Dogane

Varcare il confine è troppo facile?

Il Consiglio di Stato auspica maggiori controlli alla frontiera fra Italia e Svizzera: la posizione dell’Amministrazione federale delle dogane
© CdT/Gabriele Putzu
Marcello Pelizzari
11.01.2021 18:25

Il Consiglio di Stato, nel suo comunicato odierno, fra le altre cose ha esortato nuovamente il Consiglio federale a introdurre «maggiori controlli alla frontiera tra Italia e Svizzera» e a «dichiarare lo stato di situazione straordinaria». Il perché è presto detto: tramontata la prima ondata, dal 15 giugno la Svizzera garantisce la libera circolazione all’interno dell’area Schengen. Tradotto, chi volesse andare in Italia deve semplicemente controllare le norme in vigore nel Paese d’entrata. Quindi, nello specifico, districarsi fra i colori delle Regioni italiane e le relative restrizioni. E anche per gli italiani, al di là delle ragioni lavorative, venire in Ticino non è certo un’impresa. Insomma, per il governo ticinese il confine è troppo morbido e permeabile. Un invito a nozze per il coronavirus (e non solo).

«Durante la prima ondata – sottolinea la portavoce dell’Amministrazione federale delle dogane (AFD, ndr) Donatella Del Vecchio – abbiamo vissuto un periodo di eccezione. Il Consiglio federale aveva dichiarato la situazione straordinaria e poi aveva imposto delle restrizioni alle condizioni di entrata in Svizzera. L’AFD aveva quindi proceduto, oltre ad un controllo sistematico, a indirizzare il traffico unicamente sui valichi maggiori. Dal 15 giugno, questa situazione straordinaria è venuta a cadere ed è stata ripristinata la libera circolazione». Tradotto bis, un ticinese che riuscisse (anche sfruttando la pigrizia delle autorità italiane, spesso assenti ai valichi minori) a varcare il confine potrebbe, qualora non incorresse in controlli su territorio italiano, rientrare in Svizzera anche con acquisti e spesa alimentare. Senza incorrere in multe, proprio in virtù della libera circolazione. Certo, vale il solito monito: superata la franchigia, bisogna dichiarare quanto acquistato. Ma vale soprattutto la raccomandazione del Consiglio federale, tuttora in vigore, che invita le persone a non spostarsi se non per motivi strettamente necessari. E la spesa oltreconfine, va da sé, non lo è al di là delle restrizioni italiane e nello specifico lombarde.

«Durante la situazione straordinaria – conclude Del Vecchio – effettuavamo controlli sistematici mentre ora siamo tornati a farli in base all’analisi dei rischi e a campione. Se prima sanzionavamo il turismo degli acquisti perché era previsto dall’ordinanza COVID-19, dal 15 giugno non possiamo farlo».

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