UBS chiude in Ticino, tassi negativi sui conti correnti già da 250.000 franchi

UBS ha iniziato l’anno annunciando di due grossi cambiamenti. Il primo è la chiusura di 44 delle sue 239 filiali entro la fine di marzo. Il secondo è l’introduzione a partire da luglio dei tassi negativi per i conti correnti superiori a 250.000 franchi.
Come confermato ieri dalla banca, le chiusure riguardano soprattutto le filiali più piccole, che negli ultimi dieci anni hanno registrato un notevole calo (fino al 70%) delle visite dei clienti mentre cresce la digitalizzazione dei servizi. I collaboratori toccati dalla misura sono 170, equivalenti a 150 posti a tempo pieno: la banca ha precisato che non ci saranno licenziamenti. In Ticino verranno chiuse tre sedi: Gordola, Giubiasco e Melide, oltre a quella di Poschiavo per i Grigioni italiani. Rimarranno così aperte 13 filiali con sportello, più due stabili dedicati alle attività di wealth management a Lugano, come ci spiega il direttore regionale di UBS Ticino Luca Pedrotti (intervista integrale qui).
Ad oggi non è dato sapere quanto UBS intende risparmiare tramite questa operazione (maggiori dettagli dovrebbero emergere con la pubblicazione dei trimestrali il 21 gennaio). Certo è che la sparizione degli sportelli è un trend in atto da tempo e non riguarda solo UBS. La banca già l’anno scorso aveva chiuso i battenti per 28 filiali delle allora 267 totali. Di queste, tre erano in Ticino: Airolo, Savosa e Serfontana. La rivale Credit Suisse l’estate scorsa ha annunciato la chiusura di 39 su 146 filiali, per risparmiare 100 milioni. Ma se si allarga lo sguardo, il ridimensionamento del settore bancario procede da almeno tredici anni. Nel 2007 ad esempio, in Svizzera si contavano 330 banche, in Ticino 75; nel 2019 sono scese a 246, rispettivamente 39. Dati che si riflettono nel numero degli sportelli: in Ticino, da 275 nel 2007 sono calati a 177 nel 2019. In Svizzera da circa 3.500 sono diventati 2.800. Nonostante il trend palese, le reazioni dei sindacati sono state senza mezzi termini. «È una tempistica pessima per misure di risparmio simili dopo un anno di ottimi risultati - spiega Natalia Ferrara, responsabile di ASIB Ticino -. Infatti in diverse filiali la reazione è stata di scoramento e incredulità: non solo da parte dei dipendenti, ma anche dei collaboratori».
Se risparmiare costa
La seconda grossa novità riguarda l’abbassamento della soglia sui conti a partire dalla quale dal 1. luglio verranno addebitati i tassi negativi. La clientela privata di UBS dovrà pagare lo 0,75% di interesse sui saldi dei conti correnti fino a 250.000 franchi e lo 0,6% per i conti in euro. Oggi il limite ammonta invece a 2 milioni di franchi. UBS ha tuttavia dichiarato di tenere conto dell’intero rapporto con la clientela, quindi anche ipoteche e i investimenti, per cui la soglia può essere alzata fino a un milione. Dovrebbero così essere colpiti circa il 5% dei 2,4 milioni di clienti. «La decisione era inevitabile perché i tassi negativi sono in vigore da troppo tempo e probabilmente non scompariranno presto, con costi enormi per la banca», spiega Pedrotti. «Siamo consapevoli che dovremo affrontare delle discussioni con i clienti, ma non temiamo forti deflussi. Ci sono diverse banche che hanno già introdotto soglie più basse». In effetti, mentre Credit Suisse per ora ha fissato il limite a due milioni, PostFinance ha già abbassato la soglia a 100.000 franchi, mentre banche come Valiant e la Banca cantonale grigionese hanno fissato il limite a 250.000 franchi. Raiffeisen Svizzera ha invece raccomandato alle sue associate di non imporre tassi negativi ai clienti.
Fatto è che il risparmio tradizionale, qualità di cui il popolo svizzero va tradizionalmente fiero, più che una virtù ora sembra essere diventato soprattutto un problema anche per i piccoli e medi risparmiatori. Per non essere penalizzati bisogna buttarsi sui mercati – tra l’altro in un periodo in cui i listini sono ai massimi nonostante la crisi economica - o comunque investire. Le cifre sono importanti, visto che lo scorso anno, complice la pandemia, gli svizzeri hanno messo da parte circa 130 miliardi, circa il 30% in più del solito (stima ETH). Neanche diversificare la liquidità tra diversi istituti pare essere una buona soluzione a medio termine. Infatti a fronte delle incerte prospettive di ripresa economica, che rendono molto probabile una politica monetaria espansiva ancora per diversi anni, stando a un sondaggio di EY ormai solo una banca su 10 esclude l’introduzione di tassi d’interesse negativi per la clientela privata. UBS quindi è destinata a fare da apripista.