Territorio

Un cantone da oltre 120 cantieri: «Ma la strada va vista come una casa»

L’estate è la stagione per eccellenza degli interventi sulla rete stradale - Alcuni sono pochi invasivi, altri causano disagi alla circolazione e sollevano dubbi tra gli automobilisti sulla loro pianificazione - Rodoni risponde: «Sembrano tanti ma non lo sono»
©Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
04.07.2025 06:00

Da Olivone a Comologno, da Fornasette a Morbio Inferiore, passando per il comparto della stazione di Lugano e gli interminabili lavori sulla A2, sono poco più di 120 i cantieri aperti sulla rete stradale ticinese. Tanti? Pochi? Di sicuro troppi, per l’automobilista che quotidianamente si trova confrontato con i relativi disagi e che si chiede se non fosse stato possibile pianificare i lavori di notte, in un’altra stagione o comunque non nel momento del suo passaggio.

«Ogni anno vengono inoltrate circa 1’500 richieste di intervento sulla rete stradale cantonale, di cui circa 200 riguardano cantieri di una certa importanza che possono avere un impatto sulla viabilità e che devono essere quindi attentamente coordinati - spiega l’ingegnere Diego Rodoni, direttore della Divisione delle costruzioni -. Attualmente sono in corso circa 120 interventi, oltre a quelli dell’USTRA in autostrada. Possono sembrare tanti, ma in realtà si tratta di un dato nella norma, in linea con la media degli ultimi anni».

Integrare nuovi servizi

Alcuni di questi cantieri non comportano particolari disagi alla circolazione. Altri sono più impattanti, come quello per il sottopasso Genzana, tra Lugano e Massagno, che limita la viabilità su una strada, via San Gottardo, che era appena uscita da oltre due anni di lavori per la semaforizzazione dell’incrocio Arizona.

«La rete stradale cantonale è un’infrastruttura strategica che richiede investimenti regolari per garantire sicurezza, funzionalità e adeguamento alle evoluzioni della mobilità - sottolinea Rodoni -. I cantieri servono a mantenere in efficienza le strade ma anche a integrare nuovi servizi legati al trasporto pubblico, alla mobilità lenta o alla sicurezza pedonale, oltre che alle reti di servizio come acqua, elettricità, telecomunicazioni, gas e canalizzazioni. Di conseguenza, l’intensità dei lavori non è un’eccezione ma una costante necessità».

Perplessità sulle tempistiche

A volte sorge però l’impressione che certi cantieri siano decisamente lenti, come è stato il caso su via Campo Sportivo a Mendrisio, dove sono serviti «oltre due anni di tempo per rifare 420 metri di strada», come ha evidenziato Gianluca Padlina (Centro) in un’interrogazione.

«La percezione di lentezza nei cantieri è comprensibile - replica Rodoni -, ma spesso non tiene conto della complessità tecnica e logistica che caratterizza questo tipo di interventi. In una determinata area si concentrano spesso più interventi simultanei. Oltre alla parte stradale vera e propria, si eseguono lavori per l’adeguamento delle canalizzazioni, l’ammodernamento delle infrastrutture elettriche, l’ampliamento delle reti di telecomunicazione, eccetera. Anche il coordinamento tra diversi enti può prolungare i tempi, sebbene rappresenti una scelta strategica per evitare futuri interventi frammentari».

Un cantiere «unico» e «completo», insomma, dovrebbe permettere di sistemare un tratto di strada e non doverci più mettere mano per un po’ di tempo. «Quando la strategia di coordinamento avviene correttamente - afferma il direttore della Divisione delle costruzioni - è lecito aspettarsi che su quel tratto non siano necessari nuovi interventi per almeno cinque anni. Naturalmente questa previsione può variare in funzione di fattori imprevisti, emergenze tecniche o nuovi sviluppi legati alle reti tecnologiche. Tuttavia, l’obiettivo è sempre quello di evitare interventi ravvicinati nel tempo che comportino ulteriori disagi per la popolazione».

Rimandare sarebbe peggio

Resta la perplessità dinanzi a certi cantieri dove si vedono tanti agenti di sicurezza ma pochi mezzi e operai. Non sarebbe più efficiente concentrare tutte le risorse su pochi cantieri, in modo da terminarli in modo celere e solo in seguito passare ai prossimi?

«In teoria - risponde Rodoni -, la concentrazione delle risorse su un numero ridotto di cantieri potrebbe sembrare una buona strategia per abbreviare i tempi. In pratica, però, questo approccio non è sostenibile. Le necessità di intervento sono numerose e diffuse su tutto il territorio cantonale. Rimandare sistematicamente i lavori significherebbe peggiorare la qualità delle infrastrutture, aumentare i rischi legati alla sicurezza e creare disservizi importanti alla popolazione».

Piuttosto l’automobilista impaziente dovrebbe imparare a guardare alla strada come se fosse la sua casa. «I cantieri stradali servono a preservare il patrimonio stradale, che per le sole strade cantonali ha un valore stimato in 5 miliardi di franchi - afferma Rodoni -. Dobbiamo pensare alle strade in analogia alle nostre case. Sono necessari interventi di manutenzione costanti per garantire il confort e la durabilità dell’infrastruttura, interventi che devono essere ben pianificati ed effettuati al momento giusto».

«Mai vissuto un anno senza lavori in autostrada»

Di notte a casa di Gianluca Padlina arriva il rumore dei lavori di pavimentazione su via Campo Sportivo a Mendrisio, guarda caso la stessa strada oggetto di una sua interpellanza nel 2022, quando il deputato del Centro chiedeva lumi sulla necessità di impiegare due anni per rifare 420 metri di strada. «Avevo portato un esempio dalla Svizzera interna, dove in meno tempo si era risanato un tratto di strada cantonale sei volte più lungo - spiega Padlina -. Quando vedo le tempistiche di certi cantieri in Ticino non posso che restare perplesso».

È una questione di disagi, sostiene, ma anche di costi. «Sarebbe interessante sapere quante volte questi cantieri rispettano il preventivo che ha portato alla delibera - afferma -. Mi sembra logico che se un cantiere dura più a lungo del previsto anche i costi aumentano di conseguenza. Ma su questo aspetto non c’è una chiara visione di insieme».

Chiaramente anche Padlina auspica che il patrimonio stradale venga conservato bene. Ma ritiene che forse si potrebbe fare di più per limitare i disagi, rallentamenti e relativi rischi di incidenti. «Dagli anni ‘90 non mi ricordo che ci sia stato un solo anno senza lavori sulla tratta autostradale tra Mendrisio e Lugano», conclude sconsolato Padlina.