziario da parte del Ticino?
«Sì, ci sarà un impegno di al massimo 40 mila franchi all’anno, tramite il Fondo Swisslos. Pertanto, non graverà sui bilanci del Cantone. Il Fondo Swisslos favorisce e sostiene la cultura anche in senso ampio. Penso che sia veramente un’occasione per l’eccellenza che abbiamo in Ticino: mettendo a disposizione questi spazi si potranno costruire reti e farsi conoscere al di fuori dei confini cantonali».

Il DECS come gestirà concretamente questa collaborazione?
«La contropartita per l’impegno finanziario è poter utilizzare questi spazi certi periodi all’anno. Il progetto, però, non è di esclusiva competenza del DECS. Si tratta di un progetto del Cantone e quindi coinvolge anche gli altri dipartimenti: penso in particolare al Dipartimento del territorio per quanto riguarda il tema della sostenibilità. In Ticino viene fatto molto per la sostenibilità e questa può essere un’occasione per far conoscere all’esterno quanto viene fatto nel cantone. A Palazzo Trevisan, per questo momento, ho incontrato anche tanti ticinesi e svizzero-italiani che sono interessati a costruire delle collaborazioni con noi, ma anche con l’Italia. Si tratta di uno spazio interessante per tutti».

C’è un nome in particolare: Daniele Finzi Pasca.
«Esatto. E questo lo trovo molto importante. Sappiamo che Finzi Pasca è anche un ambasciatore del cantone e della cultura. Di quanto viene fatto a livello culturale in Ticino. Con persone e attività come quelle che portano avanti artisti come lui vogliamo costruire queste collaborazioni. L’idea è di definire già nei prossimi mesi quando possiamo essere presenti e poi dare il via ai primi progetti concreti».