Il caso

Uno sparo nella notte, ma la vittima non parla

Fatto di sangue tra domenica e lunedì: un 33.enne è stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco al braccio – Sono stati i sanitari ad allertare la polizia ma per ora le esatte dinamiche dei fatti restano da chiarire
©Chiara Zocchetti
Nico Nonella
12.09.2022 18:15

Nessuno, nel quartiere, ha sentito o visto nulla. Eppure, le macchie di sangue ancora visibili nel quartiere Bomborozzo a Massagno parlano chiaro: qualcosa di grave, nella notte tra domenica e lunedì, è successo. Le tracce, più evidenti in alcuni tratti ed evidenziate con dei cerchi bianchi sull’asfalto numerati da 1 a 10, portano da via Nosedo e terminano in via Lisano, a pochi metri da un bar. Nessun dubbio: i rilievi della polizia indicano che si è trattato di un fatto di sangue: e in effetti un 33.enne – la notizia è stata anticipata oggi dalla RSI e ci è stata confermata dalle autorità – è stato raggiunto al braccio da un colpo d’arma da fuoco. L’uomo non ha riportato ferite gravi e il colpo, esploso da un’arma di piccolo calibro – si presume una calibro .22 – è partito da un’automobile che stava transitando in zona. La polizia è attualmente alla ricerca di chi ha sparato, e attorno alle 3 di notte diversi agenti sono stati visti sul posto, torce in mano. Molto probabilmente alla ricerca del o dei bossoli esplosi dall’arma.

Le esatte dinamiche dei fatti rimangono da chiarire e stando all’emittente di Comano il ferimento del 33.enne non sarebbe casuale. Una tesi rafforzata dalle informazioni da noi raccolte: la vittima, un cittadino rumeno residente nella zona, si è recata al pronto soccorso dell’Ospedale Civico in taxi dopo essere stata ferita e senza allertare la polizia, che è stata chiamata dal personale sanitario una volta appurata la presenza di una ferita di arma da fuoco. Da quanto ci risulta, nel corso del primo interrogatorio l’uomo non ha collaborato con gli inquirenti. Un comportamento che farebbe presumere – ed è una delle piste che stanno battendo gli inquirenti – che il 33.enne potrebbe conoscere il o gli aggressori.

Da Solduno ad Agno

Quello della scorsa notte è il terzo fatto di sangue collegato all’uso di armi da fuoco in Ticino a distanza di quasi un anno. Lo scorso 7 agosto un 49.enne di Rovio aveva sparato al figlio ad Agno con un fucile calibro .22. A scatenare la sua furia sarebbe stata una somma di ottanta mila franchi che il giovane avrebbe sottratto alla nonna. È accusato di tentato assassinio. Era invece il 25 luglio quando un 51.enne italiano aveva ucciso a Cantello il nuovo compagno della ex fidanzata prima di dirigersi a Stabio in una spericolata corsa in automobile. Lì aveva sparato anche alla donna – una 45.enne italiana che lavora alle Terme di Stabio e che fortunatamente era sopravvissuta – prima di togliersi la vita. Il 21 ottobre dello scorso anno, infine, un 20.enne confederato aveva sparato all’ex ragazza, una 22.enne ticinese di Solduno, ferendola gravemente con un fucile caricato a pallettoni. Non è invece legato a un’arma da fuoco, ma il fatto di sangue di Ponte Tresa del 23 agosto ha fatto parecchio scalpore per le dinamiche. Due dipendenti del Bar San Marco avevano aggredito un avventore, che era entrato nel locale, dal quale era stato diffidato, tenendo un comportamento sopra le righe. Il 48.enne gestore lo aveva preso a calci e pugni, ferendolo gravemente alla testa. Il tutto, ne avevamo riferito lo scorso 24 agosto, ripreso dalla videosorveglianza. Attualmente è accusato di tentato omicidio intenzionale.

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