Il borgo

Tutto iniziò con un lascito longobardo

Da possedimento dell’abbazia milanese di S. Ambrogio ad enclave elvetica
Un’antica carta corografica del Ceresio. (Foto Archivio CdT)
Red. Online
02.12.2018 16:01

Comune italiano completamente circondato dal territorio svizzero (per la Confederazione un’enclave – termine derivato dal francese enclaver, propriamente «chiudere con una chiave» – per l’Italia, viceversa, una exclave) Campione d’Italia ha alle spalle una storia lunga e articolata. Come quella del suo nome che nulla ha a che vedere con vittorie, supremazie o primati, ma che rappresenta una contrazione di Campiglione, dal latino campili, a sua volta derivato da campus che sta ad indicare un insieme di appezzamenti coltivabili.

E proprio questi appezzamenti sono all’origine della peculiarità extraterritoriale della località, che nel marzo del 777 il nobile longobardo Totone, decise di donare all’abbazia di Sant’Ambrogio di Milano, della quale divenne feudo, stabilendo così un legame tra il villaggio col territorio della Lombardia sopravvissuto fino ad oggi ad ogni vicenda storico-politica.

La prima pagina di un’edizione degli statuti campionesi, datata 1736.
La prima pagina di un’edizione degli statuti campionesi, datata 1736.

A partire da quando, nell’autunno 1512, il duca di Milano Massimiliano Maria Sforza (figlio di Ludovico Il Moro), cedette il territorio luganese ai dodici Cantoni confederati al fine di assicurarsi il loro appoggio militare contro i francesi. Tutto il luganese tranne, appunto, la proprietà degli abati ambrosiani. Il feudo campionese conservò poi il suo status fino al 1797 quando, a seguito dell’invasione francese, il borgo fu affrancato dal regime feudale e trasformato in municipio repubblicano collegato alla Repubblica cisalpina. Nel giro di pochi anni Campione passò poi all’Austria (1799), alla seconda Cisalpina (1801), alla Repubblica italiana (1802), al Regno italico (1805) e, dopo la caduta di Napoleone, al Regno lombardo-veneto (1815).

Una mappa di Campione d’Italia nel catasto di Maria Teresa d’Austria (fine del XVIII secolo).
Una mappa di Campione d’Italia nel catasto di Maria Teresa d’Austria (fine del XVIII secolo).

In quegli anni la diplomazia elvetica cercò in varie maniere – ma inutilmente – di annettere Campione al suo territorio, soprattutto perché all’epoca il paese aveva dei possedimenti anche dall’altra parte del lago (la zona della cosiddetta Forca di San Martino) che, di fatto, gli permettevano il controllo del traffico lacustre. Quando però il Lombardo-Veneto, durante la prima guerra d’indipendenza italiana, fu conquistato dal Regno di Piemonte e Sardegna, furono i campionesi a chiedere di entrare nella Confederazione, ottenendo tuttavia un secco no, motivato, sul fronte svizzero con la volontà di mantenere il più possibile la dichiarata neutralità nel conflitto tra i Savoia e gli Asburgo. L’unica variazione territoriale si verificò il 5 ottobre 1861 quando a seguito di una convenzione tra il Regno d’Italia e la Confederazione, furono ceduti in via definitiva alla Svizzera gli appezzamenti campionesi d’oltre lago alle pendici del monte San Salvatore. Da allora il territorio di Campione non ha subito variazioni e il paese ha seguito tutte le vicende politiche della Penisola, dall’unità d’Italia al ventennio fascista (durante il quale alla sua denominazione fu aggiunta la dicitura «d’Italia» e venne fondato il casinò ) fino alla proclamazione nel 1946 della repubblica.

Campione d’Italia negli anni ‘20 del XX secolo.
Campione d’Italia negli anni ‘20 del XX secolo.

Da quel momento Campione fa parte della provincia di Como pur conservando alcune peculiarità. Il territorio è infatti amministrativamente italiano ma doganalmente svizzero: la moneta ufficiale all’interno del Comune è infatti il franco, le targhe automobilistiche sono ticinesi, l’IVA e le varie accise sono quelle della Confederazione e il paese fa parte della rete telefonica e postale svizzera. Dal punto di vista religioso, per contro, Campione, pur essendo un Comune comasco, fa parte della Diocesi di Milano (osserva dunque il rito Ambrosiano) e la sua parrocchia fa capo al Decanato di Varese.

In questo articolo: