Xenia Peran: due anni con la condizionale

LUGANO - Due anni di detenzione, sospesi condizionalmente per un periodo di prova di 3 anni. "La richiesta della pubblica accusa di interdizione dall'esercizio della professione di avvocato non è stata accolta, perché non ci sono esempi concreti e imminenti che l'imputata possa commettere ulteriori reati nell'ambito della sua attività".
Questa la pena emessa dalla Corte delle Assise criminali di Lugano a carico dell'avvocatessa Xenia Peran, ritenuta colpevole di ripetuta appropriazione indebita aggravata, ripetuta coazione e ripetuta diffamazione. La 53.enne è stata parzialmente prosciolta dagli addebiti di ripetuta sottrazione di cose requisite o sequestrate, ripetuta soppressione di documento.Sono invece venuti a cadere i reati di ripetuta amministrazione infedele per mancanza di elementi oggettivi e costitutivi di reato.
Non è stata nemmeno riconosciuta l'imputazione di tentata estorsione, ma la Corte non ha dubbio che si è concretizzato il reato di ripetuta coazione in parte tentata ai danni, tra gli altri dell'ex patron del Napoli Calcio, Corrado Ferlaino. In virtù del principio "in dubio pro reo" Peran è stata inoltre prosciolta dagli addebiti di ingiuria e di ripetuta violazione del segreto professionale.
La pubblica accusa, lo ricordiamo, aveva chiesto 3 anni di detenzione da espiare, l'interdizione dall'esercizio della professione di avvocato per altrettanti anni e una pena pecuniaria di complessivi 4.000 franchi per il reato di ingiuria.
La difesa, rappresentata dalla legale Caterina Jaquinta Defilippi, aveva invece contestato i reati di estorsione e coazione e, invocando il principio "in dubio pro reo" si era rimessa al "prudente giudizio della Corte" per quanto riguardava la commisurazione della pena. La sentenza è stata anticipata da l'ennesimo colpo di scena: la 53.enne, ha riferito la Corte, si è infatti presentata alle 8.45 allo sportello del Tribunale penale cantonale chiedendo di potersi esprimere. La stessa è stata invitata a scrivere direttamente alla Corte, cosa che ha fatto, rimarcando che "l'imputato spetta il diritto dell'ultima parola". "Lunedì e martedì Peran ha sempre avuto l'opportunità di venire in aula ed esprimersi, diritto che è terminato ieri alle 17.40, al termine della discussione". La Corte non ha quindi potuto dare seguito alla richiesta dell'avvocatessa luganese.