Werner Nussbaumer torna in aula

Si riapre oggi il processo in Pretura penale a carico del dottor Werner Nussbaumer, dopo la sospensione decisa dal giudice Siro Quadri lo scorso 23 ottobre per consentire alla Corte di reperire ulteriori complementi d’istruttoria.
Nussbaumer, rappresentato dall’avvocato Rossano Bervini, si è opposto al decreto d’accusa firmato nell’ottobre 2017 dal procuratore pubblico Arturo Garzoni che lo ritiene responsabile dei reati di maltrattamento di animali e di infrazione alla legge federale sugli stupefacenti. Nel primo caso, i fatti sono quelli relativi alla gestione della piccola fattoria che il dottore aveva a Gravesano tra il 2011 e la fine del 2013. Nel dicembre di quell’anno, a seguito delle segnalazioni di alcuni cittadini, l’Ufficio del veterinario cantonale sequestrò all’imputato due cavalli e altrettanti asini e lo denunciò per maltrattamenti. Fra i principali problemi individuati dall’autorità vi erano l’inadeguato approvvigionamento di foraggio e acqua per capre e pecore, asini e cavalli, l’insufficiente spazio a disposizione di questi ultimi nonché la mancanza di una recinzione e di un ricovero idonei, la scarsa pulizia di gabbie e recinti, la presenza di uno strato di paglia posato su feci e fango, la mancanza di acqua fresca di buona qualità in tutte le strutture, e l’assenza di posatoi e nidi nelle voliere e nel pollaio.
Al momento del sequestro Nussbaumer affermò di trovarsi in Nepal e di avere affidato la cura degli animali a una terza persona, e non escludeva di conseguenza l’esistenza di un complotto messo in piedi da imprecisati gruppi animalisti estremisti e dalle stesse autorità locali attraverso la stampa, all’unico scopo di screditarlo nella sua attività politica, soprattutto in relazione alla sua battaglia per l’uso terapeutico della canapa.
Il medico si oppone anche alla seconda accusa, quella di infrazione alla legge sugli stupefacenti per aver prescritto medicamenti in dosaggio e quantitativo troppo elevati a quattro pazienti tossicodipendenti o in cura metadonica, senza disporre della necessaria autorizzazione cantonale.