L'iniziativa

Torni a casa sola la sera? Ti facciamo compagnia noi, su WhatsApp

L'associazione degli studenti ticinesi e italofoni a Ginevra (STIG) ha creato un gruppo con l'obiettivo di offrire oltre Gottardo supporto e sicurezza per ridurre paure e insicurezze
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Sara Fantoni
09.12.2023 10:30

Sola. La città è buia e fredda. Devo rientrare a casa dopo una serata in centro città, ma, prima di poter mettere piede nel mio caldo appartamento e tirare un sospiro di sollievo, devo spostarmi per mezz’ora senza la compagnia di nessuno dei miei amici. Stringo la borsa con la mano sinistra e il cellulare con la destra. Mi trasferisco sul lato della strada libero da figure che potrebbero rappresentare una minaccia. Mi incammino a passo rapido ostentando una falsa sicurezza e, allo stesso tempo, provando a mantenere un basso profilo. Sono a casa e, oggi, è andato tutto bene. Come andrà domani?

Una tragedia che ha spinto ad agire

A risvegliare l’attenzione mediatica sul tema della violenza sulle donne è stata la tragedia italiana di Giulia Cecchettin. A seguito di questo avvenimento, alcune iniziative hanno preso piede anche in Svizzera. In particolare, l’associazione degli studenti ticinesi e italofoni a Ginevra (STIG) ha dato il via a un aiuto concreto. Il progetto si propone di creare un gruppo WhatsApp con l’obiettivo di «prendersi cura gli uni degli altri, costruendo una rete di supporto con l’unico obiettivo di ridurre le paure e le insicurezze».

Nasce così STIG On The Road, uno spazio in cui condividere coordinate, mettersi d’accordo per tornare a casa insieme, avviare una chiamata di gruppo in caso di emergenza o per avere semplicemente la libertà di chiedere aiuto in caso di pericolo «senza paura di venire giudicati». Quali sono le necessità e i sentimenti dei giovani italofoni che studiano oltralpe? Ne abbiamo parlato con Andreina Carenza, presidente della STIG, il vicepresidente Federico Fracasso e la responsabile social Alessandra Surano.

Un supporto concreto

«La disgrazia avvenuta a Giulia Cecchettin ci ha portati a riflettere in quanto associazione sulle dinamiche, che tutti conosciamo, legate al fatto di tornare a casa da sole – esordisce la presidente –. In un ambiente in cui non è possibile chiedere aiuto nella propria lingua madre, il senso di impotenza rispetto alla paura è spesso prevaricante. È così che abbiamo deciso di creare una rete sociale di aiuto e solidarietà». Fare qualcosa il più concreto possibile che sia utile alle persone è ciò che si propone dunque l’associazione. «Tante parole sono state spese per raccontare e discutere questo tema così delicato – riassume Federico Fracasso –, ma noi desideriamo fare qualcosa di tangibile che parta dal basso per prevenire tali situazioni».

«Non c’è un timer alla paura»

La responsabile social, Alessandra Surano, precisa come questo progetto si sia sviluppato anche a partire da storie di persone a loro vicine, che hanno vissuto situazioni di abusi o molestie in prima persona. «Da donna – aggiunge la presidente – ci sono molti momenti in cui posso non sentirmi al sicuro. Il messaggio che vorrei che passasse è che non c’è un timer alla paura. STIG On The Road non deve necessariamente essere utilizzato la sera, ma se una ragazza non si sente al sicuro, in qualsiasi altro momento della giornata, deve sapere che noi ci siamo!». Una risorsa, quindi, che ha come scopo principale quello di essere un luogo di ascolto e sostegno. Il desiderio espresso dai membri del comitato è che ognuno si senta libero da ogni giudizio nel condividere il suo disagio o i suoi timori, secondo le proprie necessità, in qualunque momento o contesto, perché «ogni paura è importante in egual misura e ha lo stesso valore».

Secondo Surano, «vedere i casi di violenze in Italia, oppure sentire i racconti diretti delle nostre amiche, ha cambiato il nostro modo di pensare. Anche se rimaniamo a casa alla sera, il nostro pensiero sarà comunque rivolto a quell’amica che sappiamo essere uscita». Si tratta perciò di un sentimento di paura condiviso, amplificato dalle notizie a questo proposito.

Ogni paura è importante in egual misura e ha lo stesso valore

Da studente a studente, in italiano

La vittima di molestie è spesso assediata da paure, dubbi e domande: a chi devo rivolgermi? Parlare con le autorità implica l’inizio di un percorso di cui non conosco l’andamento, comporta il fatto di dovermi esprimere in una lingua che non è la mia, voglio davvero farlo? «Non tutti hanno il coraggio di intraprendere la via istituzionale», dichiara Surano. «Quando si arriva in una nuova città, non si ha la propria famiglia da contattare in caso di pericolo e, a volte, non si ha nessuno su cui poter contare immediatamente». STIG On The Road si propone quindi di essere quel (primo) polo sicuro a cui fare riferimento nella propria lingua e comunicando con un proprio pari. «L’associazione è il primo posto in cui uno studente che viene dal Ticino si iscrive per conoscere nuove persone ed integrarsi in questo nuovo ambiente – prosegue Carenza –. Siamo un punto di riferimento che ha le possibilità e il dovere morale di aiutare e sostenere i suoi membri in ogni circostanza. Infatti, una delle missioni principali dell’associazione è proprio garantire la presenza di un luogo sicuro».

Una problematica sociale così, va però affrontata per gradi. «Non abbiamo l’ambizione di stare facendo qualcosa di grande; no, noi stiamo facendo qualcosa di piccolo, alla portata di tutti. Da studente a studente» ci dice la presidente. Uno strumento di questo tipo ha, secondo i membri del comitato, due vantaggi principali: da un lato permette di parlare direttamente con un proprio coetaneo che, come spiega il vicepresidente, può addirittura rivelarsi più utile nell’immediato per la persona coinvolta; d’altra parte, rende più semplice comunicare raggiungendo il maggior numero di persone. «Esistono degli sportelli proposti dall’università a sostegno di vittime di abusi e immagino che questi abbiano un potere effettivo d’azione molto maggiore rispetto a quello che abbiamo noi come associazione – spiega la responsabile social –. Tuttavia, io per prima non ero a conoscenza della loro esistenza. Al contrario, accedere e fornire informazioni tramite un post su Instagram è qualcosa che ha un effetto più immediato e ha la possibilità di arrivare a chiunque».

Un progetto che appartiene a tutti

Un’iniziativa in evoluzione aperta a tutti

Ciò nonostante, iniziative di questo tipo richiedono tempo per svilupparsi. «Noi abbiamo cominciato questo progetto come se stessimo accendendo un falò. Abbiamo dato il via alla scintilla iniziale, ma per far sì che questa si espanda, abbiamo bisogno di rami sui quali il fuoco possa attecchire – spiega metaforicamente Andreina Carenza –. Essendo un progetto per le persone, quindi, questo si evolverà se chi ne può usufruire la considererà un’iniziativa benefica». 

Si tratta di una prima volta per le associazioni ticinesi; una proposta accolta con calore e seguita a ruota dall’associazione dei ticinesi della vicina Losanna. I due gruppi WhatsApp contano rispettivamente un’ottantina e più di 130 membri, ma il progetto è ancora in fase di evoluzione. Sta infatti sperimentando un approccio che si vuole pronto e aperto a proposte e cambiamenti perché «deve essere qualcosa che appartiene a tutti».  

In questo senso l’associazione sta lavorando a linee guida che hanno lo scopo di cercare di includere anche una componente importante maschile nel gruppo. «Abbiamo più di dieci ragazzi che partecipano, tuttavia, ci piacerebbe lavorare per alleviare questo problema anche sul fronte maschile poiché, essendo quella della violenza di genere una problematica culturale, riguarda tutti noi. Inoltre, sapere quando le ragazze si sentono in pericolo, ritengo che possa far nascere discussioni di crescita da entrambe le parti, oltre che di sensibilizzazione» afferma Fracasso. 

Sensibilizzazione e prevenzione: un appello alle figure professionali

Quello della sensibilizzazione, assieme al tema della prevenzione, è infatti uno dei fronti sui quali la STIG si propone di lavorare. La scelta è stata quella di sfruttare un approccio che agisca in due direzioni: lo scopo è di muoversi sia in maniera indiretta, grazie alla sensibilizzazione, ma anche direttamente, tramite la prevenzione. «Avendo un apparato all’interno della STIG che si occupa di organizzare conferenze, desideriamo aprire la discussione anche a livello culturale sulle disparità di genere e sulla violenza sulle donne» spiega Carenza. Alla concretezza dell’iniziativa, però, non si rinuncia. «Questo gruppo WhatsApp è semplicemente un punto di partenza. E qui faccio un appello: quello che ci piacerebbe davvero fare, è coinvolgere tutte quelle figure professionali che credono nel nostro progetto, per far crescere STIG On The Road. Qualsiasi aiuto che permetta di fare fronte ai costi, fornire assistenza legale e psicologica o offrire qualsiasi altra forma di sostegno, è benvenuto. Questo affinché – termina la presidente –, si riesca a creare una rete di aiuto reciproco che possa permettere ai giovani ticinesi e italofoni oltre Gottardo di sentirsi più sicuri nella loro quotidianità».

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