Genestrerio

Verso l’addio definitivo alla «diga» lungo il Laveggio

Nel lontano 2009 il Cantone avanzò l’idea di realizzare un bacino di laminazione lungo il fiume – Fu anche l’inizio di un nuovo modo di opporsi ai progetti ritenuti invasivi – Il Consiglio di Stato intende ora ritirare il vecchio messaggio
©Ti-Press / Francesca Agosta
Stefano Lippmann
16.08.2025 06:00

Con le sensibilità odierne, avremmo sicuramente pensato (quasi) tutti che quel progetto – in estrema sintesi – sarebbe stato troppo invasivo. Allora, invece, quella costruzione avrebbe probabilmente risolto diversi problemi, ma senza badare troppo all’ambiente. Dobbiamo fare un salto all’indietro sino al febbraio del 2009 quando il Dipartimento del territorio pubblicò un messaggio nel quale si chiedeva un credito di 2,4 milioni di franchi per la realizzazione di un bacino di laminazione nell’allora Comune di Genestrerio (oggi quartiere di Mendrisio) a «tutela della sicurezza idraulica del fiume Laveggio». In parole povere, in zona del Mulino fu prevista la realizzazione di un argine di chiusura. Una sorta di diga che avrebbe potuto trattenere i volumi d’acqua in caso di piena e quindi una «laminazione controllata del deflusso a valle» che avrebbe così neutralizzato l’aumento della portata del fiume. La realizzazione di questo manufatto, non si nascondeva all’epoca, sarebbe stata la soluzione migliore per «proteggere la rete viaria cantonale» (si faceva riferimento anche alla «futura continuazione della Stabio est-Gaggiolo») e gli edifici che si affacciano sul corso d’acqua.

Il bacino di laminazione, invero, non è mai stato realizzato. E mai si farà. Questo è l’intendimento del Consiglio di Stato che ha inserito all’ordine del giorno della seduta straordinaria del Gran Consiglio – che si terrà il 25 agosto a Palazzo dei Congressi a Lugano – il ritiro del messaggio di cui stiamo parlando.

Un primo banco di prova

Il progetto di realizzazione del bacino di laminazione, se vogliamo, è stata una sorta di spartiacque per il Mendrisiotto (e non solo). Un nuovo metodo di «opporsi» a progetti che rischiavano di sacrificare aspetti ambientali. Lo sa bene Ivo Durisch, che a quella lunga «battaglia» prese parte. Di più: fu anche la prima «palestra» delle persone che un anno più tardi – nel 2010 – crearono l’associazione Cittadini per il territorio.

«È stato il primo banco di prova del gruppo formato da persone provenienti dal territorio» ci racconta Durisch. Il riferimento è all’unione d’intenti tra diverse associazioni locali attive a quei tempi. «Ricordo che avevamo scelto una modalità sia comunicativa che di analisi del dossier che mettesse insieme tutte le tessere. Questo perché – rammenta il nostro interlocutore – solo con l’inoltro di un’opposizione non avremmo ottenuto granché». Una battaglia su più fronti, dunque: «Allestimmo un opuscolo informativo, ci fu comunicazione ai media e invitammo per un sopralluogo Marco Borradori» allora a capo del Dipartimento del territorio. «Cercammo di fare un’operazione di sensibilizzazione verso le istituzioni che erano deputate a valutare il progetto». Una campagna, Durisch lo definisce «un esperimento» che, a conti fatti, «è andato a buon fine. Il progetto è stato congelato e sono state valutate delle alternative». Una in particolare: l’allargamento (e rinaturazione) del corso d’acqua tra Genestrerio e Ligornetto di cui abbiamo ampiamente scritto nell’ultimo anno. Si opererà lungo un tratto di circa 600 metri lineari e, oltretutto, saranno inseriti contenuti paesaggistici e naturalistici. Un’idea che, però, sta facendo i conti con diverse opposizioni.

Quante battaglie

Il bacino di laminazione diede il proverbiale «la» all’attività di quella che sarà poi l’associazione Cittadini per il territorio. «Abbiamo iniziato a contrastare quelli che per noi erano progetti invasivi per il nostro territorio».

Gli esempi, in tal senso, non mancano: «Una delle grandi battaglie, secondo il mio punto di vista, fu la questione delle discariche di inerti. Nel Mendrisiotto ne furono previste diverse. Da una parte non erano compatibili con il territorio, dall’altra il settore dell’edilizia stava comunque cominciando a diventare più sensibile a una vagliazione degli inerti e v’era più sensibilità in materia di riciclo». Una su tutte, mai realizzata, è quella prospettata a Novazzano, a pochi passi dal confine con Bizzarone. Durisch cita anche l’opposizione in un’area prossima al Ceresio a Melano: «Sulla riva del lago era prevista una serie di case di lusso. Siamo riusciti a scongiurare l’edificazione di quella zona che oggi, stando alle valutazioni, potrebbe diventare (almeno in parte) un’area pubblica».

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