Zecche, il Ticino la scampa

Con l’arrivo dei mesi caldi e il ritorno delle escursioni nei boschi, torna puntuale anche un vecchio avvertimento: attenzione alle zecche. C’è chi parla di olio, chi di benzina, altri ancora mettono in guardia sulle tecniche migliori per «non far incastrare la testa»: ma cosa bisogna fare davvero quando si viene morsi da una zecca? «La cosa più importante è estrarla il prima possibile, con una pinzetta, e poi disinfettare: niente metodi strani», chiarisce Simona Casati Pagani dell’Ufficio del medico cantonale. In Svizzera «l’andamento dei casi registrati è costante rispetto al passato: come ogni anno, la comparsa di questi acari all’inizio della stagione fa aumentare un po’ la paura, ma siamo per il momento lontani da una situazione di emergenza», rassicura la biologa.
Prevenire è meglio che curare
A fare paura non è il morso in sé, ma le malattie che questi animaletti possono trasmettere: «Le zecche sono vettori. In Svizzera il rischio per l’uomo riguarda la trasmissione della borreliosi di Lyme e della meningoencefalite da zecca», spiega la biologa. In entrambi i casi le malattie possono avere decorsi molto diversi da paziente a paziente, ma nei casi peggiori inducono gravi lesioni del sistema nervoso. Per la prevenzione della meningoencefalite esiste ormai da diverso tempo la possibilità di vaccinarsi: nei cantoni d’Oltralpe, dove il virus è presente, l’Ufficio federale della sanità pubblica raccomanda caldamente la vaccinazione. «È importante precisare che il nostro cantone, forse riparato anche dall’arco alpino, non è per ora una regione a rischio, ma - continua Pagani - un ticinese che desidera recarsi in Svizzera interna per fare escursioni nel bosco dovrebbe considerare di vaccinarsi». Diversa la situazione per la borreliosi di Lyme: al momento, non esiste ancora un vaccino e le misure preventive sono dunque «davvero essenziali», spiega la biologa. Non tutte le zecche, però, sono portatrici di malattie: in Ticino, stando ai dati del 2016, gli esemplari che trasmettono la borreliosi sono circa il 26%.
Gesti che fanno la differenza
A causa della loro dimensione ridotta (non superano infatti il mezzo centimetro), proteggersi dalle zecche richiede alcuni semplici ma importanti accorgimenti: «Quando si va nei boschi, per un’escursione ma anche solo per una passeggiata, è consigliabile utilizzare un repellente specifico contro le zecche e vestirsi cercando di non lasciare spiragli che permettano a questi animaletti di intrufolarsi sotto gli indumenti: dunque, pantaloni lunghi, meglio se chiari per riuscire a riconoscere subito eventuali esemplari che tentano di arrampicarsi, calze alte sopra i pantaloni e maglietta con le maniche lunghe. È sempre cosa buona, poi, evitare di camminare a ridosso della bassa vegetazione, mantenendosi piuttosto in mezzo al sentiero», spiega Pagani. «L’aspetto più importante, però - continua l’esperta -, è controllarsi accuratamente una volta rientrati a casa, facendo particolare attenzione alle aree in cui più spesso si nascondono questi parassiti, ossia nei punti in cui la pelle è più sottile e umida: dietro le ginocchia, sulla nuca e sotto le ascelle».
«Sfatiamo i falsi miti»
La precauzione non è però garanzia di copertura totale: a volte può capitare comunque di venire morsi. Tra gocce di olio o benzina da versare sull’animale «per soffocarlo» e movimenti circolari da effettuare «per evitare che la testa si incastri», le leggende metropolitane sulle procedure da attuare in questi casi rasentano talvolta la pseudoscienza. «La cosa importante è togliere la zecca il prima possibile, senza perdere tempo per recarsi in farmacia o dal medico, utilizzando una normale pinzetta e poi disinfettando accuratamente», spiega la biologa. La zecca, però, ha un «apparato boccale» costellato da numerosissimi dentini che agiscono come una vera e propria ancora: «Durante l’estrazione, è possibile che la zecca non si sfili facilmente dalla pelle. Contrariamente alle credenze comuni, il distaccamento della testa, o più precisamente dell’apparato boccale, non rappresenta un rischio - spiega l’esperta - poiché, con la ricrescita della pelle, il residuo viene naturalmente espulso in seguito». Oltre a un intervento tempestivo è però necessario anche rispettare un periodo di osservazione di trenta giorni: «L’ultimo accorgimento da prendere è quello di tracciare la data del morso, per monitorare nel mese successivo l’eventuale comparsa dei sintomi: nello specifico, la borreliosi si manifesta comunemente con il cosiddetto “eritema migrante”, un grande sfogo cutaneo circolare di colore rosso, o con avvisaglie simili a quelle dell’influenza. In quel caso è necessario recarsi subito dal proprio medico», conclude la biologa. A tal proposito, in Svizzera esiste un’applicazione - Zecca - che permette di registrare la data del morso in un diario digitale, che a scadenza regolare emana notifiche per sollecitare il controllo del sito della morsicatura.