Val Mara senza la val Mara? Le tre vie dopo il no di Arogno

Val Mara di nome ma non di fatto. Il no di Arogno all’unione con Rovio, Maroggia e Melano ha creato un paradosso geografico - il toponimo scelto per il nuovo Comune è Val Mara, ma la val Mara è in gran parte su territorio di Arogno - e soprattutto un nodo politico: come proseguirà il progetto? Tre opzioni:_abbandonare la fusione, portarla avanti solo con i Comuni favorevoli o includere anche quello contrario. La palla è nel campo del Governo, che poi la passerà al Gran Consiglio. Il precedente di Sessa (si veda la scheda a lato) dà speranza ai favorevoli.
Mediamente stravince il sì
Trentaquattro, ad Arogno, le schede di differenza fra i contrari (278)_e i favorevoli (244). Poche ma non pochissime, dati che i votanti sono stati 532 su 754 aventi diritto. Più il Comune è piccolo, più ogni preferenza pesa. Negli altri paesi i distacchi sono stati più ampi e di senso opposto: a Rovio 246 a 144, a Melano 353 a 179 e a Maroggia 155 a 90. Netta anche la vittoria del nome Val Mara, che ha prevalso su Basso Ceresio per 1.030 voti a 472 (solo Melano, non sentendosi montana, ha preferito il secondo). Complessivamente i favorevoli alla fusione hanno prevalso con il 59% delle schede.
«Come si fa a essere così...»
Corrado Sartori sapeva che sarebbe stata una battaglia all’ultima scheda. «Fa niente... per l’amor di Dio - relativizza il sindaco - ora chi non ha voluto la fusione prenderà in mano la bacchetta del direttore d’orchestra». Parole che sanno di addio: non ci sarà alle prossime elezioni? «Non lo so, è presto per dirlo. Vediamo cosa deciderà il Gran Consiglio». Guardando ancora più avanti, Sartori si dice preoccupato per la salute finanziaria di Arogno: «La nostra capacità di autofinanziamento non durerà ancora per molto. L’aggregazione ci avrebbe anche portato dei benefici fiscali: non capisco come si fa a essere così... - Sartori si trattiene - ...da rinunciare a questi benefici. In generale era un’occasione che la gente non ha voluto cogliere». Perché? «Ha prevalso l’argomento della storia e dell’identità di Arogno, ma dobbiamo guardare avanti. Infatti i giovani erano quasi tutti favorevoli. In ogni caso accettiamo il responso delle urne». Accetterebbe anche un’eventuale fusione coatta? «Mi rimetto alle scelte del Parlamento, che deciderà se possiamo andare avanti da soli o se è meglio anticipare i tempi».
«In futuro forse, ma dal basso»
Celso Tantardini, già sindaco di Arogno, era fra i contrari più convinti. «Il risultato è stato in bilico fino alla fine e non avrei saputo fare un pronostico. Sono molto felice che la popolazione abbia detto no:_significa che l’amore per questo paese esiste ancora e che la sua storia è rispettata». Quanto alla possibilità di una coatta, l’ex sindaco è fiducioso: «Sia il consigliere di Stato Gobbi, sia il capo degli_Enti locali_Della Santa hanno detto che questa non è un’aggregazione di necessità». È comunque immaginabile che un’altra proposta aggregativa possa presentarsi in un futuro non troppo lontano. «Può darsi - ammette Tantardini - ma vorrei che fosse un progetto nato dal basso, non calato dall’alto come questo, che in pratica è stato allestito dai sindaci ed è ormai già fatto e finito, ma senza garanzie dal punto di vista finanziario». L’ex sindaco conclude cercando di smorzare eventuali polemiche. «Ho sempre detto che con il no avremo la possibilità, un domani, di discutere insieme un progetto migliore, mentre il sì avrebbe tagliato qualsiasi possibilità».
Una legislatura interminabile
Sul destino del progetto, i sindaci degli altri Comuni sono prudenti. «Per ora non mi sbilancio - dice il sindaco di Rovio Riccardo Costantini - Sono contento per il risultato raggiunto qui, mentre ad Arogno mi aspettavo che fosse risicato». Per il collega di Maroggia Jean-Claude Binaghi, l’importante è che l’aggregazione vada avanti. «A tre o a quattro lo dirà il Gran_Consiglio. Personalmente non sono a favore delle soluzioni coatte». «Fermare tutto no - concorda il sindaco di Melano Daniele Maffei - Sull’inclusione o meno di Arogno bisogna riflettere; faremo le nostre osservazioni». Per i Comuni che hanno votato sì, fra l’altro, il Governo valuterà di prolungare la legislatura degli organi in carica, «prescindendo dal rinnovo previsto il prossimo aprile».