«Uno stabile dal costo esorbitante che non risolverà alcun problema»

L’acquisto dello stabile EFG per insediarvi la cosiddetta «cittadella della Giustizia» è un progetto dai costi esorbitanti e che non risolverà i problemi del settore. Meglio sarebbe investire nelle risorse umane.
Sono questi, in estrema sintesi, gli argomenti principali messi sul tavolo dal comitato contrario al credito da 76 milioni per l’acquisto di Palazzo EFG a Lugano (a cui si aggiungono 6,4 milioni per la progettazione della sua ristrutturazione) sul quale i ticinesi si esprimeranno alle urne il prossimo 9 giugno.
Un comitato – composto da UDC, Verdi, Avanti con Ticino&Lavoro ed HelvEthica – che proprio oggi è sceso in campo in vista della votazione con uno slogan molto semplice: «Basta sprechi! - No all’acquisto dello stabile EFG».
Tra soldi e risorse umane
«È una palla di neve che rotolando si trasformerà in una valanga». Con questa metafora la deputata UDC, Roberta Soldati, ha voluto in prima battuta descrivere l’intera operazione. E questo perché, ha rilevato la democentrista, «seppur apparentemente il decreto sembrerebbe essere circoscritto all’acquisto del palazzo, in realtà questo primo credito a cascata porterà poi ad ulteriori crediti inscindibili tra loro», ad esempio per la ristrutturazione dell’attuale Palazzo in via Pretorio. Tutto ciò, per un importo totale di circa 224 milioni di franchi, «dove potranno esserci sforamenti nell’ordine del 25%, con costi aggiuntivi per 54 milioni. E se tutto va bene la cittadella della Giustizia vedrà la luce tra 15 anni. Senza dimenticare che il nuovo palazzo avrà dei costi di manutenzione, oggi quantificati in 2,7 milioni all’anno». Insomma, per Soldati, e per l’UDC, «questi prezzi sono semplicemente esorbitanti». È un dato di fatto, ha aggiunto la granconsigliera, «che l’attuale Palazzo abbia bisogno di interventi, ma ciò non significa che non si possano contenere i costi». Ma non solo. Anche Soldati, così come tutti gli altri presenti alla conferenza stampa, ha sottolineato l’importanza di investire prima nelle persone, e poi nelle strutture. «Da molti anni la Giustizia è in sofferenza», ha affermato citando a titolo d’esempio la pretura penale e la magistratura dei minorenni. «E i milioni che potrebbero essere risparmiati con questo progetto, potrebbero essere investiti per le vere esigenze della Giustizia». Il discorso, dunque, «deve essere più ampio», poiché «l’acquisto dello stabile è uno spreco di denaro che non considera le reali necessità della Giustizia, oltretutto in questo periodo in cui si chiedono sacrifici ai cittadini».
Sulla stessa linea anche la co-coordinatrice dei Verdi, Samantha Bourgoin. «Sarebbe più saggio investire nei mattoni umani che costituiscono l’impalcatura della Giustizia, anziché nei mattoni» veri e propri. La deputata ecologista ha poi aggiunto un altro argomento, questa volta riguardante l’indipendenza della Giustizia. Già, perché nel progetto della futura «cittadella» è previsto che la Corte di appello e revisione penale (CARP), oggi situata a Locarno, venga trasferita a Lugano. Ma, ha fatto notare Bourgoin, «è chiaro che un giudice che deve giudicare il lavoro di un altro giudice è meglio se non lo frequenti in ogni momento della giornata, sotto lo stesso tetto».
A tornare a parlare di soldi è poi stata la deputata di Avanti con T&L Amalia Mirante, che ha voluto smontare «la favoletta secondo cui le spese per gli investimenti sono tutte buone»: «Questo investimento è troppo costoso, non tanto per lo Stato, ma per i cittadini di questo cantone che saranno chiamati a pagarlo». Si tratta, ha aggiunto Mirante, di «un quarto di miliardo di franchi, ma solo sulla carta. Perché non dimentichiamo che da quando si inizia a pensare di fissare il primo chiodo a quando l’opera è realizzata i costi sono sovente stralievitati. E questo succede sempre nell’ambito degli investimenti pubblici». Ma soprattutto, ha affermato la deputata, considerata questa importante cifra «è veramente possibile che non ci sia un’alternativa valida? È possibile che a Lugano non ci sia la possibilità di costruire ex-novo uno stabile per un costo minore?». Anche perché, ha chiosato Mirante, «la Giustizia non ha bisogno di uno stabile prestigioso, ma di uno stabile idoneo, moderno e funzionale ai compiti che deve assolvere».
Il deputato di HelvEthica Roberto Ostinelli è poi tornato a sottolineare l’aspetto umanistico della questione, ricordando i recenti problemi emersi al Tribunale penale cantonale e sottolineando il fato che «non sarà certamente un palazzo più prestigioso a sistemare tutti questi problemi». Senza fronzoli, infine, la conclusione affidata al deputato UDC ed ex procuratore federale Pierluigi Pasi, che ha definito il progetto «assolutamente senza senso»: «È sbagliato pensare di risolvere i problemi partendo dal tetto, anziché dalle fondamenta della Giustizia». Per questo motivo, ha chiosato, «è doveroso dire stop a questo progetto senza senso per trovare una soluzione davvero adeguata per risolvere tutte le problematiche evocate dai colleghi».