Tutti i perché di un fiuto da segugio

Il cane, lo sappiamo tutti, è considerato il migliore amico dell'uomo. Fedele, leale e onesto, tendiamo a elogiarlo per il modo in cui ci tiene compagnia. Se da un lato la pet therapy vede gli amici a quattro zampe confortare i malati, sono molti gli esemplari addestrati per assistere chi è ipovedente o cieco. Anche l'immaginario collettivo restituisce molto spesso delle figure canine rese mitiche dal loro spirito di abnegazione nei confronti degli umani, dall'Asia all'Europa. In Giappone Hachiko (un Akita Inu bianco, nato nel 1923) si recò ogni giorno - e per quasi dieci anni - alla stazione ferroviaria, dove era solito accogliere il padrone morto prematuramente per un ictus. E in Scozia è popolare il caso di Greyfriars Bobby, un terrier che nel XIX secolo vegliò sulla tomba del padrone per oltre quattordici anni. Ma al di là dei libri, dei film e delle statue che celebrano questo tipo di cani, non bisogna dimenticare che essi godono di uno strumento in grado di aiutarci in molteplici ambiti e, talvolta, rivoluzionare le nostre vite: il fiuto.
Nel Primo Piano di oggi, in edicola sulle pagine del Corriere del Ticino, un approfondimento proprio su di lui, con una panoramica su come viene utilizzato dall'uomo per aiutarsi in vari ambiti, un'intervista a Paolo Riva (responsabile di Detection Dog Ticino), e una panoramica sui requisiti necessari a un cane per entrare nella Redog Ticino.