Un 2018 turistico da dimenticare

Un 2018 da record per le regioni d’Oltr’alpe ma una stagione da dimenticare per il Ticino. L’annuale rapporto sulla ricettività turistica nel nostro Paese reso noto ieri dall’Ufficio federale di statistica è impietoso: il nostro cantone, che nel 2017 aveva fatto registrare risultati da record trasformandosi in una delle più veloci locomotive turistiche svizzere, lo scorso anno ha bruscamente frenato, accusando un calo del 7,3% nel numero degli arrivi e del 7,5% per quanto riguarda i pernottamenti. In numeri assoluti, il settore alberghiero ticinese nel 2018 ha fatto registrare 1.098.200 arrivi, pari a 2.270.801 pernottamenti: 184.298 in meno rispetto a quel 2017 che era stato giudicato dai responsabili del turismo ticinese come un fondamentale trampolino di lancio per un definitivo rilancio del comparto dopo vari anni difficili. Sono bastati però pochi mesi per sgonfiare queste speranze.

«Un calo che era comunque atteso», spiega Lorenzo Pianezzi, presidente della sezione ticinese di Hotelleriesuisse. «Non dimentichiamo che il 2017 aveva potuto beneficare di condizioni davvero speciali: dall’apertura di AlpTransit che rappresentava una grande novità viaria che tutti volevano provare, all’azione fatta dalla banca Raiffeisen che offriva ai suoi soci, di concerto con gli albergatori ticinesi, uno sconto del 50% sui pernottamenti nel nostro cantone. Per non parlare di eventi quali gli Harley Days o il congresso sui linfomi maligni organizzato dal prof. Cavalli... Una serie di situazioni che, sommate, hanno garantito al Ticino oltre centomila pernottamenti straordinari. Che l’anno successivo non ci sono chiaramente stati riportandoci a quella che è la realtà turistica ticinese degli ultimi anni. Se infatti paragoniamo i dati del 2018 a quelli del 2016 notiamo infatti che la differenza è minima. E positiva, soprattutto in alcuni settori». Annotazioni quelle di Pianezzi che trovano riscontro nei dati. Se infatti, rispetto al 2017, hanno subito un drastico calo, del 17%, i pernottamenti nelle strutture a basso costo («quelle cui ha fatto capo chi sfruttava l’offerta Raiffeisen e che è giunto in Ticino unicamente per sfruttare quella scontistica»), le presenze negli alberghi di più elevato standard (4 stelle) sono per contro aumentate, con un +3,5 percento rispetto al «dorato» 2017.



Come leggere tutto ciò? «Con il fatto che, dopo la “sbornia” di due anni fa, ci siamo ritrovati con i clienti di sempre», continua Pianezzi. «E che, a questo punto, dobbiamo finalmente decidere cosa vogliamo fare. Ripetiamo infatti spesso che vogliamo essere un cantone turistico, forti anche di una natura che ci ha dotato di bellezze tali da attirare parecchia gente. Che però, per quello che sta dimostrando essere il target sul quale dobbiamo puntare – una clientela dal potere d’acquisto medio-alto – non è sufficiente. Occorrono infatti degli eventi di richiamo che possano convincerla sempre più a venire da noi. E in questo campo siamo un po’ deficitari. Qualcuno c’è (penso a Moon&Stars, ai concorsi ippici di Ascona ma anche ad eventi culturali promossi a Lugano dal LAC) ma sono troppo pochi e, soprattutto, non strutturati e coordinati all’interno di un calendario capace di rendere il Ticino davvero attrattivo». «Una futura e “vera” crescita turistica del Ticino, al di là di momenti estemporanei come il pluricitato 2017», conclude Pianezzi», non può prescindere dal cominciare finalmente a pensare al Ticino come ad un’unica “città-cantone” che lavoro in sintonia per organizzare degli eventi che possano essere degli attrattori in grado di fare del bene a tutti. E non abbiamo molto tempo per organizzarci: nel 2020 l’apertura del tunnel di base del Ceneri rivoluzionerà il concerto di mobilità in Ticino: un’opportunità che anche a livello turistico dobbiamo essere in grado di cogliere».
E gli svizzeri preferiscono i Grigioni
Se il Ticino si lecca le ferite, il resto del settore alberghiero svizzero gongola visto che lo scorso anno, con oltre 38,8 milioni di pernottamenti (+3,8% rispetto all’anno precedente), ha fatto registrare il miglior risultato mai registrato fino ad oggi. A trainare il comparto sono stati in egual misura il turismo proveniente dall’estero e quello nazionale. L’arrivo di ospiti stranieri ha infatti fatto segnare su scala nazionale un + 4,5%, pari a 21,4 milioni di pernottamenti, il bilancio migliore da dieci anni a questa parte. In progressione (+2,9%) anche i dati relativi ai turisti svizzeri che hanno raggiunto un primato di 17,4 milioni di pernottamenti.
Anche dal punto di vista della suddivisione regionale il 2018 è stato un anno positivo. Ticino a parte, l’unica altra regione ad aver registrato una flessione, ancorché minima, è stata quella friburghese. Dati in rialzo, per contro, in tutto il Paese con crescite che in alcuni casi sono state superiori al 5%. In primo luogo la regione di Zurigo, che nel 2018 ha contabilizzato 325.000 pernottamenti in più rispetto al 2017 (+5,4%). Seguono i Grigioni (+279.000; +5,7%), la regione di Berna (+256.000; +5,0%), Lucerna/Lago dei Quattro Cantoni (+214.000; +5,9%), il Vallese (+206. 000; +5,3%) e Ginevra (+178.000; +5,8%).

