Il caso

«Un fatto che provoca rabbia e tristezza»

Il procuratore pubblico Franco Passini chiede una pena pecuniaria per l’uomo che due anni fa a Roveredo prese a calci e sassate un cane, il quale respinge ogni addebito – La parola passa ora all'accusatore privato e alla difesa
Alan Del Don
20.04.2023 15:58

«Chi non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato». Scomodiamo il grande filosofo tedesco Arthur Schopenhauer perché la sua frase racchiude benissimo lo stato d’animo di chi oggi pomeriggio al Tribunale regionale Moesa a Roveredo, presieduto dal giudice Mirco Rosa, ha assistito al processo per la morte del cane Rex. I proprietari del Pinscher nano pretendono giustizia: l’uomo sulla sessantina che due anni fa a Rorè l’aveva preso a calci e sassate è comparso alla sbarra per rispondere dei reati di maltrattamento di animali e danneggiamento come prospettato dall'atto d'accusa stilato dal procuratore pubblico Franco Passini.

«Mi sono accorto della presenza di qualcosa mentre stavo lavorando nell'orto. Stavo zappando la terra e, gettando 2-3 sassi più piccoli di una pallina da tennis lateralmente, ad una distanza di circa 5 metri, ho sentito un lamento. Ho poi capito che si trattava di un cane, che non avevo mai visto né nel mio giardino né altrove, che faceva fatica a muoversi. Si alzava e subito cadeva. Ho quindi chiamato la polizia dicendo che la bestiola aveva picchiato la testa contro il muro. È stata la prima cosa che ho pensato. Poteva anche aver sbattuto contro un'automobile». Durante l'istruttoria dibattimentale l'imputato ha brevemente ripercorso i fatti capitati il 22 marzo 2021. Pungolato più volte dal giudice Mirco Rosa, l'uomo ha aggiunto «che non credo di aver colpito il cane, in quanto l'animale si trovava a 10-12 metri». E poi, ancora: «I cani mi piacciono, tanto che capita a volte che prenda in custodia quello di un conoscente. Nel mio orto prima di quel giorno non erano mai entrati. Dei gatti invece sì. Ma non mi danno fastidio», ha precisato l'uomo.

L'inchiesta di polizia è stata «alquanto sconcertante», ha ammonito la difesa. Secondo l'avvocato Roberto Keller il procuratore pubblico Franco Passini «ha dovuto mettere non dei cerotti, ma dei bendaggi». L'accusatore privato (il padrone di Rex), rappresentato dall'avvocato Christopher Jackson, ha chiesto il risarcimento danni di 5.400 franchi.

Nella sua requisitoria il procuratore pubblico Franco Passini ha evidenziato «lo stupore, la rabbia e la tristezza dei proprietari del cane per un pomeriggio che non potranno mai dimenticare». Rex è stato colpito con un oggetto contundente al cranio e in seguito ha dovuto essere sottoposto ad eutanasia a seguito delle ferite riportate: «Non è stato vittima di un incidente o di un'aggressione da parte di un altro animale. Le lesioni riportate sono state inferte nell'orto dell'imputato. I lamenti del cane sono stati sentiti da un testimone (presente in aula, visibilmente commosso; n.d.r.) e poi ha visto l'accusato maltrattare Rex. Sembrava che volesse soffocarlo. Il guaito di dolore del cane non può che essere conseguenza di un'azione violenta». 

La colpa dell'imputato è grave, ha precisato Passini, chiedendo una pena pecuniaria di 120 aliquote giornaliere da 90 franchi ciascuna sospesa per due anni più il pagamento di una multa di 2.000 franchi: «Ha agito per rabbia, gioco o ignoranza? Non lo sappiamo. Secondo l'accusa è un uomo immaturo».

Precedenti preoccupanti

L’ultimo caso di animali maltrattati nel Moesano emerso pubblicamente risale alla primavera 2019. In un’abitazione di Lostallo vi era stato un maxisequestro di una settantina di animali esotici che venivano tenuti in una situazione di sporcizia e degrado. Iguane, serpenti, tartarughe, gechi e un pappagallo per i quali il veterinario cantonale e l’Ufficio per la sicurezza delle derrate alimentari e la salute degli animali dei Grigioni hanno dovuto trovare degli altri proprietari. Un’impresa tutt’altro che facile, considerando che non si tratta appunto di specie comuni. Alcuni erano stati presi in consegna da privati, altri dai titolari di rifugi specializzati e persino degli zoo si erano fatti avanti. Per far luce sul caso sono state aperte sia una procedura penale sia una amministrativa.

È degli scorsi giorni, invece, l’apertura di un’inchiesta in Ticino per torture, mutilazioni e uccisioni di gatti a Lugano, fra Aldesago e Ruvigliana. Quattro i casi per ora accertati dalla Polizia cantonale; l’ipotesi di reato nei confronti degli autori, al momento ancora ignoti, è di maltrattamento di animali. Episodi rari, quelli di cui vi abbiamo riferito, come peraltro ci ha confermato sull’edizione dello scorso 13 aprile il presidente della Società protezione animali di Bellinzona Emanuele Besomi, ma che purtroppo capitano anche nella Svizzera italiana. Il caso approdato oggi in aula penale ce lo insegna.

Cosa prevede la legge

L’articolo 26 capoverso 1 della Legge sulla protezione degli animali prevede una pena detentiva sino a 3 anni o una pena pecuniaria per chiunque intenzionalmente: 1) maltratta un animale, lo trascura, lo sottopone inutilmente a sforzi eccessivi o lede in altro modo la sua dignità; 2) uccide animali con crudeltà o per celia (ossia per scherzo, n.d.r.); 3) organizza combattimenti fra o con animali, nei quali gli stessi vengono maltrattati o uccisi; 4) durante lo svolgimento di esperimenti infligge dolori, sofferenze o lesioni a un animale, o lo pone in stato d’ansietà, senza che ciò sia indispensabile per conseguire lo scopo previsto; 5) abbandona o lascia andare un animale che teneva in casa o nell’azienda per disfarsene.