Ville da salvare a Lugano: la STAN ne ha per tutti

Il destino delle ville Colombo di via San Gottardo ha riacceso la fiamma del dibattito sulla tutela degli edifici storici di Lugano. A «soffiare» ieri è stata la Società ticinese arte e natura (STAN) che si è opposta alla demolizione dei due edifici ai civici 7 e 9. La pubblicazione è scaduta e ora tocca al Municipio esprimersi. La Stan è contraria da diversi punti di vista. A livello giuridico sottolinea la mancanza di «documentazione grafica che mostri quale sarebbe l’annunciata ‘sistemazione a verde’ e come sarebbe la configurazione finale del ripido pendio su cui sorgono gli stabili». Il nocciolo della questione tuttavia è quello culturale, con l’associazione che evidenzia l’importanza di tutelare il comparto della Salita dei Frati: «Siamo al cospetto di un pregevole esempio di urbanistica signorile ispirata ai canoni inglesi della “città giardino”» scrive la STAN, che rende poi onore alla firma di Otto Maraini su una delle due ville: «Rispettare la maestria dell’architetto, ma anche quella degli artigiani che hanno permesso al disegno di materializzarsi, è un atto dovuto per assicurare un futuro a un glorioso passato».
Una promessa di sensibilità
A proposito di architetti, tra i proprietari della residenze di via San Gottardo figura la ex presidente della Società ingegneri e architetti Federica Colombo, a cui abbiamo chiesto qualche informazione in più su ciò che sarà. «Ad oggi non abbiamo un progetto definitivo, stiamo valutando gli scenari – spiega – Posso comunque dire che conosco la delicatezza del contesto e sono molto sensibile sugli stabili in questione: sono le case della mia famiglia. Dobbiamo capire cosa fare». La domanda di demolizione potrebbe essere quindi letta in tal senso: vedere qual è il margine di manovra. Colombo non esclude infatti che almeno una villa sia conservata, in particolare quella al numero 9, che ha mantenuto più dell’altra le sue fattezze originali.
Palla a Palazzo
Secondo un altro architetto, il presidente della STAN Benedetto Antonini, il fatto che edifici come le ville Colombo siano stati esclusi dalla lista dei beni degni di tutela è «increscioso». «E come queste ce ne sono parecchie – aggiunge – Stiamo lottando ad esempio in via Loreto, dove un’altra bella casa rischia di essere sostituita da un edificio estremamente aggressivo. Invece di fare architettura si misurano le distanze e si riempiono gli spazi fino ai limiti». Colpa degli architetti, dunque, o dei committenti che chiedono loro determinate geometrie? «Colpa di chi ha approvato il Piano regolatore – tuona il presidente – È degli anni ‘80 e non è più stato aggiornato». Un’occasione arriverà a breve: il Municipio vuole proporre una nuova variante per i sei edifici la cui tutela è stata annullata dopo il ricorso dei proprietari. L’appello della STAN, che sul tema nel 2014 ha lanciato un’iniziativa popolare a livello cantonale, è chiaro: bisogna approfittarne per inserire altri stabili nella lista. «La zona di via Dufour, ad esempio, è da salvaguardare – suggerisce Antonini – In generale, tra tutte le opere di architetti importanti da fine ‘800 fino alla seconda guerra mondiale, gran parte è da tutelare». Tribunali permettendo.