Via libera alla spesa in Italia: i supermercati fanno il botto

Per capire che qualcosa è cambiato, basta fare un giro nel parcheggio dei supermercati a pochi passi dal confine. Fuori dai centri commerciali di Lavena Ponte Tresa, ma anche di Montano Lucino e di Tavernola le auto targate Ticino sono tantissime. Dopo quasi un anno di restrizioni, Bennet, Iper e Coop hanno potuto riabbracciare i clienti svizzeri, che da mesi attendevano di poter tornare a fare la spesa in Italia senza più l’obbligo di dover mostrare un tampone negativo. E i risultati, anche i termini di fatturato, non si sono fatti attendere.
«Numeri strabilianti»
Il nostro viaggio per capire quale sia la situazione a una settimana dalla firma sull’ordinanza che permette di spostarsi liberamente fino a 60 chilometri dal proprio domicilio parte dalla Coop di Lavena Ponte Tresa, giusto a un paio di chilometri dalla dogana. «Lo scorso anno le perdite erano state consistenti, a doppia cifra, mentre dopo il primo fine settimana di riapertura totale del confine il dato delle vendite è strabiliante: +240%», ci dice Andrea Pertegato, responsabile della comunicazione di Coop Lombardia. «Ammetto che siamo rimasti sbalorditi anche noi. Rappresenta una prima storica e testimonia quanto le limitazioni legate al tampone abbiano influito sulle nostre vendite». La ripresa, grazie al ritorno della clientela elvetica, è confermata anche dall’Iper di Varese, anche se con cifre più contenute. «Il dato relativo al tax free aveva indicato una certa ripresa già un mese fa. Ma la vera crescita l’abbiamo registrata lo scorso weekend, con almeno un 15% in più», spiega Moreno Giuseppe Luparelli, direttore di Iper Varese. Nel supermercato di Varese, la clientela svizzera incide sul fatturato per il 15%. «È estremamente importante per noi, basti pensare che lo scorso anno abbiamo vissuto mesi complicati, con un calo del 50%». «Incoraggianti» vengono definiti anche i risultati delle tre filiali Bennet a ridosso del confine. Certo, la mancanza dei ticinesi nei punti vendita di Montano Lucino, Tavernola e Lavena Ponte Tresa si è fatta sentire, ma «nel frattempo abbiamo investito sulle ristrutturazioni e sul miglioramento del nostro sito web, integrando la piattaforma eCommerce e il nostro sito corporate per una nuova esperienza d’acquisto», ci conferma una portavoce.
Anche il Comasco sorride
Spostandoci nel Comasco, la situazione è identica. «Il ritorno dei ticinesi? Si è sentito, eccome», commenta Paolo Pillon, proprietario del supermercato Dpiù di Carlazzo, dopo la dogana di Gandria. «Siamo attorno a un +20% da quando è stato eliminato l’obbligo del test. La presenza dei ticinesi per noi è rilevante, ma lo siamo anche noi per loro. In molti ci hanno confidato di aver affrontato spese notevoli in questo periodo di limitazioni». Anche Marco Cassina, presidente di Federmoda Confcommercio Como, ha osservato «negli ultimi giorni un numero crescente di visitatori ticinesi, anche se non abbiamo assistito a una corsa frenata agli acquisti». «Per noi - prosegue - accogliere i clienti svizzeri è la normalità, non solo nel weekend, ma anche in settimana, visto che siamo a pochi chilometri dal confine. E si percepisce chiaramente quanto pesassero le limitazioni. L’obbligo del tampone rappresentava un grosso limite».
«Nessun tracollo»
Se i commercianti e i supermercati oltre confine fanno i conti con il ritorno della clientela ticinese, il settore in Ticino non intende alzare bandiera bianca. «È difficile dire come evolverà la situazione, ma ci auguriamo che buona parte della clientela che siamo riusciti a fidelizzare rimanga a fare acquisti in Ticino», commenta EnzoLucibello, presidente dell’Associazione dei grandi distributori ticinesi (DISTI). Preoccupati? Solo in parte, dice Lucibello: «Le restrizioni determinate dalla pandemia, e la chiusura delle frontiere, non potevano continuare per sempre. Quella che abbiamo vissuto nell’ultimo anno, insomma, non era una situazione normale. Il turismo degli acquisti è un tema che conosciamo bene e che ci ricorda ogni volta quanto sia importante avere condizioni quadro il più simili possibile a quelle della vicina Italia. Ad esempio, il fatto che i nostri negozi chiudano il sabato alle 18.30 oppure che restino chiusi la domenica è un fattore che influisce molto». La concorrenza con i supermercati italiani «non ci spaventa», aggiunge Lucibello. «Anche noi abbiamo punti di forza che ci consentono di tenere il nostro bacino di clienti, coccolandoli il più possibile».
Anche Lorenza Sommaruga, presidente di Federcommercio, si dice fiduciosa. «Sono convinta - spiega - che questo periodo difficile abbia permesso a molti commercianti di fidelizzare i clienti abituali e di trovare sinergie nuove». Negli ultimi giorni, i commercianti sembrano non aver risentito eccessivamente dell’allentamento delle misure per varcare il confine: «Le vendite non hanno subito alcun tracollo, anzi stiamo lavorando bene. Soprattutto grazie all’arrivo di molti turisti confederati, che mentre si trovano in Ticino ne approfittano anche per fare un po’ di shopping. Certo, questo non vale per tutti, e c’è chi ne ha risentito più di altri». In generale, però, secondo Sommaruga «è più che comprensibile la voglia di ritrovare le vecchie abitudini e la libertà a cui eravamo abituati. Si ha voglia di muoversi, magari anche solo di bere un caffè in una piazza che non sia quella a cui siamo abituati. Inoltre, ognuno ha il diritto di fare acquisti dove preferisce. Ciò non toglie che anche noi, come la vicina Italia, abbiamo bisogno di proseguire con il trend positivo di ripresa e speriamo che i nostri clienti ci sostengano».