«Tutti gratis sui mezzi pubblici per il nuovo futuro della mobilità»

In Lussemburgo chiunque salga su un mezzo pubblico viaggia ormai gratuitamente. Non importa se sia residente o meno nel Granducato o ne abbia la nazionalità oppure no.
Quello della gratuità dei trasporti collettivi è un tema di cui si discute anche in Ticino, cantone dove l’implementazione estesa di analoghe misure per ora è una sorta di miraggio. Come nel caso di Lugano, il cui Municipio, nel suo preavviso al riguardo di una mozione intitolata «Trasporto pubblico: gratuito per i giovani residenti!», ha evidenziato quanto sia difficile poter sopportare i relativi costi.
Oggi focalizziamo l’attenzione su ciò che si sta facendo nel Granducato a proposito della mobilità. Per quanto riguarda invece analogie e differenze fra il Lussemburgo e la nostra realtà contiamo di poterne parlare presto con il consigliere di Stato Claudio Zali, responsabile del Dipartimento del territorio e con i colleghi di Governo attualmente alle prese con le ben più pressanti contingenze legate al coronavirus Covid-19.
Non è mai tardi per iniziare
«Non è mai troppo tardi per fare qualcosa di buono o incominciare a farlo». Parole, queste, di François Bausch, ministro della Mobilità e dei Lavori pubblici del Lussemburgo, dove dal 1. marzo è stata appunto introdotta la gratuità su qualsiasi tipo di trasporto pubblico, con la sola eccezione della prima classe dei treni.


«Siamo diventati il primo Paese al mondo ad applicarla su tutto il territorio nazionale, ma la gratuità è solo un tassello di un programma molto più ampio e articolato. Infatti, il nostro Governo si è messo al lavoro per ribaltare i paradigmi su cui abbiamo basato fino a pochi anni fa la mobilità. Nel Granducato in passato due terzi degli investimenti hanno riguardato la strada e solo un terzo è stato dedicato allo sviluppo dei trasporti pubblici. Ora, invece, abbiamo statuito che deve essere l’esatto contrario», aggiunge il 63enne politico ecologista che poi annota: «Un po’ ovunque, nel mondo, si giunge alla stessa constatazione: la mobilità, per come è organizzata oggi, è un fallimento. I centri urbani sono intasati dal traffico, mentre nelle zone rurali o periferiche le persone sono abbandonate a sé stesse».

Paese ostaggio del traffico
«Il Lussemburgo – prosegue François Bausch – non sfugge a questo stato delle cose. Gli ingorghi sono frequenti, perché il 47% degli spostamenti legati alle attività lavorative vengono fatti in auto. Per recarsi al lavoro solo nel 32% dei casi vengono utilizzati i bus, quota che scende al 19% per quel che riguarda i tragitti in treno. A ciò si aggiunga che ogni giorno in Lussemburgo entrano 200’000 lavoratori frontalieri che si aggiungono a una popolazione residente di poco superiore ai 600.000 abitanti (da notare che quasi un nostro salariato su due proviene da una delle nazioni confinanti, fra Germania, Belgio e Francia). Così non si poteva proprio andare avanti e il Governo ha quindi deciso di puntare su una svolta radicale nel campo della mobilità».
Sul piatto miliardi di euro
Il nostro è uno Stato prospero, essendo il Lussemburgo anche una delle piazze finanziarie più importanti al mondo. Di conseguenza, possiamo permetterci investimenti rilevanti nel campo della nuova mobilità. Per esempio, solo per migliorare la nostra rete ferroviaria – di 622 chilometri per le linee principali contro i 2’912 di quella stradale – si spenderanno 3,2 miliardi di euro da qui al 2025-2026, dopo i 2,8 miliardi messi sul piatto fra il 2008 e lo scorso anno. Nella capitale stiamo poi costruendo una linea di tram che una volta completata la collegherà da sud a nord, compreso il nostro unico aeroporto internazionale. Per i trasporti pubblici su strada, contiamo inoltre di passare a mezzi dotati di propulsori ecologici e non più di motori a combustibili fossili. Fra treni, tram e bus la rete dovrà essere sempre più capillare e più la gente li utilizzerà, più ne guadagnerà tutta la collettività, sotto ogni punto di vista. A proposito di guadagni – pur se in questo caso non sono considerabili tali – qui vorrei anche sottolineare che con i biglietti acquistati dai fruitori dei trasporti pubblici si incassavano 41 milioni di euro all’anno, contro costi di gestione pari a mezzo miliardo di euro. L’introduzione della gratuità – voluta dal Governo anche come misura sociale – non pesa tanto in un Paese come il nostro che il Governo vuole trasformare in un laboratorio quanto mai concreto per la mobilità globale del futuro».

