Sanità

Troppi medici specialisti: dal blocco alla riduzione

Luce verde al regime definitivo sulla determinazione del numero massimo di professionisti nel settore ambulatoriale - Dal 1. luglio entra in vigore il cosiddetto «modello regressivo» - Sotto la lente otto discipline
© CdT/Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
23.06.2025 20:11

Nuovo giro di vite nell’ambito della riforma sanitaria cantonale che punta a limitare il numero di medici nel settore ambulatoriale. Dal 1. luglio entrerà infatti in vigore il cosiddetto «modello regressivo»: una misura che permette al Consiglio di Stato di ridurre progressivamente il numero di specialisti nelle discipline in cui l’offerta supera nettamente la domanda.  

Un esempio concreto? L’oncologia. Attualmente in Ticino operano 35 oncologi a tempo pieno, corrispondenti a un tasso di approvvigionamento del 140%, calcolato secondo un metodo della Confederazione che misura il rapporto tra le prestazioni effettivamente erogate e quelle ritenute necessarie. In altre parole, l’offerta supera ampiamente il fabbisogno reale. Per riequilibrare la situazione, il numero di oncologi attivi dovrà progressivamente scendere fino a 25 unità a tempo pieno, pari a un tasso del 100%, considerato ottimale. Per attuare questo adeguamento secondo il principio regressivo, il Consiglio di Stato ha approvato nei giorni scorsi un nuovo regolamento cantonale. I dettagli di quella che rappresenta a tutti gli effetti la fase conclusiva di una riforma strutturale sono stati illustrati oggi dal Dipartimento della sanità e della socialità (DSS).

Sotto la lente

Le specializzazioni in ambito ambulatoriale finite sotto la lente del Cantone sono otto. Per cinque di queste – oltre alla citata oncologia, la neurologia, la nefrologia, la chirurgia plastica e la chirurgia – sarà necessario ridurre il numero di professionisti autorizzati a fatturare a carico della LAMal. Nelle altre tre discipline – gastroenterologia, cardiologia e otorinolaringoiatria ¬– verrà applicato il blocco degli specialisti attivi, senza però adottare la regressione.

«Vogliamo continuare ad applicare in maniera rigorosa i limitati strumenti a disposizione del Cantone per contenere l’evoluzione delle spesa e dei primi di cassa malati», ha commentato in apertura il direttore del DSS. De Rosa ha ricordato che la base legale è costituita dalla legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal) che attribuisce ai Cantoni la facoltà di limitare il numero di medici autorizzati a fornire prestazioni ambulatoriali a carico dell’assicurazione obbligatoria. E così, dopo un regime transitorio durato due anni, dal prossimo 1. luglio entrerà in vigore il regime definitivo. La novità, come detto, è il «modello regressivo». Se fino ad oggi, nelle specializzazioni ritenute critiche, era applicato unicamente un tetto massimo – per cui si doveva attendere che uno specialista interrompesse la propria attività per poterlo sostituire – dal 1. luglio, con l’introduzione del modello regressivo, gli specialisti che lasceranno l’attività non verranno più automaticamente sostituiti.

Perché l’ambulatoriale?

Sulla necessità di intervenire in ambito ambulatoriale, il consigliere di Stato Raffaele De Rosa ha ricordato come questo settore costituisca ormai il 40% della spesa LAMal a livello cantonale. A questo si aggiunge il fatto che, in Ticino, il costo del settore ambulatoriale è cresciuto «molto di più» rispetto alla media svizzera. Tra i principali fattori di influenza del costo pro-capite in Ticino, De Rosa ha evocato la densità dell’offerta sanitaria ticinese, con una forte presenza di specialisti; la crescita delle prestazioni erogate; la struttura della popolazione, con una maggiore quota parte di anziani; e da ultimo, i progressi tecnologici, con le nuove possibilità di trattamento, efficaci ma costosi. Nonostante la limitazione sia in vigore già da due anni (nella variante transitoria), De Rosa ha ammesso che è estremamente difficile valutare l’impatto della misura sull’evoluzione dei costi. «Sappiamo però che la forte presenza di fornitori di prestazioni comporta un aumento della spesa». Durante il periodo transitorio - ha illustrato dal canto suo Patrizia Bottinelli Cancellara, capa dell’Ufficio di sanità - 22 medici ripartiti su 8 specializzazioni sono stati inseriti nelle liste di attesa. Di questi, solamente 6 hanno ottenuto l’autorizzazione a praticare a carico della LAMal, dopo che altri 6 specialisti hanno cessato la propria attività. Altri 4, invece, sono subentrati senza lista di attesa in virtù dell’eccezione prevista in caso di cessione dello studio. «Questa eccezione rimarrà anche nel regolamento definitivo», ha chiarito Cancellara. De Rosa ha quindi ricordato quanto è accaduto nel 2012, quando il Parlamento federale ha deciso di sospendere, per un anno, la moratoria sugli studi medici: «In quell’anno di vuoto, in Ticino abbiamo assistito a un’esplosione del numero di operatori, con un incremento del 30%, in gran parte provenienti dall’Italia». Insomma, per quanto gli effetti siano misurabili solo a lungo termine, è necessario intervenire subito, contenendo l’espansione di quelle specializzazioni che crescono più della media.

Gruppo di lavoro

Tutti d’accordo? Sì e no. Per definire i numeri massimi di medici nelle diverse specializzazioni, il Cantone aveva infatti istituito un gruppo di lavoro composto da rappresentanti del settore medico attivi nei vari ambiti dell’assistenza ambulatoriale (OMCT, EOC, Cliniche private). Questo gruppo ha elaborato un rapporto indirizzato al Consiglio di Stato, nel quale si riconosceva la necessità di intervenire su alcune specializzazioni, senza però adottare il modello regressivo. «Il Cantone ha poi effettuato le proprie valutazioni, decidendo di introdurre delle limitazioni e, laddove ritenuto opportuno, anche il modello di regressione», ha spiegato Cancellara. Alcune eccezioni sono tuttavia previste: le specializzazioni con meno di dieci medici attivi a tempo pieno, così come la medicina interna generale, la medicina di famiglia, la pediatria e la psichiatria e psicoterapia infantile, sono escluse dalle limitazioni.