Tra questi dati quello che spicca maggiormente è quello legato ai Grigioni . Sia perché il cantone retico ha superato per la prima volta dal 2014 la soglia dei 5 milioni di pernottamenti (5.132.212) sia perché mai come lo scorso anno così tanti turisti svizzeri hanno li hanno scelti come località di vacanza. Secondo le cifre dell’Ufficio federale di statistica pubblicate, i pernottamenti di cittadini svizzeri in strutture ricettive grigionesi sono stati 3.122.451, il 4,7% in più rispetto all’anno precedente ma soprattutto cifra record di tutti i tempi, superiore persino a al 2008, anno di grande successo per il settore turistico, in cui si registrarono 3.101.202 pernottamenti di ospiti svizzeri.
Tornando ai dati a livello nazionale, da segnalare come i pernottamenti da parte dei turisti europei sono saliti nel 2018 del 3,3% (+393.000 unità), con in prima linea quelli provenienti dalla Germania (+3,9%), seguiti dai francesi (+3,3%) e britannici (+2,3%). Pur inferiori rispetto ai vacanzieri europei, un grosso balzo in avanti l’anno fatto i visitatori provenienti dal continente americano che, rispetto al 2017, hanno segnato una progressione dell’8,9%. Gli Stati Uniti (+10,1%) hanno generato la crescita assoluta maggiore di tutti i Paesi di provenienza stranieri per un totale di 2,3 milioni di pernottamenti, il livello più alto dal 1990. L’Asia dal canto suo ha messo a segno una progressione del 4,8%, con in testa (+6,3%) la Cina (senza Hong Kong). Tutti questi dati, per quanto positivi, vanno comunque messi in prospettiva, dato che il settore ha alle spalle una lunga strada e che questa progressione è solo un «primo passo» a conferma della ripresa iniziata nel 2017, ha fatto sapere Svizzera Turismo in occasione della conferenza stampa annuale svoltasi a Zurigo. L’organizzazione di categoria ha anche sottolineato la necessità di proseguire gli sforzi promozionali per «sostenere la crescita e ripristinare la prosperità degli anni antecedenti al 2008».
Guardando al futuro, Svizzera Turismo ha inoltre sottolineato come, per l’anno in corso, preveda un aumento dei pernottamenti di circa il 2,8%. I mercati lontani dovrebbero far registrare la crescita più dinamica (+4,4%), ma anche gli ospiti europei (+2,2%) e svizzeri (+2%) dovrebbero dare un contributo positivo, come confermano i primi risultati relativi le vacanze di febbraio (+4,3% su base annua) resi possibili dalle buone condizioni della neve.