La tragedia

«Truppe sconvolte, erano 211 amici»

L’incidente è avvenuto questa mattina a Bremgarten, nel canton Argovia - Il ragazzo confederato aveva 22 anni - La giustizia militare ha avviato un’inchiesta - Abbiamo raggiunto il brigadiere ticinese Silvano Barilli
© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER
Paolo Galli
Giovanni Galli
23.04.2024 20:25

Era un ragazzo di ventidue anni. È morto per le ferite riportate alla testa dopo essere stato colpito da un colpo di fucile, esploso in un veicolo. Sappiamo questo, per ora. Poco altro. L’inchiesta, naturalmente già aperta, dovrà accertare fatti e responsabilità. A condurla sarà il giudice istruttore Roman Dobler. Ma ciò che resta è la morte del giovane, lo «sgomento» - come ci ha raccontato Silvano Barilli, brigadiere ticinese - di chi gli era vicino e di chi lo conosceva.

I fatti

I fatti, per cominciare. Sempre stando a quanto trapelato fin qui. L’incidente si è verificato poco dopo le 9 di questa mattina, durante un’esercitazione (un'operazione di protezione di un convoglio) della Scuola reclute di rifornimento 45 a Bremgarten, nel canton Argovia. Per motivi ancora sconosciuti, in un veicolo militare è partito un proiettile - da un fucile d’assalto - che ha colpito il giovane uomo alla testa. Ancora non è stato chiarito se il colpo provenisse dall’arma della vittima stessa o da quella di un commilitone. La vittima - come ha poi indicato il portavoce dell’esercito Mathias Volken - stava seguendo la scuola reclute. Poi diversi media d’oltre San Gottardo ne hanno rivelato l’età: 22 anni. Dopo le prime cure mediche ricevute sul posto, il ferito è stato trasportato in elicottero in ospedale, dove è morto sempre nel corso della mattinata. La scuola reclute in questione è attualmente alla 15. settimana di addestramento, su un totale di diciotto. Il Comando dell’esercito ha espresso «le più sentite condoglianze ai familiari della vittima» e si è detto «vicino a loro in questo difficile momento». I famigliari - si legge nella nota - sono stati informati e i commilitoni ricevono assistenza psicologica.

Il dolore

I genitori della recluta sono subito giunti sul posto. Ad accompagnarli c’era proprio Silvano Barilli. Quando lo abbiamo raggiunto, alcune ore dopo il tragico fatto, ci ha parlato di «sgomento», e poi di «incredulità», di «dolore». Un insieme di sentimenti di cui avrebbero tutti fatto volentieri a meno. «Sono sentimenti che ci uniscono tutti, i sentimenti che provo io stesso, la truppa e, peggio ancora, la famiglia».

Barilli è comandante della Formazione d’addestramento della logistica, ed è di stanza a Thun. «Questa mattina - ci ha raccontato - sono stato subito avvisato di quanto accaduto, dell’incidente di tiro, e abbiamo attivato lo stato maggiore di crisi. A quel punto ho raggiunto la truppa a Bremgarten». Ha trovato un ambiente rotto dal dolore, dal «lutto». E poi aggiunge: «Questi ragazzi erano 211 sconosciuti, quando si sono trovati all’inizio della scuola reclute, ma dopo quindici settimane sono diventati camerati. Non solo: sono diventati amici». La truppa, come ci spiega l’alto ufficiale, è seguita da un care team, con psicologi, assistenti spirituali, oltre che dal personale della scuola reclute. «E anche i genitori della recluta sono assistiti, nei limiti delle loro necessità, dall’organizzazione militare, dagli stessi psicologi».

Barilli si occupa proprio di addestramento. Gli chiediamo che cosa stia provando, al di là dell’incredulità. Lui ammette: «Ci si pone una domanda dietro l’altra. Aspettiamo i risultati dell’indagine, per capire che cosa abbia causato questa tragedia. Una volta disponibili i risultati, prenderemo le eventuali misure, se necessarie».

I precedenti

Le regole di sicurezza fondamentali con le armi da fuoco sono note alle reclute. E ricordano che «tutte le armi devono sempre essere considerate cariche»; che non bisogna «mai puntare un’arma contro qualcosa che non si vuole colpire»; e che finché «non si mira sul bersaglio» l’indice va tenuto «lontano dal grilletto».

L’ultimo incidente con esito letale, ha ricordato il «Tages-Anzeiger», risale al 2005, quando un milite, nei pressi di St. Maurice (VS) uccise un tenente di 24 anni durante un’esercitazione . Le reclute usavano munizioni vere. Durante una pausa, il direttore dell’esercizio simulò un attacco con un coltello. La recluta afferò di riflesso la pistola e gli sparò. Sette anni prima, a Bremgarten, un tenente fu colpito, durante un esercizio, da un proiettile tracciante partito da un panzerfaust. Il tribunale di divisione condannò un altro tenente a 30 giorni di carcere per omicidio colposo.

L’ultimo incidente non letale, invece, si era verificato nel giugno dello scorso anno, a Gossau, dove un colpo sparato accidentalmente aveva ferito tre militi di una scuola per sottufficiali. Ma qualcuno ricorderà anche quanto accaduto durante il WEF del 2016, a Davos, con un colpo partito per errore dal fucile di un soldato ticinese. Fortunatamente, il colpo aveva solo sfiorato un commilitone, provocandogli però leggere conseguenze all’udito.

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