Villa Heleneum può diventare la casa della cultura orientale

Far tornare Villa Heleneum un museo. Ma non solo un museo. Anche un centro di studi d’arte orientale, sede di rappresentanza ed eventi. Il simbolo di una Lugano cosmopolita, aperta, ma anche di una città che è - e lo è stata fin dal Risorgimento italiano - crocevia di persone e culture. E che museo. Villa Heleneum potrebbe presto accogliere una delle più grandi collezioni d’arte giapponese al mondo: quella di Jeffrey Montgomery, in ottimi rapporti con il direttore della Fondazione culture e musei Francesco Paolo Campione. Il collezionista vive a Lugano da oltre quarant’anni e da più di dieci collabora con il MUSEC (il Museo delle Culture).
Da un po’ si è consolidata l’idea che, qualora si trovasse una sede adatta, l’intera collezione potrebbe legare il suo destino a quello di Lugano attraverso un deposito permanente. Parliamo di opere che valgono svariate decine di milioni. Una soluzione ora c’è ed è appunto Villa Heleneum, già sede fino al 2016 del Museo delle culture. Ora è affittata dalla Città per matrimoni ed eventi.
Un centro di competenza
Data la rilevanza delle opere, la collezione è un elemento di attrazione di livello internazionale. Associata alle altre collezioni d’arte orientale che il MUSEC ha acquisito dal 2005, genererebbe un patrimonio tale da giustificare la nascita di un centro di competenza. Un centro capace di operare non solo in termini espositivi, ma anche a livello di documentazione, ricerca, formazione e attività di sviluppo.
La visione complessiva
Ma vediamo nel dettaglio ciò che si vuole realizzare nella cornice della villa affacciata sul Ceresio. Il progetto è già stato presentato negli scorsi mesi alla Città. Ora, passate le elezioni, occorre capire se la nuova compagine municipale sarà favorevole alla nuova destinazione d’uso dell’area. Il progetto (vedasi la scheda a lato) è sostenuto da un centinaio di influenti personalità del mondo della cultura, della politica e dell’imprenditoria ticinese ed è promosso, oltre che dal MUSEC, da Banca Stato, Fondazione Ceschin Pilone, Fondazione culture e musei, Franklin University, Hotel Splendide Royal e Società Navigazione Lago di Lugano. L’idea è quella di trasfomare l’Heleneum in una struttura polivalente che integri in modo organico una raffinata sede di rappresentanza (in cui per esempio incontrare le delegazioni straniere) in grado di mostrare la vocazione cosmopolita di Lugano. Ma si vuole anche creare un prestigioso ambiente per ospitare eventi.
Ma come detto si punta a realizzare soprattutto una sede per la Collezione Montgomery, uno spazio per esposizioni temporanee d’arte orientale (tradizionale e moderna) e altri eventi, un centro studi d’arte orientale, una biblioteca d’arte e una piccola foresteria per ospitare studiosi e artisti. Senza dimenticare i depositi delle opere d’arte orientale del MUSEC e gli annessi laboratori tecnici. Oltre alla villa farebbero parte della struttura polivalente il giardino botanico, le terrazze, la darsena e l’imbarcadero pubblico adiacenti.
Asia e cosmopolitismo
L’Ottocento è stato il secolo dell’espansione europea, il Novecento quello dell’americanizzazione e gli anni Duemila saranno ricordati come il «secolo dell’Asia». Con questa operazione Lugano aprirà per davvero una porta sull’Oriente.
«Per mantenere l’elevato livello di benessere materiale - spiegano i promotori, rappresentati dal direttor Campione - e la qualità di vita raggiunti rapidamente negli scorsi decenni, anche Lugano dovrebbe cogliere l’occasione fornita dalla grande trasformazione in corso. Pur mantenendo il suo profilo così fortemente europeo, la città dovrebbe cercare di agganciarsi al treno asiatico, diventare un dinamico partner dell’Oriente. Il settore più interessante, date le dimensioni e i caratteri della città, è probabilmente in tal senso il turismo culturale. Non soltanto per la sua solidità nel tempo e per la sua ottima redditività in termini assoluti, ma anche per la capacità di agire come vettore di una presenza che si può estendere progressivamente ad altri settori».
Ma sarebbe, per Lugano, un’occasione anche per ribadire le sua identità cosmopolita. Divenuta già nel Settecento una tappa del Grand Tour, la città ha saputo configurarsi come aperta e solidale, residenza di elezione di intellettuali, artisti e collezionisti alla ricerca di un rifugio dello spirito, ancora prima che di una confortevole sistemazione materiale. «Grazie allo sviluppo come importante centro finanziario e commerciale, tale carattere si è rafforzato negli ultimi cinquant’anni attraverso la presenza crescente di residenti stranieri attratti, oltre che da un’alta qualità della vita, anche dall’atmosfera internazionale della città e dalla fondamentale possibilità di mantenere il proprio stile di vita in un contesto soltanto apparentemente locale, ma in realtà sempre più globale».