La polemica

«Va bene la solidarietà comunale, ma servono regole per chi ne beneficia»

Il sindaco di Lugano Michele Foletti: «Abbiamo chiesto al Cantone l’introduzione di regole per i Comuni che beneficiano delle spese di trasferimento, ma ci è stato risposto di no» – Un esempio: la Città versa 60 milioni per case anziani e spitex, ne tornano la metà
©CdT/Chiara Zocchetti
Federico Storni
26.10.2023 17:30

«Lugano non rinuncerà a essere solidale con gli altri Comuni, ma se esserlo pesa per il 40% sulle nostre spese forse si è arrivati un po’ troppo in là, specie se chi riceve questa solidarietà non fa sforzi per contenere le proprie spese». Parole del sindaco Michele Foletti pronunciate durante la presentazione del Preventivo 2024 cittadino. Il tema è noto, altrettanto le lamentele di tutte le forze politiche cittadine al riguardo. Due lo novità: come viene impiegata la cifra che la Città verso al Cantone per l’assistenza sanitaria (case anziani e spitex) e il fatto che la Città abbia chiesto che chi da questo sistema riceva, poi debba mettere in atto misure di contenimento della spesa. «Ma il Consiglio di Stato non ha voluto introdurre questi cambiamenti».

«Serve lungimiranza»

Partiamo dalle cifre. Lugano, ha detto il sindaco, gira al Cantone ogni anno una sessantina di milioni per l’ambito sanitario citato in precedenza. Una metà «torna» sul territorio (far funzionare le case anziani cittadine costa una ventina di milioni, il servizio spitex una decina), l’altra metà finisce altrove nel Cantone. A infastidire Lugano non è tanto il principio, ma il fatto che «il costo medio giornaliero per ospite delle case anziani cittadine è il più basso di tutto il Cantone, anche perché ci siamo impegnati per contenere le spese, e vediamo che i nostri soldi vanno a finanziare strutture che costano anche il triplo nel resto del Ticino. E non esiste alcun sistema cantonale che incentivi chi riceve a ottimizzare le spese». Ciò è vero, peraltro, anche in ambito perequativo (e qui la Città versa un’altra trentina di milioni). Secondo Foletti questo è anche il motivo per cui si fatica con le aggregazioni: «I Comuni vedono che i soldi arrivano comunque e non sono incentivati a unirsi e ottimizzare le risorse».

Il tema è uno di quelli da affrontare nell’ambito della cosiddetta riforma Ticino 2020 ma, come visto, al momento non sono previsti cambiamenti, malgrado gli sforzi della Città. Semmai la battaglia sarà da combattere in Gran Consiglio, ma Foletti non si fa troppe illusioni: «A versare è la minoranza, e la maggioranza dei granconsiglieri risiede in Comuni che da questo sistema ricevono. A meno di una grande lungimiranza è improbabile che dal Legislativo cantonale arrivino nuove regole».

Uscirne non sarà quindi facile. Ancora Foletti: «Ci vorrà un vero dibattito politico, perché non si può andare avanti in questo modo. Ma probabilmente ne usciremo solo in caso di una grossa crisi, quando non ci saranno più soldi».