Turchia, Ungheria e Nepal premiati con il Boccalino d’Oro
«Mi sono avvicinato al Festival attraverso il Rivellino, a riprova del fatto che le iniziative di questo circolo sono capaci di attrarre un pubblico eterogeneo, proveniente anche da altri ambiti». Probabilmente, il riconoscimento più importante durante la cerimonia del 24.mo premio della critica indipendente, da tutti conosciuto come Boccalino d’Oro, sono state le parole pronunciate dal managing director del Festival, Raphaël Brunschwig, e rivolte allo stesso premio e al centro culturale locarnese dei fratelli Sciolli.
Brunschwig ha partecipato alla cerimonia assieme al direttore artistico della manifestazione, Giona A. Nazzaro, mettendo fine anche idealmente a qualche attrito che negli anni precedenti aveva caratterizzato i rapporti tra il premio della critica indipendente e l’organizzazione della kermesse locarnese.
«Le parole di Brunschwig ci hanno fatto molto piacere», ha detto, in risposta, Ugo Brusaporco, fondatore del premio assieme all’ex direttore artistico del Pardo, Marco Müller e al compianto «Re Kapiler» Aldo Belloli. «Sono parole che testimoniano come la nostra iniziativa sia perfettamente complementare al Pardo e al suo spirito. Essa permette infatti di valorizzare quelle produzioni indipendenti che rendono unico il Locarno Film Festival, ma che magari sono più difficili da premiare per le giurie “ufficiali”».
Dall'Europa all'Asia
E in effetti, anche quest’anno i Boccalini d’Oro sono stati idealmente consegnati in ogni angolo del mondo. Dalla Turchia, vincitrice con il film Yeni șafak solarken di Gürcan Keltek, al quale è stato assegnato il premio di miglior lungometraggio, all’Ungheria, che con Bálint Szimler si è portata a casa il riconoscimento di miglior regista per Szimler For Fekete pont. Senza dimenticare il Nepal e il film Shambhala, che è valso a Thinley Lhamo il premio di miglior attrice.
«È davvero una grande emozioni aver ricevuto un premio che negli anni passati è stato assegnato ad affermati attori - ha detto Lhamo - Un premio proveniente da una giuria impegnata nel ricercare la qualità: è la prima volta che vengo a Locarno, e l’energia che emana questa manifestazione è unica. Spero di tornare presto».
Tra i premiati anche Silvia Luzi e Luca Bellino per il miglior contributo al linguaggio cinematografico del loro film Luce. Un riconoscimento speciale è andato, «per l’eccezionale contributo all’arte cinematografica», a Davide Campari Milano. Sì, proprio quelli dei drink. «In fondo, anche noi critici, tra un film e l’altro, ci fermiamo a bere qualcosa», ha detto ironicamente Brusaporco. Ci sono Boccalini, però, che rimangono in Ticino, come quello assegnata alla regista di Hanami Denise Fernandes, nata a Lisbona da genitori capoverdiani ma cresciuta a Locarno, premiata assieme a Telmo Churro per la miglior sceneggiatura. «La scrittura del film è stata densa di sfide, un viaggio nel viaggio che ha subìto molte modifiche in corso d’opera. Per questo, sono particolarmente contenta che, oltre al risultato finale, sia stata apprezzata proprio la sceneggiatura mia e di Telmo. E poi, essere premiata qui a Locarno, città dove sono cresciuta, è ancora più speciale».
Il premio più significativo è quello alla Storia, assegnato a Marco Müller, per 9 anni direttore artistico del Pardo e cofondatore del premio della giuria indipendente.
«Caro Marco, questo premio ha saputo imporsi a livello internazionale perché aveva una buona radice: tu - ha detto commosso Brusaporco rivolgendosi idealmente all’amico, assente alla cerimonia - E, per questo, noi ti diciamo grazie. Per la bellezza e la felicità di celebrare il cinema che ci hai regalato».
Non solo Boccalini: per la prima volta alla cerimonia sono state consegnate pure 5 targhe che l’ambasciata del Qatar rilascia annualmente ad artisti internazionali e svizzeri. Tra i premiati, lo slovacco Luka Brase, l’ucraina Oksana Mas, l’italiano Ottavio Mangiarini, lo spagnolo Joan Mateu e, per il merito gastronomico, la locarnese Franca Antognini della pasticceria Marnin.