Un fiume che cambia volto: il Vedeggio fra ieri e domani

È stato un appuntamento notevole, quello di questa sera nella Sala Aragonite di Manno: una delle rare occasioni in cui il Consorzio sistemazione fiume Vedeggio da Camignolo alla foce (CSV) ha presentato pubblicamente il suo operato. Vale a dire: quasi vent’anni di lavori su quindici chilometri di fiume, per un investimento stimato oggi in sessanta milioni di franchi, anziché i 34 preconizzati a inizio secolo.
Acque passate
Non è tuttavia questa una storia di ritardi e di costi esplosi, bensì di un progetto complesso e rivisto in corso d’opera con misure di sicurezza accresciute, dato l’accelerarsi di eventi metereologici estremi in questi anni. Un intervento eclettico per tipologia d’intervento, come mostrato nelle numerose immagini dedicate ai lavori già svolti in questi anni, che bene hanno reso la diversificazione degli interventi necessari, che non si sono limitati alla rigenerazione dell’alveo del fiume. Per citarne alcuni: la sostituzione del ponte stradale dei Mulini di Bioggio nel 2010, il rifacimento di quello di via Industria a Taverne nel 2022, gli interventi per la mobilità lenta sul tracciato della ciclabile nazionale che costeggia il fiume, la messa in sicurezza della linea ferroviaria per quasi un chilometro, le rampe per le risalite dei pesci tra Monteceneri e Sigirino, o la creazione in collaborazione con USTRA di un impianto di gestione del materiale di scavo a Manno. Materiale che, una volta lavorato, è in parte utilizzato nell’ambito dei lavori autostradali, e in parte dal Consorzio stesso. Finora ne sono state state lavorate circa 850 chilotonnellate.
Acque future
Se a Manno oggi si è guardato anzitutto indietro, i lavori del Consorzio non sono affatto finiti. I prossimi quattro anni saranno dedicati in particolare all’impegnativo lotto 2 fra Bioggio e Manno, complicato da una questione poi risolta legata all’esistenza di zone di protezione per i pozzi di captazione gestiti da AIL. L’intervento in quest’area richiederà quattro anni e, a complicare le cose, la delibera delle opere di impresario costruttore è stata impugnata, con la causa che si trova ora davanti al Tribunale amministrativo cantonale. La buona notizia, per contro, è che a giugno è stato formalmente approvato a Berna il sussidio federale, pari a 9,4 milioni di franchi. A completare l’opera, vi sarà infine il lotto tre (che a questo stadio gode solo di un credito di progettazione), quello a Manno dove sorge l’impianto temporaneo di lavoro degli inerti. In quest’area sorgerà un’area di allargamento che da un lato favorirà lo sfogo delle acque in caso di piene centenarie, dall’altro avrà contenuti naturalistici e per lo svago.