Unitas, dall'assemblea filtra malcontento

Sul caso delle molestie «non abbiamo nulla da dire, arriverà un comunicato nei prossimi giorni». Così, dopo quasi quattro ore di assemblea (rigorosamente a porte chiuse) sabato mattina un rappresentante di Unitas, l’associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, ci ha invitati a uscire dallo stabile, poiché si trattava di «un evento privato». La presenza della stampa - ci è stato fatto capire in più modi - non era certamente gradita presso la Cadro Panoramica, dove ha avuto luogo l’assemblea ordinaria dell’associazione, la prima dopo la pandemia. Non ci è stato possibile seguire i lavori del gremio, e nemmeno entrare nello stabile. E come detto, anche al termine della lunga riunione i vertici dell’associazione hanno preferito non commentare la vicenda, rimandando a un comunicato stampa che è poi giunto domenica poco dopo mezzogiorno.
Al punto 9 dell’ordine del giorno dell’assemblea era in ogni caso presente una trattanda delicata: «Aggiornamenti sul caso molestie». Unitas, infatti, qualche mese fa è finita al centro delle polemiche per alcuni casi di molestie e mobbing di cui era stata accusata una figura ai vertici dell’associazione. Sul caso, è bene ricordarlo, si è già espresso il Ministero pubblico, decretando il «non luogo a procedere» per prescrizione. Di quanto discusso durante l’assemblea, dunque, sappiamo ben poco. Tuttavia, dalle voci di corridoio si è ben capito che la discussione ha scontentato parecchie persone, per motivi in parte anche contrastanti: tra chi voleva lasciarsi alle spalle la vicenda senza discuterne troppo e chi invece avrebbe voluto un intervento più deciso da parte dell’associazione. Inoltre, delusione è stata espressa anche da coloro che hanno richiesto nei mesi scorsi le dimissioni dei vertici.
Il comunicato ufficiale
Come detto, oggi è infine arrivato il comunicato
ufficiale dell’associazione. Nello stesso, viene riferito che «i temi delle
accuse di molestia contro un ex-alto responsabile di Unitas e della reazione
del comitato sono stati oggetto di ampia discussione». A questo proposito viene
spiegato che «voci critiche si sono levate da parte dell’assemblea», le quali
«hanno rimproverato il comitato per aver agito troppo tardi e con una politica
di informazione non sufficientemente chiara». Dopodiché, nel comunicato viene
citato il presidente di Unitas Mario Vicari, il quale ha spiegato la posizione
del comitato e ricostruito la vicenda. «C’è innanzitutto vicinanza alle vittime
e la volontà di collaborare pienamente con l’inchiesta amministrativa in corso,
che è stata lanciata dal nostro comitato e recentemente presa in mano dal DSS».
Chi ha subito torti o molestie, ha detto il presidente, «può rivolgersi
all’istanza esterna che sta conducendo l’inchiesta, come d’altra parte già
comunicato nelle scorse settimane a soci, utenti, personale e volontari». Per
quanto riguarda la tempistica dell’azione del comitato, Vicari ha ricordato le
azioni intraprese al momento dell’emersione del caso, che sono sfociate
nell’apertura dell’inchiesta e nell’introduzione del regolamento interno su
mobbing e molestie. «L’inchiesta deve fare il suo corso e riguarda anche
l’agire del comitato presente e passato. Quando avremo conoscenza dei
risultati, li analizzeremo e prenderemo le misure necessarie, oltre a convocare
un’assemblea per informare socie e soci». Infine, il presidente Vicari ha «sottolineato che mai
la qualità delle prestazioni a favore degli utenti è stata intaccata, come ha
d’altra parte riconosciuto esplicitamente il Consiglio di Stato nel rispondere
a un’interpellanza parlamentare».
Le risposte del Governo
Proprio dalle risposte del Governo a due interpellanze, sono
giunte negli scorsi giorni le ultime novità riguardo alla vicenda. Nelle
risposte, il Governo ha fatto un po’ di chiarezza su alcuni aspetti. In primis,
veniva chiesto all’Esecutivo se ritenesse opportuno che l’audit sulla vicenda
venisse commissionato e pagato da Unitas stessa. L’associazione, infatti, lo
scorso marzo ha affidato a una legale indipendente degli approfondimenti sulla
vicenda. A questo proposito, il Governo spiega che «la Divisione dell’azione
sociale e delle famiglie (DASF) ha giudicato non opportuno che il mandato
sopracitato fosse conferito direttamente dall’esecutivo dell’associazione, in
ragione del fatto che lo stesso prevedeva anche la verifica dell’operato del
Comitato, di tutti i suoi organi e delle rispettive figure di riferimento». E
per questo motivo «la DASF è intervenuta presso l’associazione chiedendo di
interrompere quanto avviato» e «dopo un’analisi dei contenuti del mandato e in
considerazione di quanto già intrapreso dalla specialista, ha
chiesto di adeguare i contenuti e le finalità del mandato e ne ha assunto il
conferimento». Insomma, ora l’audit è nelle mani della Divisione e non più in
quelle dell’associazione.
Il Governo ha pure chiarito che almeno per il momento non intende mettere in discussione i finanziamenti pubblici all’associazione (circa 2,5 milioni di franchi per il 2022). «Al momento attuale - si legge nella risposta all’interrogazione - non vi sono elementi concreti per affermare che la vicenda recentemente venuta alla luce possa avere delle conseguenze dirette sulla qualità delle prestazioni e dei servizi erogati all’utenza». E quindi il Governo «valuterà l’adozione di eventuali provvedimenti a dipendenza dell’esito del mandato d’inchiesta indipendente».
Riguardo, invece, alla richiesta di dimissioni del comitato di Unitas e dei consigli di fondazione, l’Esecutivo cantonale spiega di aver «preso atto della richiesta formulata da parte di alcuni volontari, soci e utenti e ritiene che la stessa debba essere valutata dall’Assemblea dell’associazione, organo competente per la nomina del comitato e al quale è stata indirizzata la richiesta». Infine, il Governo ha fatto pure chiarezza sulle dimissioni dell’uomo accusato della vicenda, spiegando che «la persona (...) ha inoltrato le dimissioni dalla Fondazione Unitas a fine marzo 2022» e «le stesse sono state ratificate dal Consiglio di Fondazione a inizio aprile 2022».