Lotta al virus

Tutte le tappe del vaccino

Dall’arrivo in Svizzera nei magazzini della farmacia dell’esercito fino al trasporto in Ticino: ecco come funziona tutta l’articolata catena che porterà il medicamento dagli impianti di produzione fino al nostro braccio
Il vaccino di Pfizer-BioNTech sembra essere in vantaggio. In Svizzera si inizierà dal prodotto dell’azienda americana. © AP/MIKE MORONES

L’imponente macchina logistica per la campagna di vaccinazione anti-COVID si è messa in moto anche in Svizzera. La Confederazione, tramite la farmacia dell’esercito, sta approntando le strutture che riceveranno i primi vaccini. In seguito, come vedremo, saranno i singoli Cantoni a dover gestire i prodotti e somministrare le dosi alla popolazione. Entriamo allora nei dettagli di tutta l’operazione, cominciando dalle fondamenta: l’autorizzazione per un vaccino da parte di Swissmedic.

Attendendo il 21 di dicembre

Ad oggi, l’autorità di controllo dei farmaci svizzera non ha ancora omologato alcun vaccino anti-COVID. Una decisione in tal senso avverrà verosimilmente nei giorni dell’OK (se di OK si tratterà, è bene sottolinearlo) dell’EMA, l’Agenzia europea per i medicinali. Ebbene, l’EMA darà un preavviso il 21 dicembre: sarà allora che, di lì a qualche giorno, inizierà la campagna di vaccinazione nella maggioranza dei singoli Stati che compongono l’Unione.

Da noi contattata, Swissmedic - tramite il portavoce Lukas Jaggi - tiene tuttavia a precisare che «le decisioni dell’EMA non hanno un impatto diretto sul nostro calendario, che dipende in gran parte dalle aziende fornitrici». L’autorità svizzera - pur avendo continui scambi di informazioni con l’EMA - lavora in maniera indipendente. Tutto, infatti, si gioca attorno ai dati. «Con le procedure in corso, i dati presentati dalle aziende farmaceutiche possono essere valutati continuamente», prosegue Jaggi. «Questa settimana le aziende hanno fornito ulteriori dati sulla sicurezza, ma anche sulla qualità dei loro prodotti. I nostri esperti sono quindi ‘‘à jour’’». L’impressione che Swissmedic si prenda più tempo del necessario «è quindi fuorviante. Non appena i dati presentati consentono una valutazione del rapporto rischi/benefici, Swissmedic può decidere, immediatamente, una prima autorizzazione». Il portavoce ricorda anche che la legge svizzera, al contrario di quella in vigore negli USA o in Gran Bretagna, non contempla un’approvazione di emergenza.

L’omologazione, dunque, è questione di giorni. Indicativamente arriverà attorno a Natale, giorno più giorno meno. Già. Ma quale sarà il primo vaccino a godere dell’autorizzazione? Tutto fa pensare che sarà quello di Pfizer/BioNTech, lo stesso già in uso in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. E l’EMA sta lavorando in particolare a quel prodotto.

Stoccati in luoghi top secret

Facciamo ora un balzo in avanti, a quando Swissmedic darà l’OK al primo vaccino anti-COVID. Cosa succederà? Interverrà la Commissione federale delle vaccinazioni, che stabilirà la strategia della campagna e dunque le priorità (chi vaccinare per primi, per capirci). Ma subito dopo la palla passerà alla farmacia dell’Esercito: lo stoccaggio e la distribuzione dei vaccini, come previsto dall’Ordinanza sulle epidemie, è infatti di competenza delle forze armate. Stando a Stefan Hofer, uno dei portavoce, la farmacia si sta preparando «già dall’estate». I preparativi non sono ancora terminati, «ma si potrebbe procedere subito con l’immagazzinamento e il trasporto nei giorni seguenti l’arrivo delle prime dosi. Inizialmente, come ci spiega la farmacia dell’esercito, le dosi saranno comunque limitate. I vaccini, ad ogni modo, verranno stoccati in più magazzini sparsi sul territorio, la cui ubicazione non può essere rivelata. «Saranno al sicuro e protetti», tranquillizza Hofer.

L’Esercito si è dovuto dotare di ulteriori celle frigorifere (alcune simili a congelatori, altre - più capienti - vere e proprie stanze di raffreddamento) «a prezzi in linea con il mercato». Infatti, molti vaccini vanno conservati sotto zero. Quello di Pfizer addirittura a -70 gradi celsius. I fornitori dei vaccini sono inoltre stati incaricati di consegnare la preziosa merce in un luogo stabilito dalle forze armate, che saranno direttamente responsabili dall’arrivo delle dosi fino al momento della consegna ai Cantoni.

Solo la quantità necessaria

A questo punto il vaccino è stato autorizzato ed è giunto in Svizzera. Facciamo quindi un ulteriore passo in avanti, arrivando ai Cantoni. Noi, ovviamente, abbiamo scelto il Ticino. Come si procederà? Lo abbiamo chiesto a Giovan Maria Zanini, farmacista cantonale. «Se il primo a ricevere l’autorizzazione sarà davvero il vaccino di Pfizer, dovrà essere conservato a temperature estreme, certo. Ma c’è una particolarità importantissima: quando giungerà nel cantone, la dose avrà sì una temperatura di - 70 gradi. Tuttavia, quando la toglieremo dall’apposita cella potremo immagazzinarla in frigoriferi standard. Altro punto centrale: da quel momento in poi, il vaccino dovrà essere somministrato entro cinque giorni. Ciò significa che lavoreremo quasi ‘‘just in time’’. Faremo quindi arrivare in Ticino ogni ‘‘x’’ giorni solo le dosi necessarie».

La capacità di vaccinazione dipenderà da tre fattori: da quanto le autorità sanitarie saranno in grado di vaccinare, da quante persone saranno disposte a ricevere l’iniezione e da quante dosi avremo a disposizione. «Nel caso del vaccino di Pfizer la Confederazione ha stipulato un contratto per la fornitura di 3 milioni di dosi», ricorda Zanini. «Come da accordi, Pfizer fornirà alla Svizzera un quantitativo fisso ogni mese. Per il Ticino saranno a disposizione 10.000 dosi al mese. Ma ciò non significa che potremo vaccinare 10.000 persone ogni 30 giorni: come ho già avuto modo di ricordare, serviranno infatti due dosi nell’arco di un mese per immunizzare una persona. Di conseguenza faremo arrivare solo le dosi necessarie per una prima iniezione. Le restanti rimarranno a nostra disposizione presso la farmacia dell’esercito e le faremo arrivare quando si tratterà di iniettare la seconda dose».

Il Ticino avrà fino a sei centri di vaccinazione sparsi sul territorio. «Ma non saranno attivati già a gennaio, proprio perché non sarà necessario viste le dosi inizialmente ridotte e destinate a gruppi selezionati», chiarisce Zanini. «Solo quando avremo vaccini a disposizione per tutti (in primavera, ndr) potrebbero venir messi in azione dei centri».

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