Parlamento

Tutto quello che non si può fare con il «tesoretto» di 200 milioni

Ha sollevato l’interesse dei partiti la cosiddetta «riserva di fluttuazione» della Cassa cantonale di compensazione per gli assegni familiari - Negli anni, il fondo cuscinetto è aumentato costantemente - Ma che cosa dice la legge federale sul suo impiego?
©CHRISTIAN BEUTLER
Francesco Pellegrinelli
27.06.2025 06:00

Aveva suscitato un certo clamore, in seno alla Commissione della gestione, il tesoretto di quasi 200 milioni di franchi legato alla cosiddetta «riserva di fluttuazione» della Cassa cantonale di compensazione per gli assegni familiari. L’importo era stato comunicato dal Consiglio di Stato, alcune settimane fa, nel corso di un’audizione chiesta dalla Commissione della gestione per approfondire il «poker» di iniziative del Centro, le iniziative di Raoul Ghisletta (PS) e Roberto Ostinelli (HelvEthica), che propongono un aumento degli assegni familiari. E così, in un momento particolarmente delicato per le finanze cantonali (in cui la parola d’ordine è perlopiù «tagli e spesa oculata») i commissari erano venuti a conoscenza dell’inatteso e cospicuo importo. Tanto che alcuni partiti, ingolositi dalla cifra, hanno iniziato a riflettere su una sua possibile destinazione, magari, in linea con le richieste dei vari atti parlamentari.

Le regole del gioco

Ma come è regolato questo fondo cuscinetto? È possibile utilizzarlo tutto, oppure solo una parte? E ancora: per quali scopi può essere destinato? Come mai il fondo è cresciuto negli anni, anche se nel frattempo sono stati ridotti i contributi sia per i datori di lavoro (dal 2,05% nel 2019 all’1,70% nel 2024), sia per i lavoratori indipendenti (dall’1,10% allo 0,90%)? Abbiamo girato queste domande - puramente tecniche - al gerente della Cassa cantonale di compensazione per gli assegni familiari, il direttore dello IAS, l’Istituto della assicurazioni sociali, Sergio Montorfani.

Sulla crescita progressiva del fondo di fluttuazione, avevamo azzardato una lettura, essenzialmente legata a due dinamiche tra di loro connesse: da un lato, aziende e lavoratori indipendenti hanno continuato a versare regolarmente i contributi; dall’altro, il calo delle nascite ha ridotto il numero di beneficiari. Con meno assegni da erogare, «la riserva di fluttuazione» è quindi aumentata negli anni. 

Una dinamica in parte confermataci anche da Montorfani, il quale precisa: «Negli ultimi anni, la riserva di fluttuazione della Cassa cantonale per gli assegni familiari è cresciuta in modo significativo». In sei anni, il conto della riserva è passato da circa 115 milioni di franchi ai circa 193 milioni di oggi. «I motivi principali sono sostanzialmente tre», spiega Montorfani. «Il primo motivo riguarda l’aumento progressivo della massa salariale complessiva degli affiliati alla Cassa». Pur avendo ridotto nel tempo le aliquote contributive, sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori indipendenti, l’incremento della massa salariale – cioè il totale delle retribuzioni su cui si calcolano i contributi – ha permesso di mantenere un livello elevato di entrate. «Il secondo elemento - prosegue Montorfani - riguarda il numero di figli beneficiari, che è rimasto stabile o ha registrato un leggero calo. Il terzo fattore ha a che fare con l’aumento degli assegni famigliari italiani, deciso qualche anno fa dal governo italiano. Come noto, i lavoratori frontalieri ricevono in prima istanza gli assegni familiari dall’INPS, l’ente previdenziale italiano. Gli Accordi bilaterali prevedono che questi importi vengano dedotti dagli assegni dovuti dalle casse svizzere. L’aumento dell’importo versato dall’Italia ha di conseguenza comportato un risparmio diretto per tutte le casse svizzere, compresa quella cantonale». Infine, un altro aspetto importante è l’introduzione, a partire dal 2020, del meccanismo di perequazione tra le diverse casse AF operanti sul territorio. «La Cassa cantonale ha beneficiato in maniera importante anche di questo strumento».

Sotto non si scende

Sui limiti legali riguardo a quanto può essere ridotta la riserva (senza violare la legge federale), Montorfani ricorda che, secondo la LAfam, ogni cassa AF deve garantire una riserva di fluttuazione tra il 20% e il 100% delle uscite annue medie per gli assegni familiari». Quindi, nel caso della riserva di fluttuazione della cassa cantonale - in linea teorica - il «tesoretto» non potrebbe scendere sotto i 40 milioni di franchi. Per inciso: se la riserva è maggiore alle uscite medie annue, la cassa deve abbassare le aliquote; cosa che effettivamente ha fatto per non sforare sopra il 100%.

Destinazione e riflessioni

Quanto all’utilizzo di queste riserve, invece, che cosa dice la legge? Al riguardo, Montorfani si limita a ricordare che «l’utilizzo delle riserve è vincolato agli scopi della Legge federale sugli assegni familiari(LAFam): il Cantone può unicamente decidere l’ammontare degli assegni (AF base e AF formazione), ritenuti i minimi stabiliti dalla legge federale. Sta poi alle varie casse AF adeguare le proprie aliquote e le proprie riserve di fluttuazione, per garantire il rispetto dell’art. 13 LAFam». Insomma, se a livello cantonale, la politica ha ventilato la possibilità di aumentare gli assegni di base, si dovrà tenere conto di alcuni punti.

Il primo è che dell’aumento ne avranno diritto tutti. Non si può pensare di versarli soltanto ai residenti. Al riguardo, Montorfani ricorda che, negli anni Novanta, il Ticino è stato precursore di un modello che ha permesso di finanziare, con il sostegno dei datori di lavoro, gli assegni familiari integrativi (AFI), destinati alle famiglie residenti in situazione di bisogno. Essendo un aiuto sociale, in questo caso, si può fare la distinzione tra residente e, per esempio, frontaliere. È il cosiddetto “tessiner Model” che ha fatto scuola in altri cantoni, ossia l’aiuto mirato alle famiglie che ne hanno più bisogno. Il Ticino, da tempo, ha deciso di seguire questa strategia: anziché alzare il minimo dell’assegno familiare, ha optato per aiuti mirati, finanziati sempre con il contributo dei datori di lavoro con altri prelievi.

Il secondo punto da tenere a mente è che tutte le 40 casse operanti in Ticino - se si volesse aumentare gli assegni base - dovrebbero versare contributi maggiori. In altre parole, non si può pensare di attingere dal citato tesoretto per versare un contributo maggiore a tutte le famiglie con figli. La legge, semplicemente, non lo permette. Del resto, quei soldi appartengono a una cassa autonoma, alla quale aderiscono circa due terzi delle aziende ticinesi. Il Gran Consiglio può solo decidere a quanto ammontano gli assegni di base; e se li aumentano, aumentano per tutti. Di conseguenza, ogni singola cassa operante in Ticino dovrebbe adattare - se lo necessita - i prelievi, cambiando le aliquote.

L’ultima riflessione riguarda la sostenibilità a lungo termine del sistema. A livello federale, sono attualmente pendenti due proposte di modifica della Legge sugli assegni familiari (LAFam). La prima prevede un aumento di 50 franchi degli assegni di base, misura che – se approvata – si applicherebbe anche in Ticino, comportando un aumento degli importi minimi da versare. La seconda proposta mira a introdurre un terzo tipo di assegno, accanto a quello di base e a quello di formazione: l’assegno di custodia. Questa misura ha l’obiettivo di promuovere la conciliabilità tra lavoro e famiglia, sostenendo i genitori che affidano i propri figli a strutture riconosciute, come gli asili nido. In caso di approvazione, tutte le casse dovrebbero erogare questo terzo assegno, ma soltanto per i figli che frequentano istituti riconosciuti, pubblici o privati.

In Ticino operano circa 40 casse professionali interprofessionali di compensazione per gli assegni figli (Casse AF), oltre alla Cassa cantonale. Tutte le casse operano sulla base della legge federale sugli assegni famigliari (LAFam) del 2006. Ogni cassa versa gli assegni figli (AF base e AF formazione) ai propri assicurati secondo le disposizioni del cantone in cui operano. La cassa cantonale non è la cassa dell’amministrazione cantonale: a questa cassa aderiscono infatti circa due terzi delle aziende ticinesi, sia pubbliche sia private. In Ticino sono versati attualmente gli assegni minimi previsti, cioè 215 (assegni base)e 268 franchi mensili (per i figli in formazione) . Per coprire queste spese ogni cassa AF deve stabilire la propria aliquota contributiva tenendo conto della massa salariale complessiva dei suoi affiliati e del numero di figli che ne hanno diritto, oltre che delle proprie spese amministrative. La riserva deve essere pari almeno al 20% e al massimo al 100% della spesa media annua per assegni familiari. Esempio: se una cassa spende ogni anno 100 milioni di franchi per assegni, deve tenere da parte almeno 20 milioni e al massimo 100 milioni.
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