Beni culturali

Uno dei pochi edifici di pregio degli anni '60 a Lugano

Il Consiglio comunale spinge per una tutela della palazzina in via Motta firmata dall’architetto Pagnamenta, ritenendola raro esempio di buona architettura del periodo - Ma il Municipio non vede aspetti particolari per cui meriti protezione
©Chiara Zocchetti
Federico Storni
07.08.2025 20:45

Il Consiglio comunale di Lugano ha dato mandato al Municipio, entro un anno, di rivalutare alcuni edifici per eventualmente proporne una tutela quale bene culturale che finora è stata esclusa. Fra di essi vi è la residenza al Ronco in via Motta. Ecco perché.

Carino, ma non basta

La palazzina è probabilmente uno fra gli edifici di più recente costruzione di cui viene prospettata la tutela a Lugano. A costruirla fu l’architetto Sergio Pagnamenta nel 1967 su commissione dell’immobiliarista Achille Bianchi. Pagnamenta si occupò soprattutto di edifici scolastici e palazzi per uffici (scuole di Trevano, parte sud, palazzina delle scienze di fianco al Liceo 1 e prossima alla demolizione) ma non disdegnò nemmeno gli edifici residenziali, come la casa torre di Pregassona. Per il Municipio l’edificio in via Motta «è rappresentativa dello sviluppo del tessuto urbano dal punto di vista residenziale, avvenuto a partire dal secondo dopoguerra sul pendio sopra Via Nassa», ma «non vi sono aspetti particolari che portino a identificare il contesto come un aspetto a favore di una tutela» della palazzina di Pagnamenta, benché si inserisca «in maniera coerente con il contesto».

I benefici di una tutela

Di diverso parere il Consiglio comunale, e di tutti gli oggetti che stiamo presentando è forse quello per cui le visioni di Esecutivo e Legislativo differiscono maggiormente: «È uno dei pochi edifici residenziali di pregio architettonico di questo periodo storico a Lugano - si legge nelle argomentazioni sposate dal Consiglio comunale. - Inoltre, esso si presenta oggi nel suo stato originale e in buono stato di conservazione. Stupisce pertanto che il punteggio della scheda di valutazione non riconosca le qualità storiche e architettoniche dell’edificio, né tantomeno il valore aggiunto del suo inserimento nel contesto».

Inoltre, «l’edificabilità del fondo è già stata ampliamente sfruttata, e dunque non vi è un rischio immediato che l’edificio venga demolito. Viceversa, una sua tutela favorirebbe un risanamento di qualità, che ne preservi le caratteristiche architettoniche e costruttive originali e l’unitarietà dell’insieme».

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