Verso la chiusura del Giubileo, la lettera di Alain de Raemy

Con l'ormai prossima chiusura del Giubileo, l’amministratore apostolico della diocesi di Lugano, monsignor Alain de Raemy, ha pubblicato una lettera post giubilare dal titolo «Il giubileo per un’altra strada». Con il testo, viene lanciata ufficialmente anche la proposta di un cammino comune diocesano, dal titolo: «Ripartire da Cristo, insieme».
Di seguito, la lettera integrale.
Il giubileo per un’altra strada
Lettera post giubilare dell’Amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, Mons. Alain de Raemy, Vescovo
A tutte e tutti in diocesi: la Pace sia con voi!
Ripartiamo da Cristo,
insieme!
Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché
giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la
stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino
con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni
e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare
da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. [Mt 2,9-12]
Il Giubileo è stato in diocesi una variegatissima occasione di scoperte delle tante «stelle» che ci precedono e ci guidano sul territorio diocesano. Abbiamo provato, come i magi, gioie grandissime. Ma anche percepito indicazioni verso strade nuove. Come i magi, abbiamo aperto i nostri scrigni e ci sono state svelate le nostre tante ricchezze: oro di disponibilità, incenso di spiritualità e mirra di carità. Ci siamo anche confrontati con la povertà dei nostri mezzi e il calo della partecipazione. Eppure, con gli occhi della fede, abbiamo visto, anche in mezzo alla precarietà, il bambino con sua madre. L’annuncio del Vangelo è sempre di attualità: il bambino, nato in assoluta povertà, crescerà e si fortificherà (cfr. Lc 1,80). E noi, come magi del nostro tempo, non torniamo più come eravamo prima: altre strade diventano possibili anche per noi. Ripartiamo da Cristo, insieme!
Con tanta speranza vissuta
Toccante è stato il momento di intima condivisione con le famiglie e in
particolare con i genitori in lutto. Hanno testimoniato di aver trovato aperta
la porta delle nostre comunità e dei loro pastori. Ma talvolta alcune porte
sono purtroppo rimaste freddamente chiuse, dolorosamente indifferenti… Dobbiamo
aprire nuove porte di presenza e di speranza per chiunque soffre.
L’accoglienza
della disabilità nelle nostre comunità è stata anche richiamata come segno di
una necessaria integrazione che non sempre viene vissuta fino in fondo in
semplicità.
La presenza di tanti cattolici nel mondo educativo, e non solo
nell’istruzione religiosa a scuola, si è manifestata durante il loro giubileo
come uno straordinario potenziale di attiva testimonianza da condividere in
modo molto più solidale.
I numerosi volontari nella catechesi, nei ministeri
istituiti, nelle opere di carità, nel servizio all’altare, nelle confraternite
e negli ordini equestri, nei cori e nelle bande, hanno avuto modo di far
risuonare la loro gioia nella fede, ma anche il loro bisogno di un più grande
sostegno e di un costante aggiornamento.
Le persone consacrate e le
comunità religiose di vita apostolica hanno celebrato il loro giubileo come una
chiamata da testimoniare e le comunità di clausura ci hanno sempre
particolarmente e silenziosamente accompagnati. E qui non posso tacere la mia
gioia per i voti di professione religiosa che pronuncerà a metà gennaio la
giovane suor Maria Anselma del monastero di Claro, cresciuta in quello stesso
comune. Il silenzio chiama da vicino.
La vivacità della fede testimoniata nei
movimenti, di qualunque denominazione o sensibilità siano, ha colpito il cuore
di tutti i partecipanti al loro giubileo: «Anche se non parliamo lo stesso
linguaggio, ci capiamo, anzi ci siamo, tutti, in Cristo!». E questo non è altro
che la traduzione vivente del motto di Papa Leone «in illo uno, unum»:
nell’Unico siamo uno! Non stupisce che gli organizzatori dell’evento siano diventati
inseparabili amici.
Nessuno è tornato deluso dai pellegrinaggi: i due diocesani
a Roma e a Lourdes, il nazionale ad Einsiedeln e il presbiterale al Ranft da
san Nicolao. Inoltre, tanti hanno varcato le porte sante delle basiliche romane
durante i diversi pellegrinaggi organizzati a livello mondiale, ad esempio per
i giovani, per i diaconi o per le Équipe sinodali. Da quest’ultimo
pellegrinaggio la nostra Équipe diocesana reti pastorali e sinodalità è tornata
pronta a condividere l’esperienza vissuta a Roma.
Tanti hanno avuto modo di
approfondire anche qui, in loco, la loro fede. Alcuni in contatto con sportivi
cristiani di fama nazionale e internazionale, con operatori di pace, con
missionari venuti da lontano o con famiglie in cammino con altre famiglie.
Altri hanno rafforzato la loro fede fra loro, trovandosi o pellegrinando
insieme, in piccoli o grandi gruppi, come hanno fatto i nostri scout, i
poliziotti o i giornalisti e comunicatori. Anche i carcerati, i malati e
le persone anziane hanno avuto occasione di sentirsi parte del nostro comune
pellegrinaggio della speranza con momenti loro dedicati sia intra muros, sia
attraverso la radio.
Non sono state dimenticate le centinaia di consiglieri
parrocchiali. Affrontano sfide amministrative e finanziarie che potrebbero
scoraggiare più di uno! Un Gruppo di lavoro diocesano, che ho voluto
appositamente per loro, desidera incoraggiarli e sostenerli. Dopo aver
ascoltato tutti, di vicariato in vicariato, il Gruppo tornerà sul territorio
con proposte da condividere per l’immediato futuro. E qui va ricordato che
l’impegno dei nostri consiglieri parrocchiali non ha senso se non per Gesù,
annunciato, celebrato e vissuto anche nella gestione delle chiese, delle case
parrocchiali e dei beni delle comunità.
Per altre strade
Sì, carissimi fedeli
della diocesi di Lugano,
il Giubileo è stata davvero l’occasione di stupirci,
anzi di prostrarci, come i magi, davanti al Signore. Non si eroda il nostro
slancio, la nostra fiducia verso di Lui. Nessun Erode ci fermerà, se rimaniamo
uniti a Lui e tra di noi. I magi ci indicano la via: ripartire da Cristo,
insieme. Dopo l’eccezionale incontro con Gesù, i magi sono tornati alla loro
vita quotidiana, insieme, ma per un’altra strada. Anche a noi tocca adesso
trovare altre strade che esprimano l’Amore di Gesù, a null’altro paragonabile.
Per un tale Amore, non c’è un solo modo di fare. Nella storia bimillenaria
della Chiesa, non è mai mancata la fantasia dello Spirito. Ma se mancano la
solidarietà e l’unità, l’Amore non ci sarà. «Siate una cosa sola», ci esorta
Gesù. Dobbiamo ripartire da Cristo, insieme, arricchendoci a vicenda
dell’amore di Cristo per me e per te – Dilexit nos e Dilexi te – senza ombra
d’eccezione.
Carissime e carissimi,
avvicinandoci alla conclusione di quest’Anno
Santo della Speranza, mi vengono pian piano suggeriti ancora altri giubilei,
talvolta quasi con toni di rimprovero: come mai non è stato celebrato con i
fidanzati oppure con chi vive da solo senza aver scelto la sua condizione, o
con gli operatori sanitari o con i cristiani che s’impegnano in politica per il
bene comune? La mia prima reazione è stata: sì, peccato, sarebbe stato
significativo! Ma poi, pensandoci bene, mi vien da dire: ma non è proprio
questo uno dei primi frutti del Giubileo? La voglia di andare avanti! I magi
non sono rimasti fermi. La saggezza del Giubileo non è fatta per trattenerci un
attimo e poi tornare alla solita vita ordinaria. Il Giubileo è una porta
spalancata su Dio e, con Lui, verso il futuro, verso gli altri, insieme! Il
Giubileo è slancio verso un nuovo cammino. Anche l’attesa della scelta del
Vescovo ordinario della Diocesi di Lugano fa parte di questo fiducioso cammino.
Il Giubileo ci ha spalancato le porte del cuore non per tornare indietro ma per
uscire e andare in avanti, insieme, senza tralasciare né trascurare nessuno!
I magi si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono… E per un’altra strada… ripresero il viaggio.
Così sia!
Vi abbracci il
Signore che viene: buon santo tempo di Natale! E dopo aver incontrato Gesù nel
suo Natale, ripartiamo con lui, insieme.
Alain
Amministratore Apostolico della Diocesi di Lugano