Orizzonti ancora più ampi
François Bausch spiega in seguito che gli orizzonti sono ancora più ampi di quel che si potrebbe immaginare. «Come ministro della Mobilità e dei Lavori pubblici mi sono già posto un orizzonte temporale fino al 2035, così da poter sviluppare un discorso sempre più completo a favore della popolazione residente e dei moltissimi lavoratori che giornalmente entrano nel nostro Paese dalle nazioni confinanti. La rete dei trasporti pubblici dovrà crescere seguendo lo sviluppo generale del Lussemburgo su tutto il suo territorio nazionale, sviluppo che dunque riguarda i centri abitati, l’insediamento delle varie attività economiche in ogni settore possibile e immaginabile: dalla finanza ai servizi, dall’industria all’agricoltura. Anche per questo ho parlato prima di laboratorio, che speriamo possa diventare un esempio da seguire per altri Paesi, non solo in Europa ma nel mondo».
Investimenti pure all’estero
Per venire a capo di una mobilità al collasso e che dunque deve essere ripensata radicalmente, è comunque indispensabile la collaborazione fra Stati, in casi come quello del Lussemburgo, raggiunto ogni giorno da decine di migliaia di frontalieri.
«I lavoratori provenienti dalle nazioni confinanti, per essere ulteriormente invogliati a utilizzare la rete dei nostri trasporti pubblici, devono poter contare su aree di parcheggio situate a ridosso della frontiera. Ecco quindi che come Governo del Lussemburgo abbiamo fatto – e faremo ancora – investimenti finanziari in Francia piuttosto che in Belgio o Germania per aumentare i parcheggi a disposizione nei park and ride. Se vogliamo risolvere problemi come quelli legati a una concezione della mobilità ormai giunta al capolinea, la collaborazione fra Stati è assolutamente indispensabile».


E poi: «Come primo obiettivo ci siamo prefissati di portare i posti macchina a disposizione dei frontalieri da 13’000 a 26’000, un raddoppio di disponibilità nei park and ride ambizioso ma non fuori dalle nostre possibilità. Anche gli investimenti in quest’altro settore, comunque legato a doppio filo con tutti gli altri nostri progetti, porteranno buoni frutti, perché i parcheggi riservati ai lavoratori provenienti dall’estero sono concepiti e realizzati tenendo conto dell’immediata vicinanza a stazioni ferroviarie oppure linee di bus che permettano di raggiungere poi i posti di lavoro in Lussemburgo nel minor tempo possibile. Ciò che ho appena detto può apparire scontato, ma non lo è necessariamente, quando si affrontano problematiche complesse come quelle legate all’efficienza della mobilità».

Gli utenti apprezzano
In Lussemburgo si sono già avuti riscontri apprezzabili da parte degli utenti dei trasporti pubblici, al di là della gratuità appena introdotta. «La nuova linea del tram nella capitale, sebbene non sia ancora completata, sta conoscendo un grande successo», afferma a questo proposito il ministro Bausch che precisa: «Nel 2018 i passeggeri che hanno utilizzato il tram sono stati 4,2 milioni, poi saliti nel 2019 a 6 milioni. Quanto ai dati più recenti, abbiamo registrato un aumento pari al 30% di utenti ogni mese, una prova concreta che la gente apprezza la possibilità di spostarsi senza rimanere imbottigliata nel traffico. E sui treni l’incremento dei passeggeri è stato addirittura del 70%. Sono numeri che indubbiamente ci spronano a continuare sulla strada che abbiamo deciso di imboccare e che ci daranno sempre più ragione, proseguendo con la nostra politica».
Esempi presi e da dare
«Logicamente – e qui il ministro Bausch abborda un altro aspetto – non abbiamo inventato tutto noi e per sviluppare le idee per il nostro Paese abbiamo anche guardato al di là dei nostri confini, in Europa a città come Vienna, Copenaghen e Zurigo, per ciò che riguarda integrazione e interazione fra i vari tipi di trasporto pubblico. Quindi, se da un lato ci piacerebbe che il Lussemburgo diventi un esempio a cui ispirarsi un po’ in tutto il mondo, qualche esempio virtuoso ce lo siamo già trovato a disposizione, cosa che ci ha aiutati a tracciare la nuova politica della mobilità».


Dopo di che François Bausch annota ancora: «Nella popolazione del Lussemburgo sono rappresentate 170 nazionalità e questa grande varietà è un altro atout da tenere in considerazione per la nostra rivoluzione nell’ambito della mobilità. Ciò vale già per molti altri aspetti della nostra vita, ma i modi di vedere e pensare che caratterizzano altre culture serviranno di sicuro a noi politici per affinare e calibrare ancora meglio i progetti riguardanti i trasporti pubblici. Senza contare che con il passaparola le persone che in Lussemburgo rappresentano altre nazionalità potrebbero poi far conoscere – e per certi versi esportare – nei loro Paesi di origine quel che stiamo portando avanti per il bene e il buon vivere della collettività».