Uno dei fattori dello sviluppo è l’innovazione tecnologica

Ci sono novità in arrivo per quanto riguarda la Legge sull’innovazione economica (LInn), che potrebbero essere di aiuto alle PMI ticinesi in un momento contraddistinto da forti incertezze sia sul piano nazionale sia su quello internazionale. Dal prossimo anno, le piccole e medie imprese che si appoggeranno a istituti di ricerca riconosciuti da Innosuisse per progetti di innovazione applicata (prodotto, processo o servizio) avranno a disposizione una misura cantonale in più, prevista dall’Ufficio per lo sviluppo economico (USE). Si tratta di un sostegno finanziario pari al 25% dei costi del mandato di ricerca, per un importo massimo di 50 mila franchi per progetto. Inoltre, per gli anni 2026 e 2027 è previsto l’innalzamento del limite annuo del sussidio per chi partecipa a fiere specialistiche da 20 mila a 50 mila franchi.
Le novità sono state presentate al Campus Est di USI-SUPSI a Lugano nell’ambito dell’evento «Innovazione made in Ticino». Erano presenti il consigliere di Stato Christian Vitta, direttore del DFE; Valesko Wild, capoufficio dell’USE; Luca Gambardella, prorettore per l’innovazione e le relazioni esterne dell’Università della Svizzera italiana; Emanuele Carpanzano, direttore ricerca, sviluppo e trasferimento della conoscenza della SUPSI, e Nicoletta Casanova, presidente dell’Associazione industrie ticinesi.
«L’attuale contesto globale è molto complesso», ha spiegato Christian Vitta. «Guerre e dazi statunitensi non aiutano le imprese che esportano. Se a questo si aggiungono anche il rafforzamento del franco e l’aumento dei costi delle materie prime, il risultato è una situazione di instabilità per le imprese». Per questa ragione – ha aggiunto il consigliere di Stato – «l’innovazione diventa un fattore chiave per favorire l’evoluzione del tessuto economico verso attività capaci di creare opportunità lavorative di qualità e di alimentare un circolo virtuoso a favore della crescita economica del Cantone Ticino».
È per questa ragione che la LInn è stata rafforzata con le novità accennate all’inizio: stimolare il trasferimento tecnologico tra i centri di ricerca e le imprese; favorire l’internazionalizzazione delle aziende.
La prima – ha spiegato Valesko Wild – permette di rafforzare la fase iniziale dello sviluppo progettuale, in particolare a favore delle PMI che operano in una fase mediana di tecnologia (medium-tech) e che hanno esigenze di innovazione perlopiù incrementale e di processo.
La nuova misura potrà essere concessa alle imprese che soddisfano i criteri d’entrata stabiliti dai decreti esecutivi concernenti i criteri salariali e quelli di occupazione residente e che decidono di affidare un mandato a uno o più centri di ricerca, per un importo massimo di 50 mila franchi per progetto. Il sostegno sarà concesso tramite procedura agevolata, ossia previa verifica dei criteri d’entrata e valutazione della conformità della richiesta, mentre il periodo di monitoraggio sarà limitato a due anni o, al più tardi, all’anno in cui avviene la liquidazione del sussidio. Le due misure trovano la necessaria copertura finanziaria all’interno del credito quadro nell’ambito della LInn approvato dal Gran Consiglio nel mese di dicembre 2023.
È stata altresì ampliata la misura della LInn che prevede un sostegno per la partecipazione a fiere specialistiche, così da sostenere ulteriormente le aziende nell’internazionalizzazione (da 20 mila a 50 mila franchi). «Nell’attuale contesto globale si tratta di un aiuto concreto per favorire la diversificazione dei mercati e ridurre la dipendenza da singoli mercati».
Le novità nell’ambito della LInn sono state presentate presso il Campus Est USI-SUPSI di Lugano. I due atenei sono infatti attori centrali dell’ecosistema dell’innovazione ticinese. Esempi concreti sono stati portati da Luca Gambardella, prorettore per l’innovazione e le relazioni aziendali dell’USI, ed Emanuele Carpanzano, direttore ricerca, sviluppo e trasferimento della conoscenza della SUPSI. Nicoletta Casanova, presidente dell’AITI, ha ribadito che la collaborazione tra accademia e imprese rappresenta una delle chiavi del successo del modello ticinese, che figura tra le prime 10 regioni più innovative d’Europa e al secondo posto in Svizzera, dopo Zurigo, secondo uno studio della Commissione europea sull’innovazione digitale.
