"Troveremo presto l'MH370 inabissato"

BANGKOK - "Ora sono ottimista, troveremo quel che resta dell'aereo, entro qualche giorno". Si sbilancia, per la prima volta, il responsabile delle ricerche dell'aereo Malaysia Airlines MH370, scomparso l'8 marzo e presumibilmente precipitato nell'Oceano Indiano con 239 persone a bordo. Angus Houston, ex capo delle forze armate australiane, continua ad analizzare i segnali compatibili con quelli emessi dalla scatola nera che sono stati raccolti dalle navi di ricerca e che da ieri hanno permesso di restringere il campo.
La zona continua a essere perlustrata da una task force di 15 aerei - di cui quattro militari - e 14 navi. Quella per trovare i due apparecchi che contengono le registrazioni chiave dei dati di volo resta comunque una corsa contro il tempo visto che le scatole nere restano attive per circa 30 giorni e che ieri è' stato celebrato un mese dalla scomparsa dell'aereo. I due segnali sono stati captati ieri nel pomeriggio e in tarda serata dalla nave australiana "Ocean Shield" circa 1.600 chilometri a nord-ovest di Perth (Australia): uno è stato udibile per cinque minuti e mezzo, l'altro per sette minuti. La frequenza di 33,331 kHz, a intervalli costanti di 1,106 secondi, è "compatibile" con le caratteristiche di un registratore di volo, ha detto Houston aggiungendo che quel tipo di segnale non può essere "di origine naturale".
Incrociando le ultime rilevazioni con quelle ottenute dalla stessa nave nel weekend, il campo di ricerca è stato ora ristretto a 75 mila chilometri quadrati, ma le difficoltà rimangono comunque enormi. L'area rimane pur sempre estesa quanto un quarto dell'Italia. In quel punto, il fondale è profondo quattro chilometri e mezzo: una quota che mette a rischio il funzionamento del robot subacqueo necessario a recuperare le scatole nere, se dovessero essere individuate con certezza. Soprattutto, le batterie che permettono registratori di bordo di lanciare segnali acustici sono con ogni probabilità agli sgoccioli e se la posizione delle scatole nere non verrà localizzata prima del loro spegnimento, la ricerca dovrebbe proseguire con il sonar montato sull'apparecchio subacqueo, in condizioni appunto proibitive e inoltre a una velocità di perlustrazione sei volte minore. La scomparsa del volo MH370, partito da Kuala Lumpur alla volta di Pechino, è stata più volte definita "senza precedenti". Il fatto che il Boeing 777-200 sia finito in pieno Oceano Indiano è stato accertato grazie a calcoli incrociati con i dati dei satelliti. Ma tutto il resto rimane un mistero, a partire dai motivi della inspiegabile virata verso ovest e poi verso sud, avvenuta dopo lo spegnimento manuale dei sistemi di comunicazione e seguendo una rotta appositamente fuori dagli spazi aerei nazionali. Le indagini sui passeggeri non hanno evidenziati nessun sospettato di terrorismo, e gli investigatori continuano a considerare l'ipotesi di un dirottamento da parte dei piloti come la più probabile.