Un'indagine complessa che è valsa una condanna

Non è facile, né scontato, risalire a un perfetto sconosciuto che in piena notte aggredisce una donna. Non è facile, ma in anni recenti lo è diventato sempre più, come dimostra la vicenda di cui si è occupata oggi la Corte delle assise criminali presieduta dalla giudice Monica Sartori Lombardi. Corte che, grazie a un importante sforzo investigativo, ha potuto condannare l’autore di quell’aggressione sessuale, un giovane di 23 anni residente in Liechtenstein, e dare per lo meno un senso di giustizia alla vittima (rappresentata dall’avvocata Demetra Giovanettina) a cui è stata riconosciuta un’indennità per torto morale.
L'aggressione
Il giovane è stato condannato a due anni sospesi con la condizionale per tre anni, come suggerito in sostanza da accusa (la procuratrice pubblica Anna Fumagalli) e difesa (l’avvocato Paolo Bernasconi) che erano giunti in aula con un accordo sulla pena. La sua colpa è stata giudicata grave dalla Corte, e la pena è stata sospesa considerando la giovane età dell’imputato, il suo pentimento e la turba psichica di cui soffre, tanto che il perito ha riscontrato una scemata imputabilità di grado lieve-medio al momento dei fatti. Durante i tre anni di sospensione della pena al giovane è stato fatto obbligo di continuare un trattamento psicoterapeutico ambulatoriale e dall’astenersi dal consumare alcolici. In pratica sono state confermate le misure sostitutive già in essere dal momento della sua scarcerazione lo scorso marzo, dopo 33 giorni passati in prigione.
Il 23.enne è stato ritenuto colpevole di coazione sessuale compiuta sulla porta dell’abitazione della vittima, che non conosceva, in uno dei comuni della cintura di Lugano in una notte d’agosto del 2024. Questo dopo che il giovane - che aveva passato la serata a consumare alcolici - l’aveva seguita «per ben venti minuti con l’intento di masturbarsi, eccitandosi al pensiero di non essere visto». Almeno finché la donna non è giunta sull’uscio di casa. A quel punto l’ha aggredita, tappandole la bocca e paspandola, finché la donna è riuscita a difendersi, facendolo fuggire.
Le indagini
Il che ci riporta all’inizio: come rintracciare un perfetto sconosciuto che aggredisce nella notte? Tenendo presente che in questo caso ci sono voluti sei mesi, hanno concorso i «soliti noti» (le immagini della videosorveglianza cittadina), e un lavoro investigativo certosino, basato su un’intuizione non scontata, ovvero provare a capire se l’aggressore fosse stato immortalato in qualche esercizio pubblico del centro la sera dei fatti. Così è stato, e soprattutto la vittima ha saputo riconoscerlo tra i numerosissimi volti che le sono stati sottoposti. Dopodiché gli inquirenti sono riusciti a collegare il viso a una carta di credito, e quindi a un nome. Ne è seguito l’arresto. Un’operazione per niente scontata, figlio di un felice connubio di tecnologia e buone pratiche investigative che solo dieci o venti anni fa forse non sarebbe stato possibile per la minor diffusione degli impianti di videosorveglianza e per un uso decisamente più diffuso del denaro contante.
