Il piano di pace

UE e Kiev frenano Donald Trump: «Senza di noi, nessun accordo»

I ministri degli Esteri dell’Unione e il presidente ucraino avvertono l’amministrazione di Washington: «Impossibile cedere parti di territorio» - Il segretario di Stato USA Marco Rubio, però, ribadisce la necessità di «accettare concessioni» - Anche Starmer contro i 28 punti della Casa Bianca
L’alta rappresentante della Politica estera UE Kaja Kallas ieri a Bruxelles in una pausa del Consiglio europeo dei ministri degli Esteri. ©Geert Vanden Wijngaert
Dario Campione
20.11.2025 23:00

Ucraina e Unione Europea frenano sul piano di pace americano e sulle troppe concessioni che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sembrerebbe disposto a fare alla Russia di Vladimir Putin. Bruxelles e Kiev chiedono di essere parte attiva del processo negoziale e avvertono: senza di noi, un accordo è impossibile.

I ministri degli Esteri dei 27 si sono riuniti oggi per discutere della proposta in 28 punti - non tutti ancora noti in dettaglio - con cui la Casa Bianca spera di mettere fine al conflitto iniziato nel febbraio del 2022. Parlando con i giornalisti al termine della riunione, la responsabile della politica estera dell’UE, Kaja Kallas, ha ribadito la strategia dell’Unione, tanto semplice quanto chiara: «Sostenere l’Ucraina e indebolire la Russia». Paese, quest’ultimo, ha rimarcato, «le cui azioni ibride in Europa sono sempre più sfacciate e simili al terrorismo sponsorizzato dallo Stato».

Secondo Kallas, in questo momento Mosca tenta di «mostrare nuovamente un volto buono», in particolare con la Casa Bianca, «perché ha paura del prestito di riparazione», la confisca dei fondi congelati in Europa che costerebbe alla Russia circa 140 miliardi di euro, soldi in questo momento depositati in Belgio nei forzieri della società finanziaria Euroclear. «Penso che stiano arrivando al punto in cui stanno finendo i soldi e vogliono mostrare all’esterno di essere molto forti. Ma in realtà non è così - ha detto l’alta rappresentante UE per la Politica estera - Il lavoro sul prestito di riparazione deve continuare, perché rende l’Ucraina più forte e invia un messaggio molto chiaro al Cremlino. L’Ucraina sta combattendo per la sua patria, per il suo popolo, per i suoi civili. Se oltre il 93% degli obiettivi russi sono stati obiettivi civili, è solo per causare il maggior danno e sofferenza possibile alla popolazione». Sui piani di pace, Kallas è stata chiarissima: «Non possono funzionare se europei e ucraini non sono d’accordo. Allo stesso modo, non può essere pagato il prezzo di rinunciare al proprio Paese. L’Ucraina sta combattendo per la propria patria, per il popolo, per i civili, nessun governo può accettare un accordo che beneficia chi sta uccidendo».

Il post su Telegram

Da parte sua, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato, sempre oggi nel tardo pomeriggio, di aver «Ufficialmente ricevuto un progetto di piano che, secondo la parte americana, può intensificare la diplomazia».

In una nota pubblicata sul suo canale Telegram, Zelensky ha ripetuto di aver «illustrato a Washington i fondamentali importanti per il nostro popolo» e ha annunciato che Ucraina e USA lavoreranno nei prossimi giorni «sui punti del piano che garantiscano una fine dignitosa della guerra. Fin dai primi secondi dell’invasione russa, l’Ucraina ha cercato la pace e sostenuto tutte le proposte significative che possano avvicinare una vera pace. Siamo pronti a lavorare in modo costruttivo con la parte americana e i nostri partner in Europa e nel mondo, affinché il risultato sia la pace».

Un comunicato molto diplomatico, scritto in modo da non sollevare nuove incomprensioni con Trump, notoriamente molto suscettibile quando qualcuno ne contraddice le opinioni e, soprattutto, le radicate convinzioni.

Peraltro, il segretario di Stato americano Marco Rubio, in un post su X sul piano di pace, ha affermato sempre oggi come sia necessario che «entrambe le parti accettino concessioni difficili ma necessarie. Porre fine a una guerra complessa e mortale come quella in Ucraina richiede un ampio scambio di idee serie e realistiche. E il raggiungimento di una pace duratura richiederà che entrambe le parti accettino concessioni difficili ma necessarie. Ecco perché stiamo sviluppando e continueremo a sviluppare un elenco di potenziali idee per porre fine a questa guerra, basate sul contributo di entrambe le parti coinvolte nel conflitto».

Quali siano queste idee, però, resta in parte un mistero. Anche se è facile immaginare che per l’Ucraina potrebbero rivelarsi indigeste. La proposta Usa-Russia è «assurda» e inaccettabile, hanno infatti detto alti funzionari di Kiev citati in serata dal Guardian, aggiungendo che il piano - presumibilmente scritto da Kirill Dmitriev, CEO del fondo sovrano di Mosca e stretto collaboratore di Putin, e dall’inviato speciale di Trump Steve Witkoff - è una «provocazione» per «disorientare» gli alleati dell’Ucraina.

«Non ci sono segnali che il Cremlino sia pronto per negoziati seri. Putin vuole guadagnare tempo per evitare sanzioni Usa», ha detto Oleksandr Merezhko, presidente della commissione parlamentare ucraina per la politica estera. Mentre il viceministro degli Esteri Sergiy Kyslytsya ha definito l’iniziativa «irrealistica».

Lo scetticismo di Londra

Certo è che - con la sola eccezione dell’Ungheria di Viktor Orbán - nessuno, nel campo degli alleati occidentali, condivide le cessioni di territorio immaginate da Trump. Nemmeno la Gran Bretagna: «Soltanto il popolo ucraino può determinare il proprio futuro - ha infatti detto un portavoce del primo ministro Keir Starmer - condividiamo il desiderio del presidente Trump di porre fine a questa guerra barbara, la Russia potrebbe farlo domani ritirando le sue forze e ponendo fine alla sua invasione illegale, e invece Putin continua a inviare una raffica di missili e droni in Ucraina, distruggendo la vita di persone innocenti, compresi bambini e anziani. Noi continueremo a sostenere l’Ucraina e a fare in modo che essa disponga delle attrezzature e delle risorse militari necessarie per difendersi da una continua aggressione